Cento sindaci del Sud Italia, quasi tutti del centrosinistra e del M5S, scendono in piazza per protestare davanti alle prefetture contro la riforma
Inizia oggi nell'aula del Senato la discussione del Ddl Calderoli sull'attuazione dell'autonomia differenziata. I lavori cominceranno nel pomeriggio quando il ministro Nordio terrà la relazione sull'amministrazione della giustizia, mentre domani pomeriggio è previsto il question time.
Contro la riforma, che secondo i critici sancirebbe la "disunità" d'Italia, sono scesi in campo cento sindaci del Meridione, quasi tutti del centrosinistra e del M5S, che hanno aderito a un appello proveniente dai senatori dei loro territori organizzando presidi davanti alle prefetture.
La protesta
Solo in Basilicata hanno aderito circa 60 sindaci su 131, a cominciare dal primo cittadino di Matera, Domenico Bennardi, del M5S. Hanno firmato il documento anche la sindaca di Foggia, Maria Aida Episcopo, Franz Caruso, sindaco di Cosenza, Vincenzo Voce e Nicola Fiorita, rispettivamente sindaco di Crotone e di Catanzaro, solo per citare i Comuni più importanti.
"Ogni sindaco che amministra la cosa pubblica nel Mezzogiorno - spiegano dall'associazione sindaci del Sud - sa quanto sia difficile garantire quello che chiedono i cittadini e ciò che servirebbe alle future generazioni in un contesto di totale difficoltà socio-economica e di gravi carenze amministrative. Con il regionalismo spinto non si creerebbe quella maggiore efficienza che il ministro Roberto Calderoli sbandiera per giustificare la sua proposta, il cui unico scopo, in realtà, è ridare peso alla Lega. Si determinerebbe, invece, un peggioramento delle condizioni dei municipi del Sud". "Si calcola - spiegano i sindaci - che la proposta di revisione del Pnrr ottenuta dal ministro Raffaele Fitto colpirà soprattutto le regioni del Sud, che subiranno un taglio di 7,6 miliardi, la metà dei 15,9 che si prevede di ridurre. Per non parlare dell'eliminazione delle Zes e dei 4,4 miliardi distratti dal fondo perequativo infrastrutturale in una nazione che sul piano delle ferrovie e delle strade è letteralmente tagliata in due, l'alta velocità al Nord, la grande lentezza al Sud".
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L'iter
Intanto non è escluso che il voto finale slitti alla prossima settimana, complice l'attesa dei pareri della commissione Bilancio sugli emendamenti proposti: in tutto 336 e sei ordini del giorno, di cui due di Fratelli d'Italia e nessuno da Lega e Forza Italia. In programma oggi anche un vertice dei gruppi di maggioranza per sciogliere gli ultimi nodi del disegno di legge. Secondo quanto si apprende, FdI teme che il trasferimento di materie come la sanità e l'istruzione penalizzi le regioni del sud in termini di soldi a disposizione: obiettivo formale è "evitare disparità di trattamento tra Regioni". Da qui i due emendamenti proposti che puntano a ottenere che i fondi per coprire gli eventuali maggiori oneri legati all'attuazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep) siano aumentati anche per le Regioni che non hanno chiesto l'autonomia differenziata.
Le opposizioni poi promettono battaglia anche comune, forti di 153 emendamenti del Pd, 121 del M5s, 50 del gruppo Misto, 8 presentati da Italia viva e uno dal gruppo delle Autonomie. "La maggioranza sta forzando su una norma che spaccherà l'Italia. Noi faremo di tutto per fermarli", ha spiegato Francesco Boccia, capogruppo Dem al Senato.