Corte dei Conti, Meloni: "Per la sinistra deriva autoritaria, proroghiamo norme di Draghi"

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La presidente del Consiglio, intervistata a Quarta Repubblica, risponde alle critiche per la norma contenuta nel decreto Pa: "La sinistra dice che sei autoritario per qualsiasi cosa. Se Elly Schlein non distingue tra dissenso e censura abbiamo un problema". Poi sui rapporti con la Francia dice: "Con Macron ci parliamo, non siamo adolescenti". E sulla politica estera sottolinea: "La collaborazione richiede affidabilità. Io se faccio un accordo, dico una cosa e la faccio: io non sono l'Italia spaghetti e mandolino"

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"La sinistra è molto in difficoltà. Non solo dice che c'è una deriva autoritaria se sulla Corte dei Conti proroghi le norme del governo Draghi. Sommessamente osservo che facciamo quello che ha fatto il precedente governo. Il problema è che c'è una deriva autoritaria se qualcuno che viene da destra e non da sinistra non avesse gli stessi diritti che hanno loro". A dirlo è la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, intervistata a Quarta Repubblica, ha commentato la discussa norma - contenuta nel decreto Pubblica amministrazione - che ridimensiona i poteri di controllo dei magistrati contabili sul Pnrr. La premier si è dunque chiesta se "allora il problema è che c’è una deriva autoritaria o che qualcuno che viene da destra e non da sinistra non può fare le stesse cose, e non ha gli stessi diritti che avevano loro?". Meloni ha poi affrontato diversi temi, dalle opposizioni alla sua personale esperienza di governo, dal rapporto con il presidente francese Emmanuel Macron alla guerra in Ucraina.

"Schlein non distingue il dissenso dalla censura, è un problema"

Sempre parlando delle opposizioni di sinistra, Meloni prosegue: "Loro dicono che c'è una deriva autoritaria sulla Corte dei Conti che continua a fare i controlli, fa la relazione semestrale e nessuno le ha messo un bavaglio". "La sinistra dice che sei autoritario per qualsiasi cosa - prosegue la presidente del Consiglio - Sei autoritario se Fazio decide di lasciare la Rai, se alla parata del 2 giugno i militari alzano la mano per salutare la tribuna come gli altri anni, che sei autoritario se ti lamenti che qualcuno abbia impedito al ministro Roccella di presentare al Salone del Libro un libro sulla sua famiglia. Quello che mi ha colpito è che Elly Schlein abbia detto che abbiamo un problema col dissenso: se il segretario del Pd, del secondo partito italiano, non distingue tra dissenso e censura allora abbiamo sì un problema".

"Smontata la narrazione della sinistra sulla destra"

"Penso che la sinistra sia a corto di argomenti, perché governando stiamo smontando il racconto di una destra autoritaria, incapace di governare, e stiamo dimostrando in Italia e fuori dai confini nazionale che esiste una destra credibile, affidabile, capace di governare e che raggiunge risultati che altri non raggiungono", dice ancora Meloni. "Mentre loro parlando di deriva autoritaria - prosegue - l'Italia è la nazione che cresce di più in Europa, che ha raggiunto il suo record storico di numero di occupati. Tutto questo deriva da molte cose, certo, ma dopo 6 mesi di governo dimostra che c'è una solidità di governo che libera le energie. La Borsa sta andando molto bene, lo spread è più basso di quello che c'erano con il governo precedente, gli edge Fund hanno smesso di scommettere contro il nostro debito sovrano e il Btp Valore è andato strabene".

L'ingresso della Corte dei Conti durante la cerimonia di parificazione del rendiconto generale dello Stato per l esercizio finanziario 2019, Roma 23 giugno 2020. ANSA/FABIO FRUSTACI

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"Non governo guardando al consenso"

"Penso di avere un vantaggio, che è il tempo: io sono a capo di una maggioranza solida, mi do 5 anni di orizzonte e non sto governando guardando al consenso immediato e posso permettermelo, e quando si ha questa fortuna si possono fare scelte che magari nell'immediato comprimono il consenso ma che se ne sei convinto sai anche che nella lunga distanza verranno lette per quello che erano", dice ancora Meloni. "Spero di poter lasciare in eredità a questa nazione - aggiunge - altri governi che hanno un orizzonte di legislatura, che è l'unico modo per prendere le decisioni giuste. Sono certa che sulla media distanza i risultati del lavoro che stiamo facendo si vedranno".

"Mai vista l'idea di governare come traguardo personale"

Meloni parla anche della sua personale esperienza di governo: "Io vivo sempre a casa mia. Non ci penso per niente (a vivere a Palazzo Chigi, ndr)". Poi dice: "Io sono sempre stata consapevole di cosa fosse governare, non l'ho mai visto come un traguardo personale, sono stata consapevole pur dall'opposizione dei rischi e dei problemi che il governare comporta". Poi aggiunge: "Io non ho cambiato idea rispetto a quello che dissi qui due anni fa: se per privilegiare me stessa devo svendere me stessa o la nazione io non sono disposta a farlo. Poi certo devi cercare le soluzioni praticabili, ci sono cose che pensavi e poi studiando il dossier ti rendi contro che il quadro è diverso, ma ancora oggi che sono premier preferisco andare casa che diventare diversa".

"Da premier l'imprevisto è la previsione più accurata"

"Una cosa che non avevo considerato quando ero all'opposizione è che quando sei premier quasi tutto quello che accade nel mondo ti riguarda - prosegue Meloni - Per cui la caratteristica più chiara oggi è che l'imprevisto, quando sei a capo del governo, è la previsione più accurata che puoi fare e per me che lavoro in modo schematico ha avuto un impatto molto forte. Tu rincorri l'emergenza e devi riuscire a temere la barra dritta".

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"Reddito di cittadinanza? L'unico vero ascensore sociale è il lavoro"

Meloni replica anche alle critiche dell'opposizione sulle politiche del governo per il lavoro: "Non stiamo precarizzando e lo dimostrano i dati", tra l'altro "soprattutto grazie ai contratti stabili delle donne: stiamo colmando un gap e per me questo è un risultato straordinario". Riguardo allo stop al Reddito di cittadinanza, la presidente del Cnsiglio dice: "L'unico ascensore sociale vero che esiste al mondo è il lavoro, è l'unica condizione che ti consente di migliorare, anche qui abbiamo distinto chi poteva lavorare da chi non poteva e abbiamo lasciato l'assistenza per chi non è in condizione di lavorare e per chi può abbiamo precostituito le condizioni perché possano uscire dalla loro condizione di povertà" attraverso la formazione, anche con un rimborso spese e poi gli sgravi per chi assume. "Per i giovani - sottolinea - abbiamo fatto un incentivo al 60% della retribuzione di quel ragazzo per i primi 12 mesi per dire guarda che non sei spacciato come ti diceva il reddito, non hai bisogno di stare a casa o devi lavorare in nero io voglio aiutarti a trovare un posto di lavoro e a dimostrare quanto vali". Poi sull'alto debito pubblico conclude: "Lo so benissimo per questo facciamo una politica prudente, molto seria. Le stime di crescita della Commissione Ue sono superiori a quelle del Def perché siamo guardinghi. Ma c'è una solidità che è distante anni luce da quello che raccontavano a sinistra".

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"Con Macron ci parliamo, non siamo adolescenti"

Passando alla politica estera, Meloni rispondendo a una domanda sui rapporti con Macron e la Francia risponde: "Ma certo che ci parliamo! I rapporti tra Italia e Francia sono per forza di cosa solidi, come tra nazioni vicine". Poi prende le distanze dalla "lettura che fanno certi osservatori sulla politica internazionale, come se fosse una roba da adolescenti, come se non ci si parla o non ci si saluta". Infine, sulle dichiarazioni del ministro degli Interni francesi, molto critiche verso l'Italia, chiarisce: "È stato un errore significativo. È stata seccante ma bisogna avere la lucidità di distinguere la politica e i rapporti tra partiti e quelli tra i governi".

"Io non sono Italia spaghetti e mandolino, porto risultati"

Per risolvere questioni "in un sistema multilaterale e globalizzato", dice Meloni, bisogna "lavorare innanzitutto sul piano internazionale perché nessuno può pensare di fermare il vento da solo con le mani. Quindi le relazioni sono importanti e la collaborazione richiede credibilità, affidabilità e serietà". Poi la presidente del Consiglio aggiunge: "Io se faccio un accordo, dico una cosa e la faccio: io non sono l'Italia spaghetti e mandolino che dice di sì e sorride nelle foto e poi si fa fregare tutto o prova a fregarti. Io voglio un'Italia che cammina a testa alta nella storia e credo che con questa capacità di stringere rapporti si portano i risultati". Poi parlando di come sia stata accolta a livello internazionale racconta: "All'estero mi sono divertita un paio di volte: ricordo che a Sharm el Sheikh incontrando il presidente del Consiglio europeo gli ho chiesto: 'Non sei stupito che io non sia verde e che non abbia le antenne?' Chiaramente l'impressione che ho avuto io è che siamo stati figli un po' del racconto che avevano letto e che invece trovandosi una persona normale e seria siano rimasti colpiti".

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"Ucraina? Non confondere la pace con l'invasione”

Parlando poi della guerra in Ucraina, Meloni dice che "bisogna continuare a lavorare per la pace e garantisco che è parte significativa del nostro lavoro in Parlamento, ma purché non si confonda la parola pace con l'invasione. Banalmente, se noi consentissimo l'invasione dell'Ucraina, domani avremmo lo stesso problema più vicino a casa nostra. Aiutare l'Ucraina - è questo che non si vuole capire - con gli strumenti di cui disponiamo è il modo più serio per costruire la pace, perché in ogni conflitto se uno ha già vinto, non ha bisogno di sedersi al tavolo. Ha bisogno di farlo se c'è uno stallo e se quindi se c'è equilibrio sulle forze in campo". Poi alla domanda se sia consapevole che una parte della destra resta scettica sulla guerra e l'appoggio a Kiev, Meloni chiarisce: "Certo che lo so. Vale per un pezzo della destra, un pezzo della sinistra, per quelli che non vanno a votare ed è comprensibile che si chiedano: 'Ma chi ce lo fa fare?'". E incalzata sui rischi che questo comporta per la sua popolarità conclude: "Certo che sono disposta a perdere parte della mia popolarità su questo ma la mia coscienza mi dice che il modo migliore è fare esattamente quello che stiamo facendo".

"Per la Tunisia è una fase delicata. Se cade scenari preoccupanti"

"Domani sono in Tunisia", dice ancora Meloni, spiegando che lì si affronterà - tra l'altro - "anche la questione migratoria. Oggi la Tunisia è in difficoltà. Vive una situazione molto delicata perché rischia un default finanziario e chiaramente se va giù il governo tunisino vivremo uno scenario assolutamente preoccupante. Ed è su questo scenario su cui lavoriamo". "Noi, sul piano migratorio, ci siamo trovati in una congiuntura che oggettivamente è la peggiore che mai si sia verificata", prosegue, portando gli esempi della "situazione che vive l'Africa - che è uno dei terreni su cui sto lavorando - ma anche per tutto quello che accade in Turchia, Siria, Afghanistan, con la crisi alimentare, la Libia e la Tunisia".

"Miei viaggi all'estero per l'Italia che torna protagonista"

"Perchè faccio il giro del mondo? Cosa vado a fare? Vado a difendere l'interesse nazionale italiano" perchè "è ingenuo credere che in un mondo globalizzato, in un sistema multilaterale noi non siamo collegati a quello che accade nel resto del mondo", dice ancora la presidente del Consiglio. "Oggi c'è un Italia che torna protagonista nello scenario internazionale e c'è un ritorno 100mila volte più del lavoro che comporta a me". Meloni spiega anche così il suo intenso programma di viaggi esteri, a partire dalla Tunisia. "Davvero questa è la cosa più preziosa che si possa fare", insiste. "Qualcuno - chiede - pensa davvero che non dipenda anche dalla politica internazionale quanto paghiamo la benzina? Quando uno va in Algeria e firma un accordo sul gas è politica interna o estera?".

CHISINAU, MOLDOVA - JUNE 01: Giorgia Meloni, Prime Minister of Italy, speaks to media ahead of the European Political Community (EPC) Summit in Bulboaca at the European Political Community summit on June 1, 2023 near Chisinau, Moldova. The semiannual summit was created last year after the Russian invasion of Ukraine, with the aim of bringing together a broader set of European leaders beyond the 27 members of the European Union. (Photo by Carl Court/Getty Images)

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