Islanda, segnali di disgelo tra Meloni e Macron al Consiglio d’Europa: grande cordialità

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La premier italiana è a Reykjavik per il vertice. Si tratta del quarto summit di capi di stato e governo, l'ultimo nel 2005 a Varsavia. La Russia è stata espulsa a marzo 2022: fra i temi si discute proprio della responsabilità di Mosca ai danni di Kiev.  La presidente del Consiglio italiana: "Siamo debitori all'Ucraina: ha fatto capire al mondo intero quanto possa essere difficile piegare un popolo libero"

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Giorgia Meloni è in Islanda per il Consiglio d’Europa, in corso oggi e domani a Reykjavik. Sul tavolo del summit dei capi di Stato e di governo c’è l’istituzione di un Registro dei danni causati dall'aggressione di Mosca all'Ucraina e un rinnovato sostegno all'azione internazionale per assicurare responsabilità per i crimini internazionali commessi dai russi. “Vale la pena ribadire questo tema, cioè l'unità dell'Europa nel suo complesso nel difendere i valori che in Ucraina sono stati colpiti: democrazia, libertà, indipendenza. Un'istituzione come questa, che nasce per difendere i diritti fondamentali dell'uomo, non può non essere presente in un momento come questo", ha detto la premier italiana arrivando all'Harpa Concert Hall. Dopo le tensioni dei giorni scorsi tra Parigi e Roma, il presidente francese Emmanuel Macron abbassa i toni: "L'Italia non può essere lasciata sola davanti alla pressione" dei flussi migratori, "con Meloni ci confronteremo, spero di poter cooperare con il suo governo". Fonti italiane hanno confermato un clima di "grande cordialità" in Islanda tra il capo dell'Eliseo e la presidente del Consiglio italiana. (LO SPECIALE SULLA GUERRA - GLI AGGIORNAMENTI LIVE). 

Meloni: “Non accetteremo che forza del diritto venga soppiantata da diritto del più forte”

Meloni – come da programma – ha tenuto uno dei discorsi di apertura del vertice intitolato "Uniti attorno ai nostri valori", insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, reduce da un tour nelle principali capitali europee, al presidente francese Emmanuel Macron, al cancelliere tedesco Olaf Scholz e al primo ministro del Regno Unito Rishi Sunak. "Il segnale concreto che emerge da questo vertice, l'istituzione del registro dei danni provocati dalla guerra, credo sia un segnale molto importante in una fase come questa", ha detto la premier prima dell’inizio dei lavori. "Questa è l'immagine di un'Europa unita e che agisce concretamente, questa è un'istituzione che nasce per difendere i diritti fondamentali dell'uomo e il diritto internazionale. I diritti che abbiamo dato per scontati in Europa sono sotto attacco con la guerra di aggressione russa e questa istituzione deve essere presente", ha aggiunto. "L'idea di questo vertice, che non si celebra dal 2005, è nata a Torino nella riunione conclusiva della nostra presidenza del Consiglio d'Europa, quindi sono contenta che abbiamo avuto un ruolo in questo momento, che diventa plasticamente importante per dire che non accetteremo che la forza del diritto venga soppiantata dal diritto del più forte. Se saltano le regole del diritto internazionale questo accade, ed è un mondo che non conviene a nessuno", ha spiegato. Una battuta anche sulle elezioni comunali in Italia: “Sono molto soddisfatta. Penso che i cittadini vogliano spronarci a continuare a fare il nostro lavoro, ed è la cosa più importante”. "A Zelensky voglio dire che l'intera Europa e tutto il mondo libero sono loro debitori. Il presidente Zelensky ci ha ringraziato per come stiamo aiutando l'Ucraina. Ma siamo noi debitori all'Ucraina: ha fatto capire al mondo intero quanto possa essere difficile piegare un popolo libero", ha detto ancora la premier.

La responsabilità della Russia

Si tratta del quarto summit di capi di stato e governo (l'ultimo nel 2005 a Varsavia) del Consiglio d'Europa, che riunisce 46 Paesi, con l'obiettivo di promuovere la democrazia, proteggere i diritti umani e lo stato di diritto. La Russia è stata espulsa a marzo 2022 dall'organizzazione internazionale con sede a Strasburgo. Fra i temi principali, l’impegno a rendere Mosca responsabile per l'aggressione e perseguire chi ha commesso crimini di guerra. I leader riaffermeranno quindi l'impegno comune sui valori fondamentali del Consiglio d'Europa, per riorientarne la missione alla luce delle nuove minacce ai diritti umani, e per sostenere ulteriormente l'Ucraina. Come detto, il principale risultato atteso è l'annuncio di un Registro dei danni causati dall'aggressione russa in Ucraina: uno strumento di cooperazione intergovernativa, spiegano fonti italiane, aperto anche a Stati terzi. Si tratta, viene sottolineato, di un primo passo verso la creazione di un meccanismo internazionale di compensazione economica dei danni subiti dall'Ucraina che consentirà di chiamare la Russia a rispondere delle sue responsabilita' , ed è anche una prova concreta di assistenza a Kiev.

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Segnali di distensione tra Macron e Meloni

Dopo i nuovi attacchi lanciati nella settimana passata da membri del governo francese nei confronti della leader italiana e del suo esecutivo, sulla gestione del dossier migranti, l'incontro tra Emmanuel Macron e Giorgia Meloni era particolarmente atteso. Il presidente francese ha salutato la premier prima dell'avvio del vertice del Consiglio d'Europa a Reykjavik. Nei giorni scorsi, Meloni non si è scomposta davanti ai fendenti arrivati d'Oltralpe, ma di certo non ha nascosto la propria irritazione. Nel centro congressi con vista sul Mar di Groenlandia, Macron ha salutato la premier prima dell'inizio del summit "in un clima di grande cordialità", spiegano fonti italiane. Dopo il vertice in Islanda, i due leader si vedranno anche nel fine settimana al G7 di Hiroshima. Due appuntamenti dedicati soprattutto alla crisi ucraina, in cui c'è grande attesa anche per un nuovo faccia a faccia fra Macron e Meloni, che intanto a margine del vertice si è intrattenuta con il primo ministro britannico Rishi Sunak, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e altri capi di Stato e di governo, conversando anche con il cardinale Pietro Parolin e il primo ministro ucraino Denys Shmyhal. "Sono lunghe giornate nelle quali tutti quanti parleremo con tutti. Ma ripeto, è una materia che a me non interessa particolarmente", taglia corto la premier, che continua a relegare gli attacchi francesi a "questioni di politica interna". O un "regolamento di conti interni", come l'ha definito nei giorni scorsi, legato a problemi di consenso del governo di Macron, da cui arrivano ripetuti parallelismi fra la leader di FdI e la sovranista Marine Le Pen. Paragoni fuori luogo: "Le Pen con Meloni non ha nulla a che fare", si osserva in ambienti vicini alla premier. "Avremo l'occasione di continuare a confrontarci. Spero di poter cooperare con il governo italiano", l'auspicio di Macron, che ammette di "non sottovalutare il fatto che l'Italia è un Paese di primo approdo" e auspica "soluzioni comuni" e "solidarietà europea". Concetti su cui ha spesso insistito Meloni, che ora si attende un cambio di passo dalla Commissione europea con il Consiglio di fine giugno, dagli esiti ancora incerti. Servirà negoziare fra sfumature e interessi non sempre corrispondenti. Un faccia a faccia potrebbe aiutare. L'ultimo, il 23 marzo a Bruxelles, era arrivato dopo le tensioni nate quando un mese prima Macron aveva invitato Volodymyr Zelensky e Olaf Scholz a Parigi, alla vigilia di un Consiglio europeo. Ancora prima, il 17 gennaio, c'era stata una telefonata fra gli inquilini di Palazzo Chigi ed Eliseo resasi necessaria dopo due mesi di fibrillazioni, tra la freddezza transalpina sul nuovo governo di centrodestra e la crisi della Ocean Viking. Uno scenario che è cambiato di poco, come dimostrano le ultime sortite di Parigi di queste settimane, come quella del ministro dell'Interno Gerald Darmanin che ha definito Meloni "incapace di risolvere i problemi migratori". Per non dire dell'attacco, per certi versi più indigesto per il fronte italiano perché considerato più politico, di Stéphane Séjourné, capo del partito Renaissance e luogotenente di Macron in Europa, che ha bollato la politica sull'immigrazione della premier italiana come "ingiusta, disumana e inefficace". Episodi che ora si conta di superare con un terzo appuntamento del disgelo fra il presidente francese e la premier. Anche perché, oltre a quello dei migranti, c'è un altro dossier delicato su cui ci sarà da discutere nei prossimi mesi: il nuovo Patto di stabilità, su cui Roma e Parigi hanno interessi stavolta sì convergenti.

Lavori iniziati

Partecipa al summit anche la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen. Sul tavolo pure le sfide su diritti umani, ambiente, intelligenza artificiale e sviluppo digitale. I leader sono arrivati intorno alle 19 italiane, poi hanno preso il via cinque tavole rotonde in simultanea. Meloni interviene a quella sulle nuove sfide per i diritti umani.

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