Darmanin contro Meloni su gestione migranti, Tajani: "Francia si scusi"

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Il vice premier non si spiega l'attacco del ministro francese che ha detto che la premier italiana Giorgia Meloni non è in grado di risolvere i problemi migratori dell'Italia

 

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"La precisazione dei francesi è stata insufficiente, non ci sono le scuse, il ministro dell'Interno ha detto delle cose incredibili, contro la Meloni, contro il governo, persino contro l'Italia e gli italiani, andate a risentirlo, è davvero inaudito". Lo ha detto al Corriere della Sera il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, per il quale quello di Darmanin è stato "un insulto gratuito e volgare ad un Paese amico, alleato, i cui vertici istituzionali sono in perfetta sintonia, per giunta nel primo anno di applicazione del Trattato del Quirinale. Vorrei vedere se Piantedosi avesse detto delle cose simili sulla Francia e sul suo governo, cosa sarebbe successo, ci sarebbero state delle conseguenze gravissime". Prima di annullare la sua visita a Parigi ha chiamato Giorgia Meloni che ha detto “che la nota del ministero degli Esteri francese era insufficiente, che se non arrivavano le scuse occorreva annullare la visita", ha aggiunto.

"Questo attacco lascia esterrefatti"

Il vice premier non si spiega l'attacco di Darmanin, che ha detto “che siamo un governo di estrema destra, ha paragonato la Meloni alla Le Pen, tutto a freddo. Io dovevo andare a Parigi, per un vertice preparato da settimane, che si sarebbe concluso con una conferenza stampa congiunta con la ministra degli Esteri Catherine Colonna”. Tajani ha aggiunto: “Questo attacco lascia esterrefatti, è un fulmine a ciel sereno, una raffica di insulti gratuita. È chiaro che nel governo francese non la pensano tutti come il loro ministro dell’Interno, è chiaro che ci è arrivato il loro dispiacere e anche il disappunto, ma occorre una smentita e condanna. Non c’è mai stato, né mai accadrà, che un italiano o un membro del governo italiano si rivolga in questo modo e con tanta aggressività verso un altro governo di un Paese alleato, o addirittura verso i suoi vertici istituzionali".

 

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