
Migranti, basta protezione speciale: cosa prevede la linea dura del governo
Dopo aver dichiarato lo stato d’emergenza nazionale per almeno sei mesi, l’esecutivo ha deciso di azzerare la protezione speciale prevista per i richiedenti asilo. La maggioranza si è quindi compattata su questo punto, con Fratelli d'Italia e Forza Italia che di fatto hanno ceduto alla Lega. I tre alleati di governo hanno firmato un sub-emendamento al decreto migranti che si sta discutendo al Senato

Il governo sceglie la linea dura sui migranti. Dopo aver dichiarato lo stato d’emergenza nazionale per almeno sei mesi, ha deciso di azzerare la protezione speciale prevista per i richiedenti asilo. La maggioranza si è quindi compattata su questo punto, con Fratelli d'Italia e Forza Italia che di fatto hanno ceduto alla Lega e alla sua crociata per abolire completamente la misura. I tre alleati di governo hanno così firmato un sub-emendamento al decreto migranti che si sta discutendo al Senato
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In questo decreto si concentrano le mosse per archiviare la protezione speciale e restringere il più possibile i permessi di soggiorno per calamità e per cure mediche. Sarà anche più facile usare lo strumento delle espulsioni. Il partito di via Bellerio, in una nota, si è intestato la paternità dell’azzeramento della protezione speciale al grido di "si ritorna ai decreti Salvini". Ieri mattina era stato il leghista e sottosegretario agli Interni Nicola Molteni (nella foto) ad annunciarne la presenza nel decreto
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Nel pomeriggio di venerdì, scaduti i termini per presentare i sub-emendamenti al Senato, è arrivata la conferma. La maggioranza, tra l’altro, chiede che i permessi concessi agli stranieri per via di calamità e per curarsi non siano più convertibili in permessi di soggiorno di lavoro. Oltre che la cancellazione di quelli dati in base alla protezione speciale. La proposta di modifica è stata sottoscritta dai senatori Maurizio Gasparri di Forza Italia, Daisy Pirovano della Lega e Marco Lisei di Fratelli d'Italia
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Le principali novità contenute nel subemendamento presentato dai gruppi di maggioranza al decreto migranti, quindi, sono: forti restrizioni ai permessi di soggiorno per calamità e a quelli concessi per cure mediche, oltre allo stop alla protezione speciale. Si chiede, di fatto, che i permessi concessi agli stranieri per via di calamità e per cure mediche non siano più convertibili in permessi di soggiorno di lavoro. I subemendamenti saranno discussi lunedì dalla commissione Affari costituzionali del Senato o, se non ci saranno i tempi, direttamente in Aula
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Il permesso speciale che ora la Lega vuole cancellare è stato introdotto nel 2018 proprio da Matteo Salvini, all'epoca ministro dell'Interno: era stato concepito solo per pochissime situazioni umanitarie. Poi è stato esteso, nelle modalità, da Luciana Lamorgese subentrata al Viminale. "Era diventata una sanatoria, un pull factor di immigrazione. La protezione speciale ha creato sovraffollamento in tribunali e questure e non ha prodotto integrazione", ha denunciato il Carroccio
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Che fosse un'anomalia italiana l’hanno detto pure i meloniani, che sembrano aver abbandonato la cautela mostrata finora - insieme ai forzisti - in linea con gli inviti alla prudenza espressi dal Quirinale dopo la tragedia dei migranti morti nelle acque di Cutro. Ora, con una virata, FdI ha sposato la battaglia leghista e anzi vanta l'unità della coalizione: "La maggioranza di centrodestra è coesa nel raggiungere l'obiettivo di cancellare la cosiddetta protezione speciale, uniformando la disciplina al resto d'Europa"

La stretta, anticipata dall’introduzione dello stato di emergenza migratoria, non è passata inosservata fuori dall’Italia. Volker Turk, Alto commissario Onu per i diritti umani, ha invitato il governo "ad abbandonare la nuova e severa legge adottata all'inizio dell'anno che limita le operazioni civili di ricerca e soccorso e ad astenersi dal criminalizzare chi è coinvolto nel fornire assistenza salva-vita". Ha ricordato che "qualsiasi nuova politica nell'ambito dello stato di emergenza deve essere conforme agli obblighi dell'Italia in materia di diritti umani"

"Si occupi di altro", ha risposto il capogruppo di FdI alla Camera Tommaso Foti. Apparentemente più morbido il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi: da un lato ha ammesso che "non esiste in Italia un allarme immigrazione", dall'altro ha liquidato lo stato di emergenza come un tecnicismo. "Altro non è che una formula tecnica", legata alla gestione dei migranti nei luoghi di sbarco, ha detto replicando alle bacchettate del presidente dei vescovi Matteo Zuppi

Prossimo step per la stretta sui migranti è il voto della commissione Affari costituzionali, dove lunedì alle 12 riprenderà l'esame del decreto. Ma visto l'ostruzionismo annunciato dalle opposizioni, e le centinaia di sub-emendamenti presentati, è molto probabile che il provvedimento passerà in Aula senza il mandato al relatore. La discussione nell'emiciclo dovrebbe cominciare martedì

Intanto, la premier Meloni, parlando sabato 15 aprile in un punto stampa a margine della missione in Etiopia ha ribadito: "Io ho come obiettivo l'eliminazione della protezione speciale, perchè si tratta di un'ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto di Europa. C'è una proposta di maggioranza nel suo complesso, non è un tema su cui ci sono divergenze. È complessa ed è normale che ci siano diversi emendamenti"
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