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Primarie Pd, la partita Bonaccini-Schlein si gioca ai gazebo

Politica

Alessandro Taballione

Dalle 8 alle 20 di domenica 26 febbraio in tutta Italia si potrà votare per le primarie del Pd. 5500 seggi e oltre 20mila volontari permetteranno a tutti coloro che si saranno registrati di scegliere il nuovo segretario. La sfida è tra Stefano Bonaccini ed Elly Schlein. Due storie, due visioni del partito molto diverse. Se il primo vuole un partito laburista e popolare di sinistra, la sua avversaria punta sulla lotta alle diseguaglianze e alla conversione verde

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Un partito di sinistra, laburista, popolare a vocazione maggioritaria. O un partito di lotta con al centro diritti e giustizia sociale. Il Pd è al bivio e le due strade sono quelle che i candidati, Stefano Bonaccini contro Elly Schlein, indicano chiare nelle loro mozioni. La macchina organizzativa è pronta. A Bonaccini è andato il primo round nei circoli: la commissione nazionale per il congresso del Partito democratico ha diffuso i dati definitivi dei congressi di circolo che si sono svolti dal 3 al 19 febbraio. I risultati sono i seguenti: Stefano Bonaccini 79.787 voti, pari al 52,87%. Elly Schlein 52.637 voti, pari al 34,88%. Gianni Cuperlo 12.008 voti pari al 7,96%. Paola De Micheli 6.475 voti, pari al 4,29%.
Quasi venti punti di scarto tra i militanti, ma la partita ora si sposta in mare aperto, ai gazebo, dove potrà votare chiunque si sarà precedentemente registrato. Saranno infatti primarie aperte. 5500 seggi e 20mila volontari saranno presenti in tutta Italia per dare modo alle urne di raccogliere il voto che sceglierà il nuovo segretario.  

Due galassie a confronto

Stefano Bonaccini è presidente dell'Emilia Romagna da quasi dieci anni. Rieletto nel 2020, aveva battuto la candidata leghista Lucia Borgonzoni.
E' stato vicino a Matteo Renzi, di cui ha coordinato la campagna vincente delle primarie. Ha sempre rivendicato di non appartenere a nessuna corrente, e ha messo in cima alla lista delle cose da fare per rilanciare il Pd il ricambio della classe dirigente. Non è un caso che a sostenerlo ci siano solo tre membri dei 17 della segreteria nazionale del Pd: il senatore Enrico Borghi, responsabile Politiche per la sicurezza, la senatrice Sandra Zampa, responsabile per la Salute, e il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, coordinatore dell’assemblea nazionale dei sindaci del Partito democratico. Uno dei principali sostenitori di Bonaccini è inoltre il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca. Per lui ha annunciato il voto anche Paola De Micheli, candidata fino al voto nei circoli. Bonaccini ha anche ricevuto l’appoggio di alcuni esponenti della dirigenza del partito, tra cui la vicesegretaria e parlamentare europea Irene Tinagli e le due vicepresidenti, le deputate Anna Ascani e Deborah Serracchiani.  

 

Elly Schlein è stata europarlamentare nel quinquennio 2014-2019, Nel 2013 diventa il volto di Occupy Pd, il movimento dei giovani Dem nato per protestare contro i franchi tiratori che bloccarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale. Oggi si candida avendo al suo fianco gran parte della nomenclatura del Pd. Enrico Letta non ha nascosto di preferire lei. Schlein è sostenuta anche da tre ex segretari del Pd: l’ex presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti e l’ex ministro della Cultura Dario Franceschini. A favore di Schlein si sono spesi inoltre l’ex ministro del Lavoro Andrea Orlando, Francesco Boccia, l’ex presidente della Camera Laura Boldrini e il deputato Alessandro Zan.

"Energia Popolare" vs  "Parte da Noi"

Sono i due mantra delle rispettive mozioni. Stefano Bonaccini punta sul taglio del cuneo fiscale, la reale parità di salario tra uomo e donna e la trasformazione del tempo pieno in un diritto scolastico accessibile a tutti. Elly Schlein imposta invece la sua campagna sulla giustizia sociale e sulla conversione verde, sposando in pieno la scelta dal 2035 di dire addio alle auto a benzina e diesel Definsce "un errore da superare" il Jobs Act e punta sul contrasto a ogni forma di discriminazione  e diseguaglianza.
Sul fronte delle allenze, per Bonaccini la vocazione maggioritaria che invoca non vuol dire affatto isolamento. Ma pone il Pd come perno di qualsiasi coalizione da contrapporre al centrodestra. Schlein invece punta sul campo progressista, con una rafforzamento della consultazione interna attraverso referendum di sostenitori ed iscritti sulle decisioni più importanti.
Ora la parola al voto degli elettori, appuntamento domenica 26 febbraio dalle 8 alle 20. Bonaccini o Schlein, il nuovo segretario è nelle mani di chi andrà a votare.