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Meloni: "Non guardo al consenso ma a Pil e occupazione”

Politica
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La leader del governo parla alla chiusura della festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia a Roma, intervistata dal giornalista di Sky TG24 Roberto Inciocchi. Ha ricordato i momenti difficili della fondazione e ha ringraziato gli alleati. “Mi stanno rendendo il lavoro più facile”

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“Abbiamo stravolto i pronostici sulla tenuta di FdI, confido che faremo lo stesso sulla durata del governo". Giorgia Meloni si presenta così alla chiusura della festa per i dieci anni di Fratelli d’Italia a Roma. Intervistata dal giornalista di Sky TG24 Roberto Inciocchi, ha ricordato l’inizio del suo partito: “Nessuno scommetteva su di noi e anche noi avevamo qualche dubbio”, ha sottolineato il premier, rivelando come "prima delle Europee del 2019 mi ero ripromessa di lasciare la presidenza del partito se non avessimo ottenuto almeno il 4% dei voti. È andata meglio del previsto: abbiamo ottenuto il 6,4%". Inoltre, Meloni ha ringraziato gli alleati: "Sappiamo come nei governi il clima sia tutto: grazie a Lega, Forza Italia e agli altri membri della maggioranza abbiamo approvato la Legge di Bilancio in un’ora, facendo delle scelte politiche. Non guardo alla rielezione tra 5 anni, ma a dati come Pil e occupazione, oltre che alla curva della natalità", ha garantito il premier.

Le scelte politiche della Manovra

L’occasione ha permesso a Meloni di ribadire la bontà delle valutazioni fatte in questi primi mesi di governo, compresa la Manovra. "Sono molto soddisfatta di quello che abbiamo fatto, soprattutto alle condizioni date. Qualcuno avrebbe rimandato al prossimo anno, ma non noi”, ha dichiarato Meloni, che ha poi ribadito il suo totale disinteresse al carattere politico di tali scelte. “Non voglio pensare alla mia rielezione tra 5 anni, ma al futuro generale di questa Nazione. Quando fra cento anni morirò vorrò essere sicuro di aver fatto quello che dovevo per migliorarla”. E a chi sostiene che Fratelli d’Italia ora al governo sia cambiata, Meloni risponde convinta: “Non siamo cambiati, Siamo una proposta politica e culturale troppo profonda per essere inserita in un'etichetta. Non siamo diversi da quello che eravamo, siamo diversi da quello che altri volevano raccontare di noi”.

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L’economia

Proprio per questo il premier ha difeso tutti i provvedimenti economici presi finora, come l’innalzamento del tetto dei pagamenti con il contante, l’indicizzazione delle pensioni e la stretta sul reddito di cittadinanza. “Intervenire su reddito non è un modo di odiare i poveri, come dice la sinistra, ma si fa questa scelta perché non si vogliono sfruttare i poveri per fare campagna elettorale”, ha evidenziato Meloni. Il presidente del Consiglio ha poi definito “bizzarra la posizione della Cgil, che sostiene che la Manovra sia contro i poveri, ma poi quando viene al confronto con il governo difende il pos e dice che è discutibile la scelta di indicizzare di più le pensioni minime piuttosto che quelle alte. Queste sono parole che non mi aspetto da un sindacato di sinistra”. 

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La politica estera e la questione migratoria

Meloni non manca di ricordare anche l’aspro confronto tra Roma e Parigi. “Mi fa sorridere come certa stampa racconta la vicenda: ma con Macron Meloni si è vista, si è parlata? Non stiamo alle elementari. I rapporti sono meno personali e più politici. Italia e Francia difendono gli interessi nazionali consapevoli che poi si deve trovare una soluzione”. In tanti si erano chiesti del mancato incrontro tra il premier italiano e il presidente francese ad Alicante, ma su questo Meloni ha rivelato che "se ho saltato il vertice di Alicante è perché ho avuto la febbre: non ho l'età per indossare con quattro gradi un vestito a spalle nude come alla Scala a Milano". Ciononostante, sul tema il presidente del Consiglio non sembra mostrare tentennamenti. “L'Italia ha smesso di accettare supinamente qualcosa di inaccettabile e ha alzato la testa: il risultato è che si parlerà del problema”. L’assunto di Meloni è che il ruolo di Roma sia assolutamente centrale all’interno dell’Unione europea. "Questa nostra capacità di dialogare con tutti ci rende importanti e ci permette di contare di più, Non c'è un'Europa di serie A e di serie B".

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