
Governo, Draghi cerca una mediazione col M5S dopo l’astensione sul Dl Aiuti: gli scenari
Settimana decisiva per l'esecutivo. I pentastellati potrebbero decidere di non votare il Decreto Aiuti nemmeno in Senato: i numeri ci sarebbero comunque, ma la ferita politica sarebbe grave. Fratelli d'Italia punta al voto, la Lega non supporterà diversi provvedimenti a breve al voto

È una settimana decisiva per la tenuta del governo Draghi quella che si è aperta ieri. La scelta del MoVimento Cinque Stelle di non partecipare al voto finale sul Decreto Aiuti e l’incontro tra il premier e il capo dello Stato Sergio Mattarella sono insieme la causa e la prova del nervosismo che aleggia tra le istituzioni (in foto, un'immagine d'archivio di Draghi e Mattarella)
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Un’ora di colloquio al Quirinale tra le due cariche più importanti della Repubblica, in cui – spiegano fonti del Colle – Mattarella non avrebbe però commentato i possibili scenari legati alla fiducia sul Decreto che ha aperto una nuova crepa nella maggioranza di governo
Tajani: "Conte e 5S decidano cosa fare o sarà crisi di governo"
Il testo, comunque approvato a Montecitorio, passa adesso al Senato, dove la partita è più complicata: si vota giovedì. Provvedimento e fiducia, a differenza che alla Camera, vengono votati insieme. Se i pentastellati decidessero di tenere la stessa linea di ieri, la situazione potrebbe farsi più tesa
Dl Aiuti, ok della Camera. I 5S non votano, Draghi al Quirinale
I numeri per incassare l’ok di Palazzo Madama ci sono anche senza i Cinque Stelle, ma un nuovo “non voto” messo a verbale rimarrebbe comunque un importante nodo politico
Crisi di governo? Dal Draghi bis alle elezioni, cosa potrebbe succedere
Restano cucite le bocche sia al Quirinale che a Palazzo Chigi sul colloquio tra Draghi e Mattarella, ma da ambienti parlamentari filtra che l’obiettivo dell’esecutivo sia quello di recuperare in corsa i pentastellati
Salvini: "Votiamo solo quello che serve all'Italia"
Un primo importante passo per ricucire la coalizione potrebbe essere trovare un'intesa sui dossier aperti in tema di lavoro: diverse le richieste della squadra di Giuseppe Conte, dal salario minimo al taglio del cuneo fiscale. Al vertice di questa mattina con i sindacati, l'esecutivo ha proposto di aprire dei tavoli su queste questioni, forse a partire dal 23 luglio. Il prossimo incontro tra i governo e sindacati dovrebbe intanto tenersi tra il 26 e il 27 luglio, ha annunciato il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra

Draghi terrà oggi una conferenza stampa per illustrare quanto emerso dall'incontro tra governo e sindacati. Si vedrà se in futuro le richieste dei pentastellati verranno soddisfatte. Conte lo aveva giòdetto la settimana scorsa: resteremo al governo se il governo ci ascolterà. Lo ha ribadito oggi: contiamo di avere risposte da Draghi il prima possibile

La maggioranza al Senato con i 5S può contare su 267 seggi. Senza il loro appoggio scende a 205, comunque sopra la maggioranza assoluta di 161 seggi

Lo stesso vale alla Camera. Qui, con i pentastellati la maggioranza ha 555 seggi. Senza, si scende a 450

La decisione di non votare il Decreto Aiuti anche in Senato potrebbe intanto dare il colpo finale anche al campo largo a cui, da mesi, sta lavorando il Pd. C’è la possibilità, si dice al Nazareno, che il partito di Enrico Letta possa accantonare i 5S e guardare ad esempio ad Azione, molto critica verso Conte e i suoi

C’è chi parla di crisi di governo, o quantomeno di rimpasto. Matteo Renzi avverte: "Se non c'è più il Movimento, per me si può andare avanti anche senza, ma bisogna vedere se ci sono la volontà e i numeri, e su che cosa". Fratelli d’Italia, già fuori dalla maggioranza, continua sulla linea di sempre, chiedendo il voto

Il coordinatore di Forza Italia Antonio Tajani è sulla stessa linea. "Il M5S ci deve dire cosa vuole fare. Devono spiegare se sono ancora dentro la maggioranza o se sono fuori. Serve serietà". Ribadisce, in un'intervista al Corriere della Sera, la richiesta di una verifica tra i partiti: "Non si può continuare a cincischiare. Oltretutto, le tensioni del centrosinistra si stanno scaricando sull' esecutivo". Il M5s - dice Tajani - "ha messo nel mirino il Pd, attaccandolo duramente durante la discussione. Il famoso 'campo largo' è morto ieri in Aula"

Fortemente critico della posizione dei 5S è l'ex membro Luigi Di Maio, che parla di "una forza politica che sta generando instabilità e che sta sostanzialmente mettendo a repentaglio gli obiettivi che dobbiamo raggiungere". Di Maio è chiaro: "Far cadere il governo in questo momento vuol dire mancare la battaglia del tetto massimo al prezzo del gas, significa bloccare il paese, perdere i soldi del Pnrr, impedire di fare i decreti che servono. Non si può pensare di affrontare l'argomento, giovedì al Senato, come se fosse una cosa da nulla"

Se si andasse al voto, bisognerebbe però farlo in fretta. Ma è una strada complicata. Il tempo limite è settembre, per permettere al nuovo Parlamento di votare entro fine anno la legge di Bilancio. Andare alle urne prima del tempo potrebbe convenire ai partiti attualmente in testa ai sondaggi (PD e Fdi su tutti) ma aprirebbe un acceso dibattito sulla legge elettorale, che molte forze politiche vorrebbero cambiare prima del voto

In ambienti parlamentari si dice che Draghi è comunque animato dalla volontà di trovare terreni d'incontro, perché in un momento come questo il Paese non terrebbe una crisi, ma non ci starà a farsi logorare. Anche perché non c'è solo il rebus dei 5S. La Lega, dopo aver detto sì al Dl Aiuti, ha fatto l'elenco di ciò che non voterà: "La droga facile, la cittadinanza facile, l'immigrazione e gli sbarchi facili, il ritorno alla Fornero, la riforma del catasto ai valori di mercato"

Tra i possibili scenari per l'immediato futuro del governo, c'è quello per cui il governo incassi la fiducia a Palazzo Madama sul Decreto Aiuti e prosegua la sua attività, anche se indebolito. Draghi potrebbe anche salire al Quirinale e ricevere l'incarico da Mattarella per verificare la tenuta della maggioranza alle Camere

Se Draghi si dimettesse, si aprirebbero le consultazioni al Quirinale. A questo punto, le strade sono due: o si forma un nuovo governo senza passare per il voto, o si chiamano i cittadini alle elezioni, da tenersi almeno 60 giorni dopo lo scioglimento delle Camere