Governo, restano tensioni nella maggioranza. Camera conferma fiducia sul dl Aiuti

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Montecitorio conferma la fiducia all’esecutivo sul provvedimento considerato fondamentale dal governo ma finito nel mirino di Lega e M5S: 410 voti a favore, 49 contrari e un astenuto. Conte aveva detto: "Vogliamo collaborare: voteremo la fiducia alla Camera, al Senato vedremo". L'Aula ha poi ultimato l'esame degli ordini del giorno: lunedì le dichiarazioni di voto e il voto finale. Il Senato deve convertirlo entro venerdì 15

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Dopo il colloquio di ieri fra Mario Draghi e Giuseppe Conte, oggi è il giorno del dl Aiuti. La Camera ha confermato la fiducia al governo sul decreto con 410 voti a favore, 49 contrari e un astenuto. Il premier aveva fatto annunciare che il governo avrebbe posto la fiducia alla Camera subito dopo il faccia a faccia con il leader del M5S: questo provvedimento è considerato vitale dall'esecutivo, ma era stato bloccato dal bombardamento bipartisan dei principali alleati di maggioranza, Lega e M5S. Prima della fiducia, Conte aveva dichiarato: "Ok la fiducia al governo, vogliamo collaborare: voteremo la fiducia alla Camera, al Senato vedremo". Ma poi aveva aggiunto: "Francamente non abbiamo compreso perché ci sia stata l'ostinazione di inserire una norma del tutto eccentrica rispetto alla materia dei sostegni, quella che riguarda l'inceneritore, che è qualcosa di assolutamente obsoleto. Non possiamo condividere questo contenuto".

La fiducia alla Camera sul dl Aiuti

Il governo ha quindi incassato la fiducia alla Camera sul dl Aiuti con 410 voti a favore, 49 contrari e un astenuto. Sono stati 28 i deputati M5S a non aver votato: 13 risultano in missione e 15 assenti. I tabulati della votazione danno i membri del M5S presenti comunque al 72,8% (75 deputati su 103). Il gruppo più presente è quello del Pd con l'83%. la Lega era presente al 75%. L'Assemblea di Montecitorio ha poi ultimato l'esame degli ordini del giorno. In base a quanto stabilito dalla conferenza dei capigruppo, l'esame del testo riprenderà lunedì con le dichiarazioni di voto e il voto finale sul provvedimento, che dovrà passare a Palazzo Madama. Il Senato deve convertirlo entro venerdì 15 luglio.

di battista

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Conte al Pd: " Le alleanze non sono un dato acquisito"

La tensione legata al caso Draghi-Conte, comunque, sembra essersi abbassata, anche alla luce dell’orizzonte temporale piuttosto ampio che il leader del M5S ha delineato per le riposte chieste al premier sul documento in 9 punti su reddito di cittadinanza, salario minimo, decreto dignità, aiuti a famiglie e imprese, transizione ecologica e cashback fiscale: "Siccome vogliamo risposte vere e risolutive non ce le aspettiamo domani mattina. È chiaro che non stiamo rinviando a dopo estate. Si tratta di giorni, sicuramente entro luglio, poi si dovrà lavorare alle soluzioni". E, alla congiunta con i parlamentari, Conte lancia un messaggio al Pd: "Noi usciamo dall'esperienza del Conte 2" in cui "abbiamo costruito un progetto politico e realizzato una serie di iniziative politiche nel segno della giustizia sociale. Questo ci spinge a continuare il dialogo in particolare con il Pd e Leu. Però le alleanze per noi non sono un dato acquisito una volta per tutte. Si basano su obiettivi condivisi e reciproco rispetto. Occorre lealtà e correttezza, altrimenti a noi non interessa un'alleanza per prendere voti in più. I diktat ci lasciano indifferenti".

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I temi caldi nella maggioranza

Se dall'opposizione irridono parlando di "ennesimo penultimatum" o di "retromarcia di Conte", all'interno della maggioranza regna il silenzio sulle questioni dei pentastellati. Tuttavia Matteo Salvini ricorda che la Lega è "compatta sulla necessità di aumentare stipendi e pensioni", ma che avrà "tolleranza zero" su "droga libera e cittadinanza facile agli immigrati", ovvero sui provvedimenti su Ius scholae e cannabis sui quali è già scontro aperto in maggioranza.

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