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Il governo taglia di un grado la temperatura negli uffici pubblici

Politica

Dal primo maggio in tutti gli uffici della Pubblica amministrazione, tranne gli ospedali, sarà vietato di portare i condizionatori al di sotto dei 27 gradi e i termosifoni sopra i 19 gradi, con la possibilità però di sforare in entrambi i casi di due gradi al massimo

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La prima misura per il risparmio energetico negli edifici pubblici arriva con l’approvazione in commissione alla Camera di un emendamento parlamentare, riformulato dal governo, al decreto energia. Dopo che il premier Draghi aveva chiesto all’intero Paese: “Preferiamo la pace o stare con il condizionatore acceso?”, ora l'esecutivo passa ai fatti.

La norma

L’ emendamento a prima firma della deputata M5s Angela Masi, riformulato dal governo dopo una mediazione della viceministro Laura Castelli e del capogruppo M5s Davide Crippa vieta dal primo maggio a tutti gli uffici della Pubblica amministrazione, tranne gli ospedali, di portare i condizionatori al di sotto dei 27 gradi e i termosifoni sopra i 19 gradi, con la possibilità però di sforare in entrambi i casi di due gradi al massimo. Nello specifico la norma prevede che “al fine di ridurre i consumi termici degli edifici ed ottenere un risparmio energetico annuo immediato, dal primo maggio 2022 e fino al 31 marzo 2023, la media ponderata delle temperature dell’aria, misurate nei singoli ambienti di ciascuna unità immobiliare per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici pubblici non dovrà superare rispettivamente i 19 gradi centigradi, +2 gradi di tolleranza, e non dovrà  essere minore dei 27 gradi centigradi, meno 2 gradi di tolleranza”.

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Salvi, almeno per adesso, i riscaldamenti delle abitazioni private. In Italia, secondo i dati di Selectra, in media la temperatura interna viene mantenuta tra i 21 e i 22,5 gradi durante i mesi più freddi: indossando un maglione in più si potrebbe abbassare il riscaldamento tra i 18 e i 19,5 gradi. 

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Se in tutte le abitazioni riscaldate a gas in Europa si riducesse la temperatura di 3 gradi, si potrebbe fare a meno dell'11,6% delle importazioni di gas russo. Quello che è certo è che se si interrompessero drasticamente le forniture di gas dalla Russia l’Italia precipiterebbe in uno scenario da austerity energetica, con razionamenti e pesanti conseguenze soprattutto dall’autunno. Già ora il Paese è in uno stato di preallerta, per i rischi sulle forniture di energia legati alle incognite della guerra in Ucraina. Alzare il livello di allarme, se la situazione precipitasse, vorrebbe dire abbassare l’illuminazione e i consumi in tutti gli edifici pubblici. 

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