Gas, Cingolani: "Stop dipendenza dal gas russo" in 24-36 mesi

Ambiente

"Il primo anno potrebbe essere il  più complicato", ha spiegato il ministro della Transizione ecologica. L'Italia dipende per il 40% dal gas russo, ma ora il Governo lavora a una strategia di diversificazione

Per Roberto Cingolani nell’arco di 24-36 mesi “è ragionevole dire che possiamo abbandonare completamente la dipendenza dal gas russo”. Il ministro della Transizione ecologica è intervenuto con un video registrato a un incontro sulla crisi climatica durante il Festival internazionale del Giornalismo a Perugia

Verso lo stop alla dipendenza dal gas russo

“Il lavoro che stiamo facendo di diversificazione delle fonti - ha dichiarato il ministro Cingolani - ci consente già per il primo semestre del prossimo anno di aver compensato buona parte del gas russo da altre fonti e progressivamente di superarlo". Per il ministro resta però il problema dello stoccaggio. “Il primo anno potrebbe essere il più delicato”, ha spiegato Cingolani, per il quale andare verso lo stop della dipendenza con queste tempistiche è possibile “a seconda di come riusciamo a mettere a posto certe infrastrutture”. “Noi per i primi tre-quattro mesi – ha sottolineato ancora il ministro - non avremo grossi problemi, un po' perché c'è la stagione calda in arrivo, un po' perché abbiamo delle riserve e anche perché non abbiamo solo gas. Ricordiamo anche che il consumo energetico di un Paese a gennaio, febbraio e marzo è circa il doppio di quello che abbiamo durante l'estate, quindi diciamo che il periodo sarebbe anche più favorevole".

 

Attesa per un protocollo con un altro Paese

Roberto Cingolani ha parlato di un Paese con cui l’Italia sta trattando per sostituire le forniture di gas russo. "Stiamo aspettando che un protocollo venga siglato e una lettera ufficiale di invito per cui si andrà poi a firmare”, ha spiegato. “Ora è altissima la probabilità che questa cosa avvenga nei prossimi giorni, però finché non ho il pezzo di carta mandato dalla presidenza di quello Stato non posso dire altro". Essere dipendenti per il 40% dal gas di un solo Paese fa sì che “se questo impazzisce il problema è pesante”. E ha aggiunto: “Se io questa fornitura la distribuisco su quattro, cinque, sei Paesi, che possono certamente essere anche questi instabili, la probabilità che però impazziscano tutti insieme è molto bassa. Se uno o due non mantengono gli impegni, comunque non mi toccano il 40% della fornitura ma mi toccheranno il 5-7%, quindi il tutto è un po' più gestibile".

 

Gli altri rifornimenti attuali

"In atto c'è una strategia molto complessa da portare avanti di diversificazione però tutti convergono su quelle linee oggi praticabili", ha affermato Cingolani ricordando anche i cinque gasdotti attuali. Due che provengono da nord, due dall’Africa e uno da est. Il ministro ha chiarito che quelli con cui ora l’Italia sta trattando per le nuove forniture sono Paesi più piccoli, “con cui l'Italia ha una tradizione di buoni rapporti ma anche di peso che è ben diverso di quello che l'Italia può avere verso la Russia". “Non c'è un'alternativa", ha concluso Cingolani. Ma d'altro canto "bisogna essere un po' ottimisti", considerando "da un lato la sicurezza nazionale e dall'altro la ragionevolezza".

il presidente del Consiglio Mario Draghi nella sala Polifunzionale duranta conferenza stampa al termine della riunione del Consiglio dei Ministri, Roma, 6 Aprile 2022. ANSA/GIUSEPPE LAMI - pool

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