
Il segretario del Pd esce con le ossa rotte dall’election day del 4 marzo. Sono passati 4 anni da quando, alle consultazioni Europee, il suo partito aveva superato da solo il 40%. Ora, invece, si assesta sotto il 20. E lui fa un passo indietro. FOTO-LIVE-SPECIALE

Matteo Renzi esce con le ossa rotte dall’election day del 4 marzo. È lui il grande sconfitto di queste Politiche, tanto che ha deciso di lasciare la segreteria del Pd. Il Partito Democratico si è fermato sotto il 20%. Sono lontani i tempi in cui, solo quattro anni fa, Renzi e i suoi superavano da soli il 40% alle Europee –
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L'era Renzi nel Pd era iniziata 5 anni fa. Renzi - sindaco di Firenze dal giugno 2009 al marzo 2014, nato nel capoluogo toscana nel 1975 - è diventato segretario l’8 dicembre 2013 vincendo le primarie del Partito Democratico con il 67,5% dei voti. La sua proclamazione ufficiale è avvenuta la domenica successiva, 15 dicembre, dalla nuova Assemblea eletta del Pd –
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Renzi aveva provato la scalata al centrosinistra anche nel 2012: dopo un tour in camper per la campagna elettorale, aveva perso le primarie di coalizione nel ballottaggio contro Pier Luigi Bersani (39,1%, contro il 60,9%) –
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Renzi è diventato presidente del Consiglio nel febbraio del 2014. L’allora premier Enrico Letta si era dimesso dopo la votazione da parte della Direzione del Pd, a larghissima maggioranza, di un documento di Renzi che proponeva la sostituzione del governo. Napolitano ha convocato Renzi al Quirinale il 17 febbraio e gli ha conferito l’incarico di formare un nuovo esecutivo. Il 22 il governo Renzi giura e un paio di giorni dopo ottiene la fiducia di Camera e Senato –
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Tre mesi dopo, il 25 maggio 2014, per Renzi c’è il banco di prova delle urne. Gli italiani sono chiamati a votare per le elezioni europee. Il Pd vince con il 40,81% di voti: è il miglior risultato in percentuale mai ottenuto dal partito –
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Un risultato che, però, il partito non riesce a mantenere. Dopo le Amministrative del 2016, soprattutto, Renzi ammette: “Una vittoria molto netta e indiscutibile dei Cinque Stelle”. In quelle elezioni Virginia Raggi e Chiara Appendino diventano sindache di Roma e Torino, dopo aver strappato le due città al Pd –
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Ma il 2016 riserva a Renzi un’altra sorpresa amara. Il 4 dicembre c’è il referendum costituzionale sulla riforma Renzi-Boschi. Il sì, di cui il governo e la maggioranza erano promotori, ottiene il 40,88% dei voti con affluenza del 65,47%. Il no ottiene il 59,11%. È una sconfitta per il premier. Il 5 dicembre Renzi annuncia le dimissioni da presidente del Consiglio e le formalizza il 7, dopo l'approvazione della legge di Bilancio. Gli succede a Palazzo Chigi il suo ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni –
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Il 19 febbraio 2017 Renzi rassegna le dimissioni anche da segretario del Partito Democratico, aprendo la fase congressuale. Il 30 aprile Renzi viene rieletto segretario del partito con il 69,2% dei voti nelle primarie e rilancia la corsa per il governo del Paese –
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Corsa che non finisce bene. Alle elezioni del 4 marzo 2018 il Pd si ferma sotto il 20% e il giorno dopo Renzi annuncia le sue dimissioni da segretario del partito. "Come previsto dallo Statuto ho già chiesto al presidente del Pd Orfini di convocare un'assemblea nazionale per aprire la fase congressuale al termine dell'insediamento del Parlamento e della formazione del governo", dice. E assicura che in futuro farà "il senatore semplice" -
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