L'ex premier annuncia il passo indietro dopo i risultati delle elezioni politiche che hanno visto la prima forza del centrosinistra scendere sotto il 20% delle preferenze: "Farò il senatore semplice". Resa dei conti e tensioni nel partito. SPECIALE - LIVE
Le tensioni nel Pd
Lo scontro all’interno del partito non è tanto sulle dimissioni di Renzi, ma sul “come”. Renzi, infatti, ha annunciato che intende gestire la fase di insediamento delle Camere e formazione del governo. Questa modalità non piace ai “big” di maggioranza e minoranza, che sono insorti e hanno preso le distanze dal leader. Luigi Zanda ha firmato una nota durissima, il cui contenuto sarebbe condiviso da Dario Franceschini, in cui accusa Renzi di "manovre" per "prendere tempo". "Le dimissioni si danno, non si annunciano", ha attaccato Anna Finocchiaro. In ambienti Dem è trapelato il disappunto anche di renziani di rango come Graziano Delrio e Maurizio Martina, che avrebbero chiesto un percorso chiaro e collegiale, senza rotture. Il premier Paolo Gentiloni non ha commentato le parole del segretario, ma condividerebbe il pensiero di Zanda. “Le dimissioni sono verissime”, della gestione della prossima fase si parlerà "lunedì in direzione”, ha assicurato dal Nazareno Lorenzo Guerini. Ma non è bastato a calmare le acque. La richiesta dei "big" della maggioranza è lasciare al vicesegretario Maurizio Martina, come a suo tempo fecero Veltroni e Bersani, la guida del partito fino al congresso. La minoranza non ha risparmiato attacchi. “Cerca alibi, non servono bunker ma pluralismo", ha detto Andrea Orlando. E Michele Emiliano: "Renzi punta all'autoconservazione". "Queste dimissioni fake avvelenano i pozzi", ha attaccato anche Marco Meloni, con parole che rispecchierebbero il pensiero di Enrico Letta.
“No a inciuci ed estremismi”
Tornando alla conferenza di Renzi, l'ex premier ha escluso ogni possibile accordo con il M5S. "Siccome qualcuno ci ha raccontato una realtà fatta di sogni, il Pd è qui per dire no inciuci, no caminetti, no estremismi. Sono i tre no che ribadiamo forti e chiari", ha sottolineato. "Chi ha la forza per governare, se ne è capace, lo faccia, noi faremo sempre il tifo per l'Italia, ma saremo responsabili nel saper dire dei sì e anche dei no. Faremo un'opposizione che non si attaccherà alle fake news, che non pedinerà gli avversari e non si piegherà alla cultura dell'odio". Renzi ha anche detto di sentirsi “garante di un impegno morale politico e culturale: abbiamo detto in campagna elettorale no a un governo con gli estremisti e noi non abbiamo cambiato idea, non stavamo scherzando". E ricorda tre elementi che "ci separano da Salvini e di Maio, il loro antieuropeismo, l'antipolitica e l'utilizzo dell'odio verbale. Se siamo mafiosi, corrotti, impresentabili, con le mani sporche di sangue, sapete che c'è? Fate il governo senza di noi, il nostro posto è all'opposizione".
"A Pesaro Minniti sconfitto da un impresentabile"
Secondo Renzi "c'è l'evidenza di un vento estremista che nel 2014 siamo riusciti a fermare, anzi a incanalare a nostro sostegno ed ora non siamo riusciti a bloccare", e il simbolo di questa campagna è "l'assoluto stridente contrasto in uno dei collegi, mi riferisco a Pesaro. Abbiamo candidato un ministro (Marco Minniti ndr) che ha fatto un lavoro straordinario contro un candidato M5S impresentabile per loro stessa ammissione, che è riuscito ad avere la meglio contro ogni valutazione di merito".
Nuovo segretario scelto dalle primarie
"È ovvio che io debba lasciare la guida del Partito democratico", ha detto Renzi, aggiungendo che l’assemblea nazionale del partito sarà convocata "al termine della fase di insediamento del nuovo Parlamento e della formazione del governo". L’ex presidente del Consiglio ha poi espresso parere negativo "a un reggente scelto da un caminetto, sì a un segretario scelto dalle primarie. Lo dico con grande rispetto e amicizia ai miei amici dirigenti del Pd". E aggiunge: "Non credo che sia possibile evitare un confronto vero dentro il Pd su ciò che è accaduto in questa campagna elettorale, in questi mesi, in questi anni. Sarà il caso di fare un congresso serio e risolutivo, non uno che si apre e non finisce mai, ma uno che permetta alla leadership di fare quello per cui è stata eletta".
L’attacco agli oppositori del referendum
Renzi ha anche attaccato chi, il 4 dicembre 2016, si è opposto alla riforma costituzionale: "Oggi la situazione politica è che chi ha vinto politicamente le elezioni non ha i numeri per governare, e chi è intellettualmente onesto dovrebbe riconoscere che questo problema nasce dalla vicenda referendaria. Paradossalmente si è molto discusso di personalizzazione ma non di come oggi" quelli che contestavano la riforma costituzionale "sono vittime per prime esse stesse dei loro marchingegni e della loro scelta di contestare".
“Errore non votare nel 2017”
"Noi abbiamo compiuto errori - ha detto Renzi - il principale è stato non capire che è stato un errore non votare in una delle due finestre del 2017 in cui si sarebbe potuta imporre una campagna sull'agenda europea". L'altro è essere stati in campagna elettorale "fin troppo tecnici, non abbiamo mostrato l'anima delle cose fatte e da fare".
"Orgogliosi dei nostri risultati"
Renzi però rivendica anche i risultati ottenuti: “Ripartiamo da qui con l'orgoglio di chi in questi cinque anni può dire di avere fatto un lavoro bello, restituiamo le chiavi di casa con una casa molto più in ordine e tenuta bene", ha detto, aggiungendo che in questi 5 anni "il Pil è aumentato del 4%, i consumi del 5,4%, l'export del 17%, i posti di lavoro di 1 milione, i macchinari del 24%. Siamo orgogliosi di questi risultati e siccome vogliamo bene all'Italia speriamo che coloro i quali sembrano pronti ad assumersi la responsabilità di governare possano fare meglio".