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Vincent Lambert, dall’incidente al dibattito sul fine vita: le tappe del caso

Mondo

Di professione infermiere psichiatrico, nel 2008 rimane tetraplegico in seguito a un incidente stradale ed entra in stato vegetativo. Dopo una battaglia decennale tra fazioni politiche, familiari e tribunali, muore l’11 luglio 2019

Il suo caso ha scosso la Francia, diventando il simbolo del dibattito sul fine vita: da una parte i contrari all’eutanasia, sostenitori del proseguimento delle cure a tutti i costi pur di salvare una vita umana, dall’altra chi si scaglia contro l’accanimento terapeutico e l’alimentazione forzata nei confronti di una persona in conclamato stato vegetativo. A undici anni dal devastante incidente stradale che lo ha inchiodato a un letto d’ospedale, l’11 luglio 2019 Vincent Lambert è morto, in seguito alla decisione dei medici di sospendergli cure e alimentazione. Nel mezzo, una guerra decennale tra fazioni politiche, familiari e tribunali.

L’incidente e lo stato vegetativo

Di professione infermiere psichiatrico, Vincent Lambert entra in stato vegetativo dopo che, nel settembre 2008, rimane coinvolto in un incidente stradale. Il trauma gli provoca una lesione cerebrale che lo rende tetraplegico e assolutamente dipendente. Nel 2011, i medici escludono qualsiasi possibilità di miglioramento e nel 2014 la sua condizione viene classificata come vegetativa. Dal 2009 al 2019 è ricoverato all’ospedale di Reims.

La faida familiare e la posizione del Vaticano

È dal 2013 che la famiglia si è spaccata sulla sorte di Vincent. La moglie Rachel, suo nipote e sei fratelli e sorelle si sono sempre schierati contro quello che ritenevano un accanimento terapeutico. Sulla stessa posizione i sanitari che lo avevano in cura e il suo medico. Pierre e Viviane Lambert, i genitori vicini ai cattolici integralisti della Fratellanza Sacerdotale San Pio X, sono invece sempre stati contrati all’interruzione, così come un fratello e una sorella di Lambert. Anche il Vaticano è intervenuto a più riprese, definendo lo stop all’alimentazione una “grave violazione”.

La decisione del Consiglio di Stato: sì alla sospensione

Il 24 giugno 2014 il Consiglio di Stato, la più alta giurisdizione amministrativa in Francia, con una sentenza afferma che ritiene legale l'interruzione del trattamento da parte dei medici dell’ospedale di Reims. Passa un giorno e la Corte europea dei diritti dell'uomo decide di sospendere la sentenza del Consiglio di Stato per esaminare il ricorso presentato dalla famiglia. Un anno dopo, il 5 giugno 2015, la Corte di Strasburgo dà il via libera all’eutanasia. Contrariamente alle attese, però, l'equipe medica dell'ospedale di Reims sceglie di non prendere alcuna decisione in merito allo stop dei trattamenti e chiede alla procura della Repubblica di designare un "rappresentante legale” del paziente. Non ci sono "le condizioni di serenità e sicurezza necessarie per continuare la procedura" di interruzione dei trattamenti, scrivono i medici in una nota. Tra le cause, le "pressioni" e "insicurezze" legate al disaccordo in seno alla famiglia.

Tribunale amministrativo: non si possono obbligare i medici

Nell’ottobre 2015 il tribunale amministrativo della cittadina di Chalons-en-Champagne respinge la richiesta di un nipote di Lambert di obbligare i medici a “staccare la spina”, in linea con la sentenza emessa dalla Corte europea dei diritti dell'uomo. Il tribunale sentenzia che i medici possono, in virtù della loro "indipendenza professionale e morale", decidere se sospendere o meno la procedura di interruzione delle cure.

L'interruzione delle cure e lo stop della Corte d’Appello

Il 30 aprile 2019 la Corte di Strasburgo respinge nuovamente un ricorso dei genitori di Lambert, stabilendo che la questione era già stata analizzata con la sentenza del 2015. Il 20 maggio 2019, Vincent Sanchez, il capo del reparto per le cure palliative dell'ospedale di Reims, annuncia che interromperà i trattamenti. Polemiche, disperazione dei genitori, poi la sera stessa il colpo di scena: con la Corte d'appello di Parigi che ordina di riattaccare immediatamente la spina almeno fino a quando un comitato dell'Onu per i diritti dei disabili, al quale i genitori avevano inviato uno dei tanti ricorsi, non si fosse espresso. "È una grande vittoria, l'inizio di una remontada”, esulta l'avvocato Jean Paillot, in piazza a Parigi in mezzo a un gruppo di manifestanti ostili allo stop.

La Cassazione ribalta la decisione

Il 28 giugno, però, un nuovo colpo di scena: la Corte di Cassazione accoglie il ricorso contro la sentenza dei giudici di appello presentato dal governo francese e sostenuto dalla moglie di Lambert. Dichiarando i giudici di appello “non competenti” per esprimersi sul caso, la Corte riapre quindi la possibilità di sospendere le cure.

La morte di Lambert

Il 3 luglio 2019 ha inizio la procedura di interruzione dei trattamenti. Due giorni dopo i genitori annunciano di essersi arresi, definendo ormai "inevitabile" la morte di Vincent. Alle 8 e 24 dell’11 luglio Lambert muore.

Cosa prevede la legge francese

La Francia ha introdotto con la legge Leonetti del 2005 il concetto di diritto al "lasciar morire", che favorisce le cure palliative. (EUTANASIA IN EUROPA: ECCO IN QUALI PAESI È LEGALE E IN QUALI NO) Nel 2016 è stato prescritto che, pur non essendo legali l’eutanasia o il suicidio assistito, si è autorizzati a sospendere i macchinari in caso di "ostinazione irragionevole”. Il protocollo medico prevede in questo caso "l'arresto dei trattamenti" e una "sedazione profonda e continua" per il paziente. (LE DIFFERENZE TRA EUTANASIA E SUICIDIO ASSISTITO)

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