
Da Lenin a Putin passando per Stalin e Gorbaciov: l’elenco dei leader di Urss e Russia
Nella lunga e complessa storia del più vasto Stato del mondo, sono stati molti gli uomini a guidare il gigante transcontinentale: dalla Rivoluzione d’ottobre a oggi, ecco chi sono i leader che hanno governato a Mosca

Dalla nascita dell’Unione Sovietica a oggi, sono molti i leader che si sono avvicendati alla guida del più vasto Stato del mondo: dal padre dell’Urss Lenin fino all’attuale presidente della Federazione Russa Putin, passando per Iosip Stalin e Michail Gorbaciov, ecco chi sono le figure recenti più importanti della storia russa
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LENIN (1922-1924) - Pseudonimo di Vladimir Ilic Uljanov, è il padre dell’Unione Sovietica. L’Urss nasce nel dicembre del 1922, al termine della guerra civile tra “bianchi” e “rossi” che per anni aveva devastato il Paese. Lenin, uno dei leader e segretario generale del Partito comunista, è il primo a guidare il gigante nato dalle ceneri dell’Impero zarista e dalla sconfitta delle armate di Kerenskij. La sua leadership però durò pochissimo: da tempo gravemente malato, si spense il 21 gennaio del 1924, agli albori della storia dell’Unione Sovietica
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STALIN (1924-1953) - Nonostante le critiche mossegli da Lenin e lo scontro con un altro leader storico dei comunisti russi come Lev Trockij, fu Iosip Stalin a prendere la guida del Pcus. Nei suoi oltre 30 anni alla guida dell’Urss, segnati dalla trasformazione dell’Unione sovietica in una dittatura totalitaria e dalle brutali repressioni interne all’Urss e agli Stati satelliti, Stalin attraversò eventi epocali come la crisi del ’29, la Seconda Guerra Mondiale e l’inizio della Guerra Fredda
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MALENKONV (1953) - La morte di Stalin lasciò un enorme vuoto di potere nell’Urss: la guida del Paese fu presa per brevissimo tempo da Georgij Malenkov (in foto il secondo da destra), collaboratore del defunto leader. Per circa sei mesi Malenkov tenne le redini dell’Unione sovietica, ma la sua leadership ebbe vita molto corta
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KRUSCIOV (1953-1964) - A succedergli, in contrasto con il capo della polizia segreta Lavrentij Berija, fu Nikita Krusciov. Il nuovo leader del Pcus (in foto con il presidente Usa Kennedy) passò allo storia per aver denunciato i crimini di Stalin nel corso del XX Congresso del partito del 1956, dando il via alla “destalinizzazione” dell’Unione Sovietica e alla rottura dei rapporti con la Cina. La gestione della crisi dei missili di Cuba nel 1962 ne minò irrimediabilmente il prestigio interno, e due anni dopo fu messo alla porta dal Partito
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BREZNEV (1964-1982) - Il suo posto alla guida del Pcus fu preso da Leonid Breznev, che guidò l’Urss per quasi vent’anni. Sotto la sua leadership l’Unione Sovietica conobbe non solo un’epoca di rinnovata tensione col blocco Occidentale, ma anche drammatici avvenimenti come la repressione della Primavera di Praga (1968) e l’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979). Morì mentre era ancora in carica, come Lenin e Stalin prima di lui

ANDROPOV (1982-1984) E CERNENKO (1984-1985) - La morte di Breznev aprì nuovamente un drammatico vuoto di potere a Mosca. Inizialmente la guida del Pcus passò a Jurij Andropov (in foto), all’epoca capo del Kgb, ma si ammalò presto e morì nemmeno 15 mesi dopo l’ascesa al potere. Gli succedette Konstantin Cernenko, già malato al momento della nomina e che morì appena 13 mesi dopo

GORBACIOV (1985-1991) - Il vuoto di potere durato anni dopo la morte di Breznev venne riempito solo con la nomina a segretario del Pcus di Michail Gorbaciov. Il nuovo leader sovietico diede linfa alle riforme già abbozzate dai predecessori e, con i processi passati alla storia come “perestrojka” e “glasnost”, portò alla dissoluzione dell’Unione sovietica. La caduta dell’Urss spazzò via non solo oltre mezzo secolo di potere del Partito comunista, ma anche Gorbaciov stesso

ELTSIN (1991-1999) - A guidare la neonata Federazione Russa arrivò Boris Eltsin: sotto la sua guida il paese intraprese un profondo processo di riforma, avvicinandosi al modello liberale (la cosiddetta “terapia shock”) e al blocco Occidentale. In una Russia gravata dalla crisi economica, e con l’ascesa degli oligarchi a controllare le ancora notevoli risorse del Paese, la leadership di Eltsin venne erosa finché quest’ultimo non decise di lasciare il potere al suo successore designato: Vladimir Putin

PUTIN (1999-2008) - L’ascesa al potere di Vladimir Putin coincise con un periodo di rapida espansione economica in Russia: durante i primi 8 anni alla guida del Paese la crescita del Pil fu spinta da riforme economiche e fiscali. Nonostante l’intesa siglata a Pratica di Mare con gli Stati Uniti sul controllo degli armamenti, però, le rinnovate relazioni con l’Occidente iniziarono pian piano a deteriorarsi

MEDVEDEV (2008-2012) - Putin fu costretto a cedere il potere nel 2008, poiché la Costituzione russa prevede il limite di due mandati per il presidente. A succedergli fu il suo primo ministro, Dmitri Medvedev, mentre Putin venne nominato nuovo capo del governo. Il nuovo capo di Stato si trovò ad affrontare la grande crisi economica di inizio secolo, e dopo il primo mandato cedette nuovamente la leadership al suo predecessore

PUTIN (2012 a oggi) - Nonostante le accuse mosse dagli oppositori politici, Putin vinse le elezioni e tornò alla guida della Russia, che mantiene tutt’oggi. Dal 2012 a oggi, mentre la democrazia interna del Paese viene erosa, si sono succeduti una serie di eventi che hanno portato Mosca in aperto contrasto con l’Occidente. I più significativi sono l’annessione della Crimea nel 2014 e la successiva invasione dell’Ucraina nel 2022, che ha causato una gravissima crisi energetica globale