Consiglio Ue, prestito da 90 miliardi a Kiev, salta uso asset russi. Slitta firma Mercosur
MondoIntroduzione
Nella notte, al termine di uno dei vertici più lunghi e delicati degli ultimi tempi, l'Europa ha trovato una quadra nel segno dell'unanimità, e ha scelto di sostenere Kiev per il 2026 e 2027 con un prestito da 90 miliardi, attraverso debito comune (TUTTI GLI AGGIORNAMENTI LIVE). "Ha prevalso il buon senso", ha esultato la premier Giorgia Meloni, che fino all'ultimo ha frenato sull'ipotesi dell'uso dei beni congelati di Mosca su cui invece spingevano Ursula von der Leyen e Friedrich Merz. Intanto è stata rinviata a gennaio la firma dell'accordo commerciale tra l’Unione europea e il blocco sudamericano del Mercosur all'esame del Consiglio europeo e prevista sabato. Decisivi il no di Francia e Italia e la protesta dei mille trattori che hanno invaso il quartiere europeo di Bruxelles, provocando scontri con la polizia e il lancio di lacrimogeni. Il leader brasiliano Lula ha sentito la premier Meloni: “Non è contraria ma chiede tempo”. Il governo italiano è pronto a firmare l'intesa "non appena saranno fornite le risposte necessarie agli agricoltori”, dice Palazzo Chigi.
Quello che devi sapere
Aiuti a Ucraina, cosa è successo al vertice
Il vertice era stato preparato in modo tale che, mentre i capi di Stato e di governo dei 27 discutevano dei temi considerati attualmente meno centrali, le trattative sull'uso degli asset tra la Commissione europea e il Belgio andassero avanti per cercare di trovare un punto di caduta sul grande nodo delle garanzie. Al momento della cena, tuttavia, è cominciato ad emergere un dato: il binario degli asset russi non avrebbe portato a niente. Il premier belga Bart De Wever non aveva dato segni di cedimento. Le perplessità di Paesi come Italia, Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca restavano intatte. Viktor Orban e Robert Fico, nel frattempo, non smettevano di lavorare ai fianchi per far saltare la soluzione che avrebbe scatenato l'ita di Mosca. A quel punto il pressing di Merz e von der Leyen ha smesso di dare segni di vitalità.
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Il prestito da 90 miliardi
Sul tavolo dei 27 ha acquistato forza il piano B, un prestito da 90 miliardi finanziato sul mercato dei capitali con la garanzia del Qfp, ovvero del bilancio pluriennale comunitario. Un simile accordo necessitava tuttavia dell'unanimità. Ed è lì che ha avuto luogo il secondo colpo di scena: Praga, Bratislava e Budapest si sono detti disponibili a votare l'accordo, a patto di avere la possibilità dell'opt-out, ovvero di non partecipare al prestito per Kiev. A notte fonda, i 27 si sono riuniti ed è bastata meno di un'ora per trovare l'accordo.
Congelati gli asset russi
I beni russi congelati rimarranno bloccati fino a quando Mosca non avrà pagato i risarcimenti all'Ucraina. E, se non lo farà, l’Ue si dice pronta a ricorrere, nel rispetto del diritto internazionale, a quegli stessi asset per rimborsare il prestito. "Sono contenta che si sia riusciti a garantire le risorse che sono necessarie, ma a farlo con una soluzione che ha una base solida sul piano giuridico e finanziario", ha spiegato Meloni al termine del vertice.
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Le posizioni dei leader
Hanno prevalso, nelle parole più utilizzate dai leader, il "buon senso", il "pragmatismo" e la "stabilità" finanziaria. Ha prevalso la volontà di sostenere l'Ucraina. Ma a non prevalere, in maniera netta e clamorosa, è stata la linea che Ursula von der Leyen e Friedrich Merz avevano indicato da giorni, quella dell'uso degli asset russi. "Ha prevalso il buon senso", ha esultato la premier Giorgia Meloni, che fino all'ultimo ha frenato sull'ipotesi dell'uso dei beni congelati di Mosca.
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Zelensky: “Sostegno Ue rafforza la nostra resilienza”
"Sono grato a tutti i leader dell'Unione europea per la decisione del Consiglio europeo di stanziare 90 miliardi di euro di aiuti finanziari all'Ucraina nel periodo 2026-2027. Si tratta di un sostegno significativo che rafforza davvero la nostra resilienza”, ha scritto su X il presidente dell'Ucraina, Volodimir Zelensky. "È importante che i beni russi rimangano immobilizzati - prosegue - e che l'Ucraina abbia ricevuto una garanzia di sicurezza finanziaria per i prossimi anni. Grazie per il risultato raggiunto e per l'unità dimostrata. Insieme stiamo difendendo il futuro del continente”.
Il capitolo Mercosur
A Bruxelles, mentre dentro le sale del Consiglio europeo la tensione era già alta sul dossier Ucraina, Ursula von der Leyen ha informato i leader Ue di una decisione rimasta in bilico fino all'ultimo, accogliendo le richieste di Italia e Francia: il rinvio a gennaio del sigillo - inizialmente previsto per sabato 20 dicembre - sull'accordo Ue-Mercosur. Già nel pomeriggio Palazzo Chigi aveva congelato l'intesa, suggellando un'inedita convergenza con Emmanuel Macron. Prima, è stata la linea ribadita dal governo, servono "le risposte necessarie agli agricoltori", garanzie di reciprocità e tempo.
Le proteste
In città intanto le preoccupazioni condivise anche dagli agricoltori di Belgio, Polonia e Irlanda sono sfociate in proteste. A Bruxelles sono arrivati circa 8mila manifestanti, quasi mille trattori, per contestare anche i tagli alla Pac nel prossimo bilancio Ue. Un assedio che si è scontrato con l'urgenza sostenuta dalla Commissione europea, insieme a Berlino e Madrid, di chiudere - dopo 26 anni di negoziati - una partnership considerata essenziale per diversificare i mercati e rispondere ai dazi di Donald Trump.
Dialogo Lula-Meloni
"La mia sorpresa è stata scoprire che l'Italia, insieme alla Francia, non voleva firmare l'accordo", ha ammesso Luiz Inácio Lula da Silva dal Brasile, parlando anche a nome di Argentina, Paraguay, Uruguay e Bolivia. Tuttavia, un primo tentativo di dialogo è arrivato con un confronto diretto con Meloni: la premier, ha riferito il leader brasiliano, "non è contraria, ma è sotto pressione dal mondo agricolo e mi ha chiesto pazienza: una settimana, dieci giorni, al massimo un mese". Il tempo necessario - nelle intenzioni italiane - per raffreddare la piazza e tentare di riaprire il testo inserendo clausole più robuste.
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Meloni: “Su Mercosur più tempo per avere garanzie per agricoltori”
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha spiegato che "l'Italia ha chiesto di rinviare la firma" sul Mercosur "di altre due settimane", ma la premier "Giorgia Meloni ha affermato che, in coordinamento con la Commissione europea, si assicureranno che al più tardi a metà gennaio questo appuntamento a Brasilia" per la firma "possa aver luogo, quindi è ormai certo che entrerà in vigore una volta che il governo italiano avrà dato il suo consenso”. Poco dopo Meloni ha confermato che “si sta lavorando per posticipare il summit, il che ci offre altre settimane per cercare di dare le risposte richieste dai nostri agricoltori, le salvaguardie che sono necessarie per i nostri prodotti e consentirci così di poter approvare l'accordo quando, come abbiamo detto, avremo tutte le garanzie".
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