La Danimarca frena sulla proposta "Chat Control" e propone un nuovo approccio

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La proposta è stata bloccata perché, per come è stata ideata, secondo gli esperti potrebbe violare le norme che tutelano il diritto di riservatezza che copre la corrispondenza tra messaggi privati

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La Danimarca - a cui spetta il turno di presidenza del Consiglio dell'Unione Europea -  accantonando la proposta, ha fatto marcia indietro sul controverso Regolamento per la prevenzione e la lotta contro l'abuso sessuale su minori (CSAM). Il governo danese propone, infatti, di sviluppare un nuovo approccio in merito ad una particolare misura rivolta alle piattaforme di messaggistica come WhatsApp a cui sarebbe stato imposto di scansionare anche le comunicazioni private alla ricerca di materiale pedopornografico minando così la sicurezza nelle comunicazioni.

Le ragioni per cui la proposta è stata, al momento, accantonata

"Se proseguiamo i negoziati sulla base della precedente proposta di compromesso, c'è il rischio concreto che le autorità si trovino senza strumenti per combattere questi crimini. Non è un rischio che siamo disposti a correre" ha spiegato una fonte diplomatica europea. Ciò che denunciano diversi esperti di cybersicurezza è che il possibile grado di penetrazione dell'algoritmo nelle piattaforme di comunicazione in rete potrebbe violare le norme che tutelano il diritto di riservatezza che copre la corrispondenza tra messaggi privati. Questo perché, le società che forniscono software crittografati sarebbero state obbligate a consentire una verifica preventiva sui contenuti alla ricerca di materiale dove si menzionano abusi su soggetti con meno di 18 anni di età. Sarebbe poi spettata ad un algoritmo bypassare la crittografia e intercettare l'eventuale illecito prima che dal mittente il messaggio giungesse al destinatario.

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La proposta della Danimarca   

L'approccio proposto dalla presidenza che non include gli ordini di rilevamento, mantiene però l'attuale regime volontario, in scadenza nel 2026, per le società tech nel rintracciare materiale pedopornografico. I fornitori sarebbero tenuti a effettuare una valutazione del rischio: l'individuazione volontaria sarebbe una possibile misura di mitigazione. Restano poi altri elementi della proposta, ad esempio la possibilità di emettere ordini di blocco e rimozione o gli obblighi di segnalazione. Copenaghen inoltre punta a includere una clausola di revisione, che consentirebbe alla Commissione di valutare la necessità e la fattibilità di includere obblighi di rilevamento in futuro, tenendo conto degli sviluppi tecnologici. Se gli Stati membri sosterranno l'approccio proposto, la presidenza procederà a elaborare una proposta di compromesso rivista, che dovrebbe essere discussa in una riunione del gruppo di lavoro a novembre.

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Contrari al provvedimento, l'annunciata stretta su chat e foto private ha incontrato già a settembre l'opposizione ufficiale di 8 Stati: Austria, Belgio, Germania, Lussemburgo, Repubblica Ceca, Finlandia, Paesi Bassi e Polonia. A metà ottobre, la ministra tedesca per la Giustizia Stefanie Hubig aveva rilasciato una dichiarazione poco prima della riunione dei ministri Ue della Giustizia a Lussemburgo: "Stiamo attualmente lavorando, all'interno del governo federale, a una proposta congiunta" sulla lotta agli abusi sessuali sui minori online che "possa affrontare le preoccupazioni relative al controllo indiscriminato delle chat e trovare una soluzione che sia conforme allo stato di diritto" ma aveva precisato in quell'occasione l'importanza di fare progressi a livello europeo. 

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