Consiglio europeo, oggi il vertice. Dai beni russi al Green Deal: i temi sul tavolo
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A Bruxelles è il giorno del Consiglio europeo. Tanti i temi al centro dei lavori dei 27 leader. Ma al tavolo dell’incontro si parlerà soprattutto di Ucraina e competitività. I Paesi arrivano al vertice con posizioni differenti o addirittura opposte su una serie di punti cruciali. Ecco cosa può succedere.
Quello che devi sapere
La scaletta del vertice Ue
Il Consiglio Europeo prende il via intorno alle 10 del mattino, con gli ingressi previsti a partire dalle ore precedenti. I leader partiranno dal dossier ucraino, ricevendo prima il presidente Volodymyr Zelensky per poi passare al capitolo sanzioni e utilizzo degli asset russi per erogare i prestiti di riparazione a Kiev. La sessione del mattino prevede infine un passaggio sulla difesa, con la discussione della proposta della Commissione del piano al 2030. A pranzo e nel pomeriggio si terrà invece la sessione su competitività e clima, che si prevede molto agguerrita. In questo contesto, i leader affronteranno i seguenti temi: i progressi compiuti in materia di proposte legislative di semplificazione (pacchetti omnibus di semplificazione); come raggiungere gli obiettivi climatici dell'Ue sostenendo al contempo le industrie e i cittadini nel percorso verso la neutralità climatica nel 2050; come conseguire la sovranità digitale in linea con i valori dell'Ue, proteggendo al contempo le infrastrutture digitali e sfruttando le tecnologie future.
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Gli altri temi in agenda
I lavori prevedono anche altre tematiche: le migrazioni, la crisi degli alloggi, che verrà affrontata per la prima volta al livello dei leader, e il Medio Oriente. A cena è previsto invece l'Eurogruppo e l'incontro con la governatrice della Bce Christine Lagarde. Il vertice dovrebbe concludersi in giornata, tenendo anche conto che domani a Londra si riunirà la “Coalizione dei volenterosi”.
L’Ucraina
Il primo nodo riguarda l'uso dei beni russi congelati per continuare a sostenere Kiev anche nel 2026. Dei cosiddetti frozen asset se ne parlerà a partire dalla tarda mattinata, dopo l'intervento di Volodymyr Zelensky. Sulla questione la Commissione mira ad ottenere il via libera dei 27 alla presentazione di una proposta, che potrebbe concretizzarsi a inizio novembre. I nodi delle garanzie, delle ritorsioni di Mosca e della necessità di rinnovare le sanzioni per mantenere "congelati" gli asset non vedono i 27 sulla stessa linea. Roma è molto prudente. Il Belgio mantiene il suo veto, ancora non convinto dall'impatto giuridico e finanziario sulla sua Euroclear, cassaforte degli asset dello Zar. Zelensky, da par suo, ribadirà un punto: l'Ucraina sta finendo i soldi per difendersi dalla Russia. Dovrà accontentarsi di una dichiarazione d'intenti e di una novità dell'ultim'ora: il sì al 19esimo pacchetto di sanzioni, quasi tutto sul gas russo. Lo slovacco Robert Fico ha tolto il veto in cambio di aperture sui prezzi dell'energia e sulle auto. L'accordo è a un passo anche perché Viktor Orban è atteso a Bruxelles solo nel pomeriggio, quando il dossier ucraino sarà chiuso.
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La competitività
Poi si affronterà il grande capitolo della competitività, con tutti i nodi legati al Green Deal. Una parte dei leader, a partire dalla premier italiana Giorgia Meloni, vuole ridimensionarlo. La discussione su competitività e target climatici è prevista nel pomeriggio. In teoria dovrebbe terminare entro la cena dell'Eurosummit. In pratica sono diverse le delegazioni che prevedono un ritorno alla discussione in notturna.
Le posizioni sul Green Deal
Sul Green Deal è previsto scontro aperto. In ballo ci sono dei target sul clima da portare alla Cop30. I 27 sono più o meno spaccati in tre gruppi: si va dagli ultra-sovranisti Slovacchia e Ungheria ai pragmatici, fino ai fedeli agli obiettivi della transizione. Sul target della riduzione del 90% delle emissioni al 2040 verrà imposta la parola flessibilità. Il quanto sarà oggetto di discussione. L'Italia punta ad uno sconto del 5%. Per tanti suoi omologhi è troppo. Ursula von der Leyen non vuole che si esca dal range del 3-5%. Nelle conclusioni non sarà scritto alcun numero: spetterà ai ministri competenti deciderli in una riunione straordinaria calendarizzata il 4 novembre. La discussione tuttavia è ben più ampia ed è stata aperta dalla lettera inviata da 19 Paesi membri ai vertici Ue in cui si chiede di "rivedere, ridurre e limitare" le norme, a cominciare da quelle verdi. Italia, Francia, Germania e Polonia hanno tutte firmato la missiva.
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Possibile spaccatura
"L'Ue cambi approccio o non voteremo la legge sul clima, non sosteniamo obiettivi irragionevoli", ha detto Meloni nonostante la recente apertura della Commissione ai biocarburanti. Per la premier, "dire dei no" significa "salvare l'Ue da diktat che ne hanno devastato la forza". Paesi come Spagna, Danimarca o Irlanda hanno già messo in guardia la Commissione che semplificazione non vuol dire "deregulation". E non va meglio all'Eurocamera. L'intesa tra Ppe, Socialisti e liberali sulla due diligence (la norma sulla rendicontazione delle aziende sulla sostenibilità) è stata affossata dai franchi tiratori. La maggioranza naviga nel caos, mentre Usa e Qatar hanno messo nero su bianco il loro avvertimento: o l'Ue cambia le regole o l'export di gas è a rischio.
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