A tre settimane dall'incontro alla Casa Bianca, si torna a discutere su come arrivare alla fine, o quantomeno a una tregua, nel conflitto tra Mosca e Kiev, e soprattutto con quali garanzie di sicurezza. Macron: "26 Paesi si sono impegnati per truppe in Ucraina", se Mosca rifiuta il negoziato "adotteremo ulteriori sanzioni insieme agli Stati Uniti". Trump chiede ai leader europei lo stop all'acquisto dippetrolio russo
Mentre Putin sfida Zelensky e lo esorta ad andare a Mosca “se è pronto” a incontrarlo - proposta che Kiev ritiene “inaccettabile” – a Parigi si è tenuto un nuovo vertice dei Volenterosi per capire come muoversi verso la tanto invocata “pace giusta” che metta fine alla guerra in Ucraina, e soprattutto quali “garanzie di sicurezza” offrire (GLI AGGIORNAMENTI LIVE). Zelensky è tornato così nella capitale francese a meno di tre settimane dal tavolo alla Casa Bianca: "Stiamo dando concretezza alle garanzie di sicurezza a lungo termine per l'Ucraina e garantendo già ora il supporto alle nostre Forze di Difesa ucraine", ha detto dopo il termine del vertice, presieduto - insieme a Macron - dal premier britannico Starmer, a distanza. In tutto hanno partecipato 35 leader, tra cui Giorgia Meloni (da remoto). "A tutt'oggi 26 Paesi di questa Coalizione dei Volenterosi si sono impegnati per inviare truppe in Ucraina come forze di riassicurazione fin dal giorno seguente alla firma di una pace", ha sottolineato Macron al termine della riunione. Sull'invio di truppe non è però d'accordo la premier Meloni: "nel ribadire l'indisponibilità dell'Italia a inviare soldati in Ucraina", la presidente del Consiglio "ha confermato l'apertura a supportare un eventuale cessate il fuoco con iniziative di monitoraggio e formazione al di fuori dei confini ucraini", riferisce una nota di Palazzo Chigi. Intanto Donald Trump, dal canto suo, ha detto ai leader europei che l'Europa deve smettere di acquistare petrolio russo che, a suo dire, sta aiutando Mosca a finanziare il conflitto.
Da Italia "garanzie in spirito di condivisione transatlantica"
Meloni, dopo la riunione dei Volenterosi, ha partecipato "a un successivo collegamento telefonico con il Presidente Trump nel quale sono stati condivisi gli esiti della riunione della mattina ed è stato riaffermato il senso di unità nel ribadire l'obiettivo comune di una pace giusta e duratura per l'Ucraina. Essa può essere solo raggiunta con un approccio che unisca il continuo sostegno all'Ucraina, il perseguimento di una cessazione delle ostilità, il mantenimento della pressione collettiva sulla Russia, anche attraverso lo strumento delle sanzioni, e solide e credibili garanzie di sicurezza, da definire in uno spirito di condivisione tra le due sponde dell'Atlantico", riferisce una nota di Palazzo Chigi.
Von der Leyen: "In gioco c'è la sicurezza di tutta Europa"
La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen ha parlato di "un incontro cruciale, perché sappiamo tutti che la posta in gioco è il futuro e la sicurezza dell'intero continente. I leader hanno approvato il lavoro dei loro capi di Stato maggiore della difesa e dei ministri della difesa. Saremo implacabili nei nostri sforzi per mantenere forte l'Ucraina, sicura l'Europa e raggiungere la pace". Mentre il premier polacco Tusk ha spiegato che "i singoli Paesi garantiscono la loro presenza o partecipazione per garantire la sicurezza dell'Ucraina. La Polonia, come abbiamo ripetutamente sottolineato, non prevede di inviare truppe in Ucraina, nemmeno dopo la fine della guerra. Siamo responsabili della logistica".
L'incognita Trump
Putin parla di "una luce in fondo al tunnel", ma sulle sue vere intenzioni c’è sempre incertezza. Trump ha annunciato che parlerà con lo zar "nei prossimi giorni" e ha ripetuto di "non essere contento" per come si stia comportando. "Qualcosa accadrà", ma né Putin né Zelensky "sono ancora pronti", ha detto in un'intervista a Cbs. La grande incognita è quindi anche il presidente americano: non è chiaro quale strategia vorrà tenere. "Proveremo a parlargli di sanzioni", ha detto non a caso Zelensky da Copenaghen, dove ha incontrato i leader dell'area nord-europea. Se il presidente russo dovesse sottrarsi agli sforzi di pace, è il ragionamento europeo, sarà necessario aumentare la pressione, specialmente con misure restrittive ancor più pungenti (coinvolgendo l'America).
Prigionieri di guerra, bimbi rapiti e garanzie "in aria, in mare, a terra e nel cyberspazio"
Il consigliere di Zelensky, Andriy Yermak, ha dichiarato su X di aver visto per un faccia a faccia l'inviato Usa Witkoff, insieme al consigliere per la sicurezza nazionale del Regno Unito Jonathan Powell, il consigliere diplomatico del presidente francese Emmanuel Bonne, il consigliere per la sicurezza nazionale del cancelliere tedesco Gunter Sautter e il consigliere diplomatico della premier italiano Fabrizio Saggio. Si è parlato di come rendere "solide ed efficaci" le garanzie dei Volenterosi, "in aria, in mare, a terra e nel cyberspazio". Si è discusso anche "del rafforzamento delle sanzioni, del ritorno dei prigionieri di guerra ucraini e dei bimbi rapiti dalla Russia".
Leggi anche
Perché la resistenza ucraina si sta sgretolando dopo 3 anni di guerra
Chi sono i Volenterosi
Oltre a Macron, in presenza al vertice c'erano: l'inviato di Trump Steve Witkoff, il premier belga Bart De Wever, la premier danese Mette Frederiksen, il presidente finlandese Alexander Stubb, il primo ministro olandese Dick Schoof, il presidente del Consiglio polacco Donald Tusk, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e l'inviato speciale del presidente americano Steve Witkoff. Collegati in videoconferenza la premier Giorgia Meloni, il premier albanese Edi Rama, il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il premier australiano Anthony Albanese, il premier bulgaro Rossen Jeliazkov, quello canadese Mark Carney, il presidente cipriota Nikos Christodoulidis, il premier croato Andrej Plenkovic, il capo del governo spagnolo Pedro Sanchez, la premier estone, Kristen Michal, il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, il premier irlandese Micheal Martin, quello giapponese Shigeru Ishiba, quella lettone, Evika Silina, il presidente lituano Gitanas Nauseda, il premier lussemburghese Luc Frieden, il montenegrino Milojko Spajic e quello norvegese, Jonas Gahr Store.