Dazi, trattativa no-stop tra Bruxelles e Washington. Trump: "Con l'Ue andrà bene"

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Il presidente statunitense apre al negoziato: "Stiamo discutendo" perché adesso l'Europa "ci sta trattando bene". Il capo negoziatore europeo Maros Sefcovic e i tecnici europei sono a Washington con numerose proposte sul tavolo. Contro-dazi pronti dal 6 agosto. Dall’Italia il ministro Giorgetti lancia un monito: "Tariffe oltre 10% insostenibili"

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A pochi giorni dalla lettera degli Usa sui dazi recapitata all’Ue, la trattativa per evitare una guerra commerciale prosegue senza sosta. Nelle scorse ore è arrivata l'apertura di Donald Trump, secondo cui le tariffe annunciate al 30% restano sul tavolo, "ma stiamo discutendo" perché - è stata l'assicurazione del tycoon - adesso l'Europa "ci sta trattando bene". Una formula già usata prima di agitare le tariffe punitive. Poi la previsione distensiva: "Credo che andrà bene”. Intanto Washington sta lavorando su cinque-sei accordi commerciali e potrebbe annunciarne due o tre prima del primo agosto, quando scatteranno i pagamenti dei dazi reciproci comunicati tramite lettera dal presidente Usa. Oggi Trump ha affermato che molto probabilmente dal primo agosto farà scattare anche i dazi sui farmaci importati negli Usa. Subito dopo potrebbero scattare quelli sui semiconduttori.

La trattativa

Gli emissari Ue sono volati oltreoceano con proposte su tutti i fronti: dal compromesso minimo al 10% - rilanciato anche da Roma - agli sconti settoriali, fino al tormentato dossier Airbus-Boeing. Segnali di una volontà politica che Palazzo Berlaymont continua a rivendicare, puntando a trovare l'intesa entro il primo agosto. Il conto alla rovescia però prosegue e, davanti allo spettro del no deal, i primi contro-dazi da 21 miliardi di euro - con aliquote tra il 10 e il 25% per rispondere alle tariffe americane su acciaio e alluminio - scatteranno il 6 agosto. Accanto, la seconda ondata da 72 miliardi è sul tavolo dei Ventisette, pronta a colpire industria e agroalimentare Usa. Tanto che, da Berlino, persino il prudente cancelliere Merz ha lanciato un monito alla Casa Bianca a "non sottovalutare" la risposta continentale “a dazi eccessivi" con "misure analoghe”.

Berlino-Parigi: "Chiediamo negoziati seri e mirati con Usa"

"Vogliamo negoziati seri e mirati con gli Stati Uniti. Gli europei sono uniti e siamo determinati: vogliamo un accordo equo con gli americani ma è chiaro che, in caso contrario, sono necessarie contromisure decisive per proteggere i posti di lavoro e le aziende in Europa". Lo ha affermato Lars Klingbeil, ministro delle Finanze tedesco, ricevendo il suo omologo francese Eric Lombard. "Le tariffe di Trump conoscono solo perdenti, minacciano l'economia americana almeno quanto le aziende europee ed è per questo che questo conflitto commerciale deve finire", ha affermato Klingbeil. Restano però forti le divergenze sulla portata della rappresaglia tra Parigi e Berlino: alla prudenza tedesca si contrappone la pressione dell'Eliseo che - oltre ai due pacchetti di contro-dazi Ue per più di 90 miliardi - invoca anche un affondo sulle Big Tech e l'attivazione del bazooka anti-coercizione per congelare gli investimenti Usa nel continente.

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Sefcovic vola a Washington 

Il commissario Ue per il Commercio, Maros Sefcovic, è volato questo pomeriggio a Washington per un nuovo round di colloqui sui dazi con le sue controparti statunitensi. La decisione è arrivata dopo le telefonate che ha avuto lunedì e ieri rispettivamente con il segretario al Commercio degli Usa, Howard Lutnick, e con il rappresentante per il Commercio Jamieson Greer. 

Le difficoltà

Gli ostacoli del negoziato sono ormai evidenti ai governi continentali, sintetizzati dalla linea del cancelliere tedesco che - pur professando fiducia - si è detto consapevole che chiudere "non sarà facile". E neppure l'assicurazione, a suo modo conciliante, del presidente americano sul dialogo in corso con l'Ue o l'accordo lampo con l'Indonesia - sbandierato dall'inquilino della Casa Bianca appena una settimana dopo la minaccia di dazi al 32% - basta a delineare un quadro coerente. Agli occhi di Palazzo Berlaymont, il tycoon resta un’incognita. Il primo scambio tra Sefcovic e l'omologo Lutnick è stato definito "neutrale". Ma, già all'indomani, il capo negoziatore Ue si è impegnato in un nuovo round, stavolta con l'altro interlocutore Usa, Jamieson Greer. Di fronte alle pressioni dell'ala degli intransigenti - guidati da Parigi che, per bocca del ministro Jean-Noel Barrot, ha ribadito che che l'Europa "non può essere vassalla" degli Stati Uniti, bollando come "un ricatto" l'aliquota al 30% - comunque a Bruxelles prevale la cautela, ritenuta indispensabile il negoziato.

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Le mosse dell’Ue

"Non è nostra intenzione attivare alcuna contromisura prima del primo agosto", è la linea dell'Ue. Sefcovic proverà a raggiungere un compromesso al 10% e la disponibilità a un'intesa di principio settoriale e asimmetrica, ispirata al cosiddetto lobster deal: l'accordo bilaterale con cui nel 2020 Bruxelles azzerò i dazi sulle aragoste americane (piatto forte del Maine), ottenendo sconti sulle tariffe Usa su accendini, detergenti e cristalleria europea. Uno scambio fuori dallo spartito del Wto, visto però come una "formula pragmatica" per avvicinare le posizioni. Le carte europee sono note da tempo: più acquisti di armi ed energia a stelle e strisce, rafforzate dal maxi-accordo siglato da Eni con Venture Global per 2 milioni di tonnellate annue di gnl dalla Louisiana per vent'anni, con consegne a partire da fine decennio. A fianco, la promessa di non colpire settori sensibili Usa, computer, motori, microscopi, contenuta nel secondo pacchetto di contro-dazi da 72 miliardi già alleggerito ma con all'interno ancora simboli made in USA come carni bovine e suine, suv, pick-up, componenti legati a Boeing (su pressione di Parigi) e l'iconico bourbon del Kentucky, nonostante i timori di Italia, Francia e Irlanda su possibili rappresaglie americane nei confronti delle eccellenze agroalimentari continentali. In cambio, però, Bruxelles pretende segnali chiari sui nodi sensibili: agroalimentare, auto, Airbus-Boeing, legname e pharma. Non l'ombra dei nuovi dazi su farmaci e chip minacciati da Trump che, pur con un approccio a due tempi, potrebbero arrivare alla cifra monstre del 200%. Restano fuori dal mirino le materie prime critiche - come rame e legname - ancora immuni dai dazi di Washington. E un'ulteriore esclusione riguarda i prodotti a uso militare, che Bruxelles ha volutamente lasciato al di fuori del perimetro tariffario anche alla luce delle concessioni messe sul tavolo sul fronte degli acquisti di armi a stelle e strisce.

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Giorgetti: "Tariffe oltre 10% insostenibili"

I tecnici Ue sono pronti a restare negli Usa tutto il tempo necessario. C’è in ballo anche lo spinoso contenzioso Airbus-Boeing: ridurre i dazi è l'obiettivo comune, ma sulle modalità le distanze restano ampie. Bruxelles punta a rilanciare un quadro sul modello del 1992, con regole multilaterali e paletti agli aiuti pubblici. Washington, invece, preferisce un'intesa bilaterale, più flessibile e lontana dai vincoli condivisi con altri Paesi e con l'odiato Wto. Intanto in Italia il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, definisce "insostenibile andare troppo oltre il 10%": "Bisogna negoziare senza stancarsi, senza cedere”. Oggi il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha ribadito che sul negoziato “le posizioni non sono ancora vicinissime però bisogna continuare il dialogo”.

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