Dazi Usa, Irlanda e Germania i Paesi Ue più colpiti. E l’Italia?

Economia
Ansa/Ipa

Introduzione

I dazi al 30%, previsti dall’1 agosto, sulle importazioni di prodotti da Paesi Ue negli Stati Uniti sono identici per tutti i Paesi, ma l'impatto è diverso. L'Irlanda, campione dell'industria farmaceutica europea, grazie ai vantaggi fiscali garantiti agli investitori che versano in tasse solo il 15% - contro il 21% previsto negli

Usa- , è il Paese che risentirà di più delle nuove misure, insieme alla Germania che vende agli Stati Uniti automobili, siderurgia e macchinari. E l’Italia? Come la Francia, è in seconda linea, secondo una analisi di Afp

Quello che devi sapere

Irlanda

Guardando nel dettaglio all’Irlanda, questo Paese ha un surplus commerciale con gli StatiUniti di 86,7 miliardi di dollari generato proprio dai prodotti dei grandi gruppi farmaceutici americani che vi si sono stabiliti, come Pfizer, Eli Lilly e Johnson & Johnson, e anche tecnologici, fra cui Apple, Google e Meta.

 

Per approfondire:

Dazi Trump, è vero che gli Usa sono stati “derubati per decenni” dall’Ue? I DATI

Germania

Anche la Germania, come prima economia dell'Ue, è particolarmente sotto pressione, in ragione della sua dipendenza dalle esportazioni, con un surplus commerciale con gli Usa di 84,8miliardi di dollari. Il Cancelliere Friedrich Merz aveva infatti citato come settori che l'Ue avrebbe dovuto proteggere nel corso dei suoi negoziati con gli Usa l'automotive, la chimica, la farmaceutica, i macchinari e l'acciaio.

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Italia e Francia

L'Italia e la Francia, con surplus commerciali con gli Usa rispettivamente di 44 miliardi di dollari e 16,4 miliardi, potrebbero essere in seconda linea. In entrambi i Paesi saranno colpiti l'agroalimentare, i prodotti vitivinicoli e l'auto. In Francia sono anche esposti i settori dell'aeronautica - un quinto delle esportazioni verso gli Usa -, il lusso, i vini e il cognac.

 

La mossa di Trump

I dazi all’Ue sono stati annunciati alcuni giorni fa da Donald Trump con una lettera che ha scosso Bruxelles. Per correggere lo "squilibrio commerciale" a svantaggio degli Usa, il presidente americano rischia di colpire duramente esportazioni per centinaia di miliardi. L’Ue, che nel 2024 ha scambiato beni e servizi con gli Stati Uniti per 1.680 miliardi di euro, a sua volta, teme ripercussioni sistemiche e prepara contromisure.

 

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I prodotti farmaceutici

I prodotti farmaceutici rappresentano la principale voce dell’export europeo verso gli Stati Uniti, pari al 22,5% del totale nel 2024. Per ora sono esentati dai dazi annunciati, ma il settore rimane in allerta. Alcune aziende hanno già cominciato a rafforzare lap roduzione sul suolo americano, mentre chiedono all’Ue una semplificazione delle regole per restare competitive in un contesto globale sempre più instabile.

Il comparto automobilistico

Anche il comparto automobilistico europeo è tra i più esposti. Nel 2024 l’Ue ha esportato negli Stati Uniti circa 750.000 veicoli per un valore di 38,5 miliardi di euro. A guidare l’export sono soprattutto i marchi tedeschi come Bmw, Mercedes, Porsche e Audi. Il mercato americano rappresenta quasi un quarto del fatturato di Mercedes, che vi produce anche Suv destinati all’export. Intanto, Volkswagen ha già registrato un forte calo delle consegne negli Usa dopo le prime ondate di dazi.

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L’industria dell’areonautica

L’industria dell’areonautica è già soggetta a dazi del 25% su acciaio e alluminio e del 10% sui prodotti finiti, come gli aerei. Airbus e Boeing avevano chiesto a giugno, al salone di Le Bourget, la rimozione delle barriere doganali per salvaguardare l’equilibrio del mercato globale, ma la nuova stretta rischia di aggravare i costi di produzione e frenare gli ordini transatlantici.-

Profumi e cosmetici

Anche i profumi e i cosmetici europei, in particolare francesi e italiani, sono nel mirino. L’Oréal ha realizzato negli Stati Uniti il 38% del suo fatturato 2024 e importa gran parte dei suoi prodotti di lusso (Lancôme, Armani, Yves Saint Laurent). Il gruppo valuta un potenziamento della produzione locale, ma non esclude rincari sui prezzi al consumo per far fronte alla nuova imposizione fiscale.

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Il settore del lusso

Per il settore del lusso, invece, il rischio è di veder eroso un mercato fondamentale: Lvmh ottiene un quarto del proprio fatturato dagli Usa, il 34% per vini e liquori. Bernard Arnault ha auspicato una soluzione negoziata e proposto persino una zona di libero scambio transatlantica. Hermès aveva assorbito i precedenti dazi del 10% aumentando i prezzi, ma un +30% potrebbe rendere i suoi iconici prodotti inaccessibili per parte della clientela americana.

Il settore agroalimentare

Ma potrebbe essere quello dell’agroalimentare il settore più colpito in assoluto, soprattutto quello italiano e francese. Coldiretti parla di una"mazzata" per il Made in Italy: con i nuovi dazi, i rincari arriverebbero al 45% per i formaggi, al 35% per i vini e al 42% per conserve e marmellate. Anche la viticoltura francese lancia l’allarme: gli Usa rappresentano il primo mercato estero, con esportazioni per 3,8 miliardi di euro nel 2024.

 

Per approfondire:
La rubrica di Carlo Cottarelli - Dazi, sarà possibile far cambiare idea a Trump?

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