Cos’è il "bazooka" economico che l'Ue potrebbe utilizzare per rispondere ai dazi di Trump

Economia
©Ansa

Introduzione

Non si placa la tensione commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea. Se ad aprile il presidente degli Stati Uniti Donald Trump aveva annunciato l'imposizione di dazi al 25% su acciaio, alluminio e auto e del 20% su tutti gli altri prodotti europei, per poi annunciare uno stop di 90 giorni, nei giorni scorsi lo stesso tycoon ha scritto a Ursula von der Leyen comunicandole che dal 1° agosto saranno applicate tariffe del 30%. E se già prima si era iniziato a parlare di un ancora inedito “bazooka” economico, dopo la lettera del presidente Usa il meccanismo anti coercitivo è tornato a essere una possibile opzione dell'Ue.

Quello che devi sapere

Lo strumento anti-coercizione

Quando si parla di "bazooka" si fa riferimento allo strumento anti-coercizione (Aci) entrato in vigore nel dicembre 2023, che si applica nei confronti di Paesi terzi che esercitano una pressione indebita sull’Unione o su un suo Stato membro. Le misure di deterrenza possono colpire qualsiasi ambito, dai prodotti merceologici ai servizi digitali.

 

Per approfondire: La rubrica di Carlo Cottarelli: "Dazi, sarà possibile far cambiare idea a Trump?"

Lo strumento anti-coercizione

Come nasce il bazooka?

La scelta di prevedere un quadro normativo comunitario contro la coercizione di Paesi terzi risale al 2020, quando la prima Commissione di Ursula von der Leyen annunciò l'intenzione di varare uno strumento di dissuasione in risposta ad azioni commerciali aggressive. Il piano mirava ad arginare Russia, Cina e gli Stati Uniti del "primo" Trump che avevano imposto dazi sull'acciaio e l'alluminio.

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Il "caso" Lituania

A dare un'accelerata al varo del piano anti-coercizione dell'Unione è stata soprattutto la politica ritorsiva della Cina che nel 2021 impose limitazioni commerciali alla Lituania in risposta all'avvicinamento di Vilnius con la "rivale" Taiwan. Gli imprenditori lituani denunciarono ostacoli nella stipula o nel rinnovo di contratti con le controparti cinesi e il blocco in dogana delle merci esportate.

Come viene attivato

Spetta alla Commissione Europea attivare la procedura, verificando l'esistenza di uno stato di coercizione economica su propria iniziativa o a seguito di una richiesta formulata da uno o più Stati membri. Dal momento in cui il dossier viene aperto, Palazzo Berlaymont ha 4 mesi di tempo per ultimare l'analisi e per presentare una proposta formale al Consiglio. Occorrono poi altre 8-10 settimane per certificare la coercizione e chiederne l'interruzione al paese terzo.

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Le possibili misure

Sotto l’ombrello dell’Aci rientra una vasta gamma di contromisure temporanee, dall’imposizione di dazi alla stretta sul commercio di servizi, sugli investimenti diretti esteri e sugli appalti pubblici. Fanno parte del "bazooka" inoltre gli interventi sulla proprietà intellettuale e il blocco dell’immissione nel mercato comunitario di prodotti soggetti a norme chimiche e sanitarie. L'Unione viene anche autorizzata a chiedere risarcimenti al paese terzo in misura proporzionata ai danni causati.

Le due fasi del bazooka

Il meccanismo anti-coercitivo viene attivato solo dopo un eventuale fallimento dei negoziati. L'attivazione di questo strumento prevede due fasi: si inizia con l’Unione che intensifica l’offensiva diplomatica nei confronti del Paese terzo tramite una richiesta formale di cessazione delle misure coercitive.

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La fase più aggressiva

Nel caso in cui l'offensiva diplomatica non dovesse bastare e permangano le misure coercitive del Paese terzo, l'Ue adotterà vere e proprie contromisure economiche volte a colpire il Paese terzo in modo proporzionato al danno subìto. L’obiettivo resta in ogni caso quello di attutire il più possibile l’impatto delle azioni su cittadini e imprese europee.

Gli ostacoli

Per l'attivazione del "bazooka" è necessaria la maggioranza qualificata dei 27. Riguardo alle misure, i divieti potrebbero riguardare anche singole imprese o persone fisiche mentre nei casi più gravi sono previsti percorsi accelerati sull’adozione delle misure restrittive.

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La prima risposta dell'Ue ai dazi di Trump

L'Unione Europea non è rimasta a guardare nello scontro commerciale scatenato da Trump nel 2025. Ad aprile infatti ha approvato un primo pacchetto di contromisure da 21 miliardi di euro, in tre fasi, in una iniziale risposta poi sospesa ai dazi Usa del 25% sull’acciaio e l’alluminio esportati dal Vecchio Continente.

I prodotti Usa nella lista di contro-dazi Ue

Tra i primi prodotti made in Usa a essere inseriti nella prima fase del pacchetto di contromisure Ue, annunciata in primavera, sono state incluse ad esempio le moto Harley-Davidson, i jeans Levi’s, il burro d’arachidi, il tabacco e articoli per la cura della persona. Il 15 luglio 2025 è stata resa nota una nuova lista di controdazi, da oltre 72 miliardi di euro, che include: carni bovine e suine, suv, pick-up e componenti aeronautici legati a Boeing, le aragoste del Maine, gli agrumi della Florida ai microchip texani e alle tecnologie della Silicon Valley. Figurano anche comparti chiave per Stati agricoli e manifatturieri come la soia della Louisiana, la carne bovina e il pollame centrali per Nebraska e Kansas, e i prodotti in legno, considerati input strategici per la manifattura statunitense e cruciali per le economie di come Georgia, Virginia e Alabama. Insomma: sono due i fronti su cui Bruxelles prepara il contrattacco, l'agroalimentare e l'industria pesante.

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Il "bazooka" sulle Big Tech

Non è esclusa in linea di principio nemmeno la possibilità di applicare il "bazooka" anti-coercizione sulle Big Tech americane. Le opzioni sarebbero introdurre accise su pubblicità e intermediazioni oppure una digital service tax in formato comunitario fino all’applicazione del Digital Service Act e del Digital Markets Act. In questo caso le grandi piattaforme online Usa si troverebbero a dover osservare norme più rigide in materia di trasparenza, concorrenza e moderazione dei contenuti con il rischio di incappare in multe salate, fino al 10% del fatturato globale annuo e lo stop al mercato.
 

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