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Guerra Iran, i danni ai 3 siti nucleari colpiti dagli Usa e il giallo dell'uranio spostato

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Attacco Usa a Iran, l’annuncio di Trump dalla Casa Bianca
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Attacco Usa a Iran, l’annuncio di Trump dalla Casa Bianca
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Introduzione

Una distruzione quasi totale, come sostiene il presidente Usa Donald Trump, e come è auspicato dagli israeliani, o al contrario danni limitati, come ripete il mantra delle fonti iraniane? Il bilancio dell'attacco americano ai tre siti nucleari chiave in Iran è dibattuto, come spesso accade in guerra. La verifica esatta dei risultati richiederà quindi tempo.

Quello che devi sapere

Contro l'arricchimento dell'uranio

Come ha dichiarato Trump, l'obiettivo degli attacchi "era la distruzione della capacità di arricchimento nucleare dell'Iran e la fine della minaccia nucleare rappresentata dallo Stato numero uno al mondo sponsor del terrorismo".

 

Per approfondire: Attacco Usa, quale potrebbe essere la risposta dell’Iran: le ipotesi sul tavolo

Il sito di Natanz

Lo stabilimento di Natanz (situato al centro del Paese), la cui esistenza è stata rivelata nel 2002, è probabilmente l'impianto nucleare iraniano più noto; comprende due edifici, uno sotterraneo e uno in superficie, per un totale di oltre 10 mila macchine utilizzate per l'arricchimento dell'uranio. L'installazione era stata oggetto di un sabotaggio nell'aprile 2021 attribuito dall'Iran ai servizi segreti israeliani.

 

Per approfondire: Attacco Usa a Iran, consigliere Khamenei: “Partita non è finita, presto sorprese”

Il sito di Isfahan

Lo stabilimento di conversione di Isfahan, testato industrialmente nel 2004, consente di trasformare il yellowcake (polvere di minerale di uranio concentrato estratto dalle miniere del deserto iraniano) in tetrafluoruro e poi in esafluoruro di uranio (UF4 e UF6). Questi gas vengono poi immessi nelle centrifughe per produrre uranio arricchito. Sempre a Isfahan, un laboratorio inaugurato nell'aprile 2009 produce combustibile a basso arricchimento, destinato a eventuali centrali nucleari. All'inizio del 2024, l'Iran ha annunciato l'avvio dei lavori per la costruzione di un nuovo reattore di ricerca nel sito.

Il sito di Fordow

La costruzione, in violazione delle risoluzioni Onu, della fabbrica sotterranea di Fordow, tra Teheran e Qom (sempre nelle zone centrali del Paese), è stata rivelata dall'Iran all'Aiea nel settembre 2009, causando una crisi con le grandi potenze del Consiglio di Sicurezza. Dopo averla definita un "sito di riserva" in una zona montuosa, vicino a una base militare, per proteggersi da un attacco aereo, Teheran ha indicato che si tratta di una fabbrica di arricchimento dell'uranio ad alto tasso, capace di ospitare circa 3 mila centrifughe. Qui, all'inizio del 2023, sono state rilevate particelle di uranio arricchito all'83,7%. L'Iran ha parlato di "fluttuazioni involontarie" durante il processo di arricchimento.

Il mistero sullo spostamento di uranio

L'interrogativo che resta dopo questi attacchi riguarda in particolare Fordow, additato da Washington e da Israele come il più segreto, il più sinistro e il più nascosto nelle viscere della terra del lotto: a proposito del quale prende corpo il giallo di un possibile trasferimento-beffa di materiale che gli iraniani sarebbero stati in grado di portare a termine sul filo di lana. Come lascia sospettare fra l'altro il viavai di camion individuato da immagini satellitari filtrate sul web e fresche, pare, di 4-5 giorni fa.

Per gli americani è stato un successo

I comandi americani si mostrano fiduciosi, accreditando agli Stealth B-2 d'aver sganciato le cosiddette bombe-bunker ad alto potenziale perforante. Nell'ambito di una pioggia di fuoco a cui, sull'insieme dei tre bersagli, ha contribuito anche la batteria di 30 missili Tomahawk lanciati dal mare da alcuni sommergibili della Us Navy per una somma complessiva monstre di 30 tonnellate d'esplosivo.

La cautela degli israeliani

D’altra parte, l’establishment militare israeliano mantiene una certa cautela. Si dichiara soddisfatto dell'esito dello strike su Natanz, "completamente distrutto" secondo le stime della propria intelligence (certificate a stretto giro con singolare sintonia dal contestato direttore generale argentino dell'Aiea, l'Agenzia atomica dell'Onu, Rafael Grossi). Mentre si riserva di poter risalire prossimamente a qualche dettaglio in più su quanto accaduto ai bersagli più profondi di Isfahan e soprattutto di Fordow. Non senza aggiungere di ritenere comunque che il grosso dell'uranio arricchito fosse immagazzinato a Natanz e a Isfahan: e non sia stato spostato prima dell'attacco americano.

Le ragioni dell’attacco

Ma perché gli Usa avrebbero deciso di attaccare l’Iran? Una volta deciso di attaccare l'Iran, Donald Trump voleva concentrarsi su Fordow, ma il premier israeliano Benjamin Netanyahu lo ha convinto a colpire anche Natanz e Isfahan. A rivelarlo è il Jerusalem Post che ha raccontato come alcuni giorni fa ci sia stata l'ennesima telefonata tra Netanyahu e il presidente degli Stati Uniti, che dall'inizio della guerra si sono sentiti ogni giorno. Durante quella chiamata, "Trump ha detto: 'Ho deciso di lanciare un attacco", ha riferito un funzionario israeliano al Jerusalem Post. A far decidere la Casa Bianca sarebbe stata la facilità con cui Israele ha colpito numerosi obbiettivi e preso il controllo dello spazio aereo iraniano. Trump aveva pianificato di bombardare solo l'impianto di arricchimento a Fordow. Ma Netanyahu e il ministro per gli Affari strategici, Ron Dermer, "sono riusciti a convincerlo a colpire anche la struttura di Isfahan e il sito di arricchimento a Natanz, già attaccati da Israele. Nei giorni precedenti all'operazione Usa, sia Israele che gli Stati Uniti hanno fatto trapelare divergenze, ma si trattava solo di un diversivo, ha assicurato il Post.

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