Ali Shamkhani, consigliere dell’ayatollah Ali Khamenei, ha dichiarato che "anche se i siti nucleari sono distrutti, la partita non è chiusa, resteranno materiale arricchito, conoscenze, volontà politica. L’iniziativa politica e operativa ora spetta a chi gioca con intelligenza ed evita attacchi alla cieca. Continueranno le sorprese”
Anche senza i siti, la partita del nucleare iraniano non si può ancora considerare conclusa. A dichiararlo è Ali Shamkhani, consigliere del leader supremo iraniano, l'ayatollah Ali Khamenei. "Anche se i siti nucleari sono distrutti, la partita non è chiusa, resteranno materiale arricchito, conoscenze, volontà politica", si legge in un post diffuso su X dopo i raid Usa contro tre siti nucleari in Iran. "Con il diritto alla legittima difesa, l'iniziativa politica e operativa ora spetta a chi gioca con intelligenza ed evita attacchi alla cieca - prosegue - Continueranno le sorprese". Il post è un vero e proprio ritorno sulle scene di Ali Shamkhani, dopo quanto accaduto lo scorso 13 giugno quando, all'inizio dell'escalation militare tra Israele e Iran, i media della Repubblica Islamica avevano dato notizia del ferimento di Shamkhani. Ieri il consigliere di Khamenei era 'tornato' con un post su X. "Era mio destino sopravvivere, ferito", ha dichiarato.
Altro consigliere: “Non c'è più posto per Usa nella regione”
"Non c'è più posto per l'America o le sue basi in questa regione e nel mondo islamico. L'America ha attaccato il cuore del mondo islamico e deve aspettarsi conseguenze irreparabili, perché la Repubblica islamica non tollera nessun insulto né aggressione nei suoi confronti”, ha detto Ali Akbar Velayati, un consigliere della Guida suprema iraniana Ali Khamenei. "Ogni Paese della regione o di altrove usato dalle forze americane per colpire l'Iran sarà considerato come un bersaglio legittimo per le nostre forze armate", ha affermato citato dall'agenzia ufficiale Irna.

Leggi anche
Attacco Usa, quale potrebbe essere la risposta dell’Iran: le ipotesi
Gli iraniani avvertono: "Khamenei non si tocca"
"La più rossa delle linee rosse": così intanto "un alto funzionario" iraniano, citato dall'agenzia Reuters, ha definito la possibile uccisione da parte israeliana o americana della Guida suprema Ali Khamenei. Una mossa del genere "chiuderebbe la porta a ogni negoziato e innescherebbe una risposta senza limiti e senza restrizioni", ha avvertito la fonte. Mentre altri media internazionali parlano di difficoltà della leadership iraniana a mantenere la catena di comando a causa dell'isolamento di Khamenei, che sarebbe riparato in un rifugio sotterraneo per sfuggire ai raid che hanno già portato all'eliminazione di diversi comandanti delle Guardie della rivoluzione e delle forze armate regolari. Due funzionari Usa citati dal quotidiano online Axios hanno inoltre affermato che proprio le difficoltà del presidente Masoud Pezeshkian e del ministro degli Esteri Abbas Araghchi a consultarsi con la Guida suprema hanno fatto fallire un tentativo di mediazione del presidente turco Recep Tayyip Edogan, che cercava di organizzare nei giorni scorsi un incontro a Istanbul tra iraniani e americani, approvato dal presidente Usa Donald Trump.
Il passaggio di potere ai Pasdaran
Nelle ultime ore si susseguono le voci sulle decisioni che Khamenei potrebbe prendere, non solo in merito allo scontro con Israele e gli Stati Uniti, ma anche sulla riorganizzazione del potere nell'ambito della crisi più grave che la Repubblica islamica si trova ad affrontare dalla fine della guerra con l'Iraq, nel 1988. Secondo la televisione di opposizione Iran International, con base a Londra, l'Ayatollah avrebbe trasferito temporaneamente alcuni poteri al Consiglio delle Guardie della rivoluzione, cioè ai Pasdaran, proprio per le difficoltà nel gestire la linea di comando. Non è un caso, infatti, che negli ultimi giorni siano ricomparsi dopo diversi anni nelle strade di Teheran i posti di blocco dei Basiji, il corpo dei volontari inquadrato nelle fila dei Pasdaran. Una mossa confermata oggi dalla portavoce del governo, Fatemeh Mohajerani e che potrebbe essere dettata anche dalle preoccupazioni per il mantenimento dell'ordine pubblico in una situazione che si sta fortemente deteriorando anche dal punto di vista economico a causa del blocco di molte attività e al parziale spopolamento della capitale dovuto alla fuga di molti abitanti, che lasciano incustodite le loro case.
La successione
Secondo diversi media, poi, Khamenei avrebbe preso decisioni concrete sulla sua successione in caso di morte, un argomento finora ignorato dai mezzi d'informazione statali iraniani, nonostante la Guida abbia 86 anni. Il New York Times ha parlato di una rosa di tre nomi, che rimangono al momento segreti. Secondo la stessa fonte, non ne farebbe parte il figlio Mojtaba, di cui si parla da anni in Iran come ispiratore di molte decisioni del padre e come possibile nuova Guida. Ad Ali Khamenei guardano anche gli altri leader religiosi della regione: la massima autorità religiosa sciita dell'Iraq, il Grande Ayatollah Ali al Sistani, ha avvertito di possibili "conseguenze disastrose sulla regione" che potrebbero derivare dalla sua uccisione, rischiando di alimentare "un caos diffuso". Parole che vengono da un leader spirituale che in passato non ha manifestato eccessive simpatie per lo stesso Khamenei, ma che lasciano intravedere i timori che un evento del genere possa infiammare le masse sciite nello stesso Iraq, che ospita basi americane, e in altri Paesi della regione, come il Bahrein.
