
Addio a Sebastião Salgado, dal genocidio in Ruanda all’Amazzonia: le foto
Un bianco e nero ad altissimo impatto. Immagini di denuncia. Fermoimmagine cruenti ma belli, spesso scomodi ma veri. La fotografia, per Sebastião Salgado, era "molto più del semplice scattare foto: è uno stile di vita. È un linguaggio che ti permette di cavalcare l'onda della storia". Nei suoi scatti i soggetti si fanno reali, “parlano”, talvolta “gridano”, senza artifici, ipocrisia o perbenismo
a cura di Costanza Ruggeri

GLI INIZI DOPO UN VIAGGIO IN AFRICA
- A 28 anni lascia il lavoro di economista e inizia a scattare le sue prime fotografie. E' il 1972 e Sebastião Salgado, brasiliano di nascita e francese di adozione, decide di dedicare la sua vita alla fotografia. Un viaggio in Africa, per conto della World Bank, gli fa capire di voler diventare un "testimone della condizione umana e dello stato del pianeta"

SGUARDO PERSONALE E SENSIBILITA'
- Una carriera, la sua, durata più di mezzo secolo. Salgado ha documentato con uno sguardo molto personale e una grande sensibilità sociale alcuni dei più profondi mutamenti sociali, economici e ambientali del nostro tempo. Tra i suoi lavori più noti ci sono Workers, Genesis e Migrations, dedicati rispettivamente al lavoro, all’ambiente e alle migrazioni

I VIAGGI
- Ha viaggiato in più di cento paesi per i suoi progetti fotografici, divenuti mostre di successo straordinario in musei e gallerie di tutto il mondo e libri-capolavoro tra i quali spiccano Terra (1997), Ritratti di bambini in cammino (2000), Africa (2007), Genesi (2013), Profumo di sogno (2015), Kuwait. A Desert on Fire (2016), Gold (2019) e Amazônia (2021)

I PREMI
- Salgado ha ricevuto numerosi riconoscimenti internazionali, a partire dal Praemium Imperiale vinto nel 2021. Tra i più significativi si contano poi il primo premio al World Press Photo nel 1985, il prestigioso Premio Príncipe de Asturias delle Arti nel 1998, la Medaglia del Centenario della Royal Photographic Society e, nel 2016, l’ammissione come membro dell’Académie des Beaux-Arts in Francia

LE MOSTRE E LE PUBBLICAZIONI
- I suoi lavori, oggetto di mostre e pubblicazioni - a partire da 'Sahel: l'homme en detresse' (1986), reportage sugli effetti devastanti della siccità, 'Other Americas' (1986), 'An uncertain grace' (1990), fino ai più recenti 'Workers' (1993), grande affresco sul lavoro umano, e 'Terra' (1997), dedicato al movimento brasiliano dei braccianti Sem Terra

LA SCELTA DEL BIANCO E NERO
- "Quando ho iniziato a fotografare - raccontò in un'intervista Salgado - i colori erano molto saturi. C’era il rischio che prendessero il sopravvento sui soggetti che volevo mostrare, sulla dignità delle persone, sui sentimenti, sulla storia. La bellezza dei colori rischiava di cancellare tutto il resto"

LA "FATICA DELL'UOMO"
- "Quando fotografo - raccontò ancora Salgado - io respiro la fatica dell’uomo, i suoi ritmi, le sue angosce. Ma anche le sue speranze". E ancora: "Le immagini possono risvegliare le coscienze come una premessa necessaria all’avvio di qualche azione. Un’immagine è come un appello a fare qualcosa.. La foto dice: 'Basta! Agite!'"

L'IMPEGNO UMANO E AMBIENTALE
- Fondatore dell’Instituto Terra, Salgado era un simbolo di impegno umano e ambientale. “Sebastião è stato molto più di uno dei più grandi fotografi del nostro tempo. Con Lélia ha seminato speranza dove regnava la devastazione, dimostrando che il ripristino ambientale può essere un atto d’amore verso l’umanità intera”, scrive l’Ong.

GHIACCIAI, L'ULTIMO LAVORO
- Il suo ultimo lavoro, Ghiacciai, è attualmente esposto al Mart di Rovereto fino al 21 settembre, con 54 fotografie in gran parte inedite, mentre dieci scatti campeggiano al Museo delle Scienze di Trento. Il progetto, curato da Lélia Wanick, è parte dell’anno internazionale per la conservazione dei ghiacciai proclamato dalle Nazioni Unite per il 2025

IL LASCITO
- "Per me fotografare è un'avventura e una scoperta. Quando guardi queste immagini, non stai guardando solo belle immagini fini a se stesse, non stai guardando solo una storia. Stai guardando la mia vita".