Usa, Musk ha partecipato a telefonata Trump-Zelensky. Su X: "Tempo guerrafondai finito"
MondoSecondo Axios, la chiamata sarebbe durata 25 minuti e il miliardario ha detto al presidente ucraino che continuerà a sostenere Kiev con Starlink. Intanto Putin si è detto pronto a un colloquio, e il tycoon ha replicato: "Penso che ci parleremo". Il presidente eletto conferma anche la linea dura promessa contro il traffico di droga e la criminalità. "Non abbiamo scelta”, ha detto in un’intervista quando gli è stato chiesto quale sarà il prezzo del suo piano per la più grande deportazione di massa della storia Usa
Donald Trump prosegue con le sue prime mosse dopo le elezioni Usa che l’hanno incoronato come nuovo presidente eletto. E in attesa di tornare alla Casa Bianca il tycoon si sta muovendo su vari fronti (COSA PUÒ SUCCEDERE). Fra questi la politica estera, con una telefonata mercoledì con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla quale - riporta Axios - ha partecipato anche Elon Musk. La chiamata sarebbe durata 25 minuti e il miliardario ha detto al presidente ucraino che continuerà a sostenere Kiev con Starlink. Poi, rispondendo a un post di un utente su X a proposito del piano di Trump per fermare il conflitto, Musk ha scritto: "Le uccisioni insensate finiranno presto. Il tempo per gli speculatori guerrafondai è scaduto". Intanto nelle scorse ore, in una intervista alla Nbc, il tycoon ha confermato la linea dura promessa contro il traffico di droga e la criminalità. "Non è una questione di prezzo. Davvero, non abbiamo scelta. Quando le persone hanno ucciso e assassinato, quando i signori della droga hanno distrutto Paesi, e ora torneranno in quei Paesi perché non rimarranno qui. Non c'è un prezzo”, ha detto quando gli è stato chiesto quale sarà il costo del suo piano per la più grande deportazione di massa della storia Usa. Sul fronte dei risultati la Cnn ha attribuito al repubblicano anche il Nevada, uno degli ultimi Stati in bilico di cui erano attesi i risultati finali. Il tycoon ha ottenuto il 50,8% delle preferenze contro il 47,3% di Kamala Harris. A questo punto dello spoglio resta da chiudere solo l'Arizona (Trump è avanti anche qui).
Le prossime mosse
Stop alle guerre in Ucraina, nuovi dazi commerciali, taglio delle tasse, porte aperte per le trivellazioni, crociata anti woke: sono le promesse principali che Donald Trump intende rispettare nei suoi primi cento giorni alla Casa Bianca per avviare la sua "nuova età dell'oro". Firmando qualche provvedimento altamente significativo nel primo giorno del suo insediamento il 20 gennaio, quello in cui vorrebbe fare "il dittatore almeno per un giorno", come aveva detto in un’intervista. Sulla guerra in Ucraina, dalle indiscrezioni trapelate, intende congelare il conflitto, tenendo Kiev fuori dalla Nato ma conservando l'integrità territoriale del Paese, con regioni autonome su ogni lato di una zona demilitarizzata, lasciando all'Europa i meccanismi di attuazione dell'accordo e i fondi per la ricostruzione. In Medio Oriente pieno sostegno a Israele ma ha chiesto a Benyamin Netanyahu di mettere fine alla guerra prima del suo giuramento. Poi punterà sull'allargamento dei suoi 'accordi di Abramo', a partire da quello con l'Arabia Saudita. Da vedere cosa ha in serbo per Gaza e Cisgiordania: la soluzione dei due Stati dovrebbe rimanere in soffitta. Poi pugno di ferro sull'Iran: il Wall Street Journal scrive che Trump intende aumentare drasticamente le sanzioni e limitarne le vendite di petrolio, come parte "di una strategia aggressiva per indebolire il sostegno di Teheran ai rappresentanti del Medio Oriente e al suo programma nucleare". Su altri fronti: continuazione del flirt con il dittatore nordcoreano Kim Jong-un e sfida (commerciale) alla Cina, su cui c'è un ampio consenso bipartisan. Sulla Nato pretenderà un aumento delle spese, probabilmente sopra il 2% del Pil chiesto finora, con la minaccia di non proteggere chi non paga.
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La politica economica
Sul piano commerciale ha minacciato una nuova e più ampia guerra dei dazi per proteggere industrie e posti di lavoro americani: una tariffa generalizzata tra il 10% e il 20% su tutti i 3.000 miliardi di dollari di importazioni di beni e una tariffa del 60% su tutti i beni cinesi, probabilmente invocando l'International Emergency Economic Powers Act. Minaccia di dazi al Messico anche per costringerlo a chiudere il flusso migratorio. In economia Trump intende rendere permanente il suo taglio delle tasse del 2017, che scade nel 2025, proponendo al contempo nuovi tagli di vasta portata, dalla detassazione di mance e straordinari alla possibilità di dedurre gli interessi sui prestiti per l'acquisto di un'auto. Da vedere se e come il Congresso troverà i fondi. In vista anche uno stop al Green New Deal e un'ampia deregulation (ispirata e coordinata da Elon Musk) a favore delle aziende, a partire dal settore energetico ("drill, baby, drill"). Si tornerà quindi a trivellare ed estrarre petrolio e gas ai livelli pre amministrazione Biden. Atteso anche uno stop agli incentivi per lo sviluppo del mercato delle auto elettriche.
Il fronte interno
Sul fronte interno ha promesso di sigillare il confine col vicino meridionale, la più grande deportazione di massa della storia americana (con lo spettro di una vera e propria caccia al clandestino in tutto il Paese), la fine delle città santuario dem, il ripristino della politica 'Remain in Mexico' e del suo controverso 'muslim ban'. Proseguirà anche la costruzione del muro. Infine, una crociata anti woke e anti transgender nelle scuole, nello sport e nell'esercito.
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Susan Wiles sarà chief of staff di Trump
Intanto Trump ha scelto Susan Wiles, la guru della campagna, come chief of staff: sarà la prima donna a ricoprire questo incarico nella storia americana. Questa scelta denota che il presidente Usa eletto vuole essere affiancato da una persona che lo conosce bene, con la quale ha lavorato a stretto contatto e che comprendo il suo modus operandi. Wiles inoltre ha anche aiutato il tycoon a trattare con gli avvocati nei suoi vari casi penali e civili. Trump potrebbe rivelare i primi nomi chiave della sua amministrazione già nei prossimi giorni. Lo ha preannunciato il suo transition team, che in questi giorni sta selezionando i candidati per i ministeri.
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Putin apre a Trump sull’Ucraina: "Pronto a parlargli"
Ieri sono arrivate anche le congratulazioni di Vladimir Putin. Il capo del Cremlino ha detto di non aver ancora parlato con il presidente eletto americano, ma ha affermato di essere pronto a farlo, non reputando "vergognoso" prendere lui stesso l'iniziativa per telefonare al tycoon. Trump in campagna elettorale aveva detto di poter mettere fine al conflitto in Ucraina "in 24 ore". Un'iniziativa "degna di attenzione", ha detto il presidente russo, anche se dei dettagli si sa poco. "Colgo l'occasione per fargli le congratulazioni per l'elezione a presidente", ha aggiunto Putin, che ha fatto a Trump anche i complimenti per il "coraggio" dimostrato in occasione dell'attentato subito in campagna elettorale.