Guerra, Meloni a Beirut e in Giordania: "Chiediamo cessate il fuoco a Gaza e in Libano"

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La presidente del Consiglio in mattinata è stata ad Aqaba dove ha incontrato il re giordano Abdullah II: "Sforzi per stop a guerra e rilascio ostaggi". Poi si è spostata nella capitale libanese, per il faccia a faccia con il suo omologo Mikati: è stata l'occasione per ribadire che "solo rinforzando la missione Unifil si potrà voltare pagina". Finita la visita in Medioriente, ha detto la premier, "tornerò a chiamare il primo ministro Netanyahu"

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"Chiediamo un cessate il fuoco a Gaza e in Libano". È questa la posizione sulla guerra in Medioriente che la premier Giorgia Meloni - "molto preoccupata per quello che sta accadendo" - ribadisce da Beirut, dove ha incontrato il premier libanese Mikati e il presidente dell'Assemblea nazionale Nabih Berri. La presidente del Consiglio, reduce dal summit Ue di Bruxelles, oggi è arrivata prima in Giordania  per un vertice con il re Abdullah II, poi a Beirut per quelli con le autorità libanesi (LO SPECIALE SUI CONFLITTI IN MEDIO ORIENTE - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI). Adesso, al termine della missione, Meloni tornerà "a chiamare il primo ministro Netanyahu".

Giorgia Meloni in Libano: "Rafforzare Unifil"

Da Beirut, Meloni ha rimarcato ancora una volta di considerare "inaccettabili" gli attacchi israeliani alle basi militari dell'Unifil in Libano, dicendosi poi convinta che la missione "debba essere rafforzata". Solo così "si potrà voltare pagina". Scontato, aggiunge, "che alcune cose accadute negli scorsi giorni non accadano ancora". E al premier Mikati assicura: "Puoi sempre contare sull'Italia, faremo tutto quello che è in nostro potere per far tornare pace e prosperità in questo Paese amico". Anche se per ora da parte del governo libanese non c'è la richiesta di rafforzare il contingente italiano in Unifil, Meloni annuncia che "noi siamo sempre pronti a fare la nostra parte".

Meloni: "Serve uno sforza da parte israeliana"

In un punto stampa con i cronisti italiani, Meloni ha poi ricordato la proposta per un cessate il fuoco di 21 giorni in Libano, a cui "Mikati e Berri hanno aderito". Adesso, dice la premier, "serve uno sforzo da parte israeliana", sottolineando che la "scomparsa" di Sinwar "può offrire la finestra per una stagione nuova, una finestra che deve essere colta da parte israeliana". La premier, sottolineano fonti italiane, è il "primo leader dall'inizio delle operazioni di terra delle forze israeliane" a visitare il Libano.

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La tappa in Giordania

Anche in mattinata Meloni, alla residenza reale di Aqaba in Giordania, ha discusso con il re Abdullah II del Medioriente, degli sforzi comuni per un cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi israeliani in linea con la risoluzione 2735, ribadendo la necessità di un processo politico che conduca alla soluzione dei due Stati. Meloni "ha espresso l'apprezzamento italiano per il ruolo svolto dalla Giordania nella consegna dell'assistenza umanitaria a Gaza" e ha discusso con il sovrano l'iniziativa "Gaza humanitarian gateway", promossa da Re Abdullah per rafforzare l'accesso umanitario nella Striscia, "di cui ha condiviso contenuti e urgenza". È stato concordato di "continuare a lavorare in stretto coordinamento per promuovere risposte efficaci e concrete" alla "drammatica emergenza" della "crisi dei rifugiati siriani". I due leader hanno ricordato l'incontro su questo tema "promosso dall'Italia a margine del Vertice Med-9 dello scorso 11 ottobre".

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Cosa sappiamo della missione

La missione, tutta in un giorno e in contemporanea con la ministeriale Difesa del G7 presieduta dal ministro della Difesa Crosetto a Napoli, si inserisce negli "sforzi quotidiani" del governo italiano per promuovere la fine delle ostilità a Gaza come in Libano, insieme a quella del ministro degli Esteri Antonio Tajani lunedì in Israele e Palestina della prossima settimana. Roma, spiegano sempre fonti italiane, sostiene gli sforzi di mediazione in essere, in primo luogo da parte degli Stati Uniti, e le due visite intendono anche porre le basi per la necessaria riflessione - che è tempo parta anche all'interno dell'Unione Europea - sugli scenari post-conflitto e su come l'Italia, e l'Europa, potranno contribuirvi.

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