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Bangladesh, oltre 300 morti nelle proteste antigovernative: ex-premier in India

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©Ansa

La protesta è ripresa oggi e la capitale Dacca resta presidiata da soldati e poliziotti che controllano le strade. Preso d'assalto il palazzo della premier dimissionaria Sheikh Hasina, che ha lasciato il Paese ed è atterrata in India 

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LE IMMAGINI DELLA PROTESTA: LA PREMIER SI DIMETTE

È di almeno 300 vittime il bilancio complessivo delle proteste in Bangladesh, dopo la morte di 94 persone nella giornata di ieri, il numero più alto in settimane di manifestazioni antigovernative: è quanto emerge da un conteggio dell'agenzia di stampa Afp basato sui rapporti della polizia, dei funzionari e dei medici degli ospedali. Intanto l'ex premier del PAese, Sheik Hasina, è atterrata in India (nella città nordorientale di Agartala) dopo essere fuggta dal Palazzo presidenziale di Dakha. Secondo fonti di intelligence, l'India sarebbe disponibile a offrire all'ex premier "un passaggio sicuro". 

Oggi nuova manifestazione a Dacca

La protesta è ripresa oggi e la capitale Dacca è presidiata da soldati e poliziotti che controllano le strade. Preso d'assalto il palazzo della premier Sheikh Hasina, che ha dato le dimissioni ed è atterrata in India dove dovrebbe ottenere, appunto, "un passaggio sicuro". Sheikh Hasina, 76 anni, è a capo del governo del Paese da 170 milioni di abitanti dal 2009 e l'ha sempre diretto con il pugno di ferro. L'accesso alle vie che portano all'ufficio del primo ministro è regolato da blocchi stradali e barricate. "È arrivato il momento della manifestazione finale” ha detto Mohamud, uno dei leader della protesta che da un mese vede violenti scontri tra oppositori del governo e forze dell'ordine.

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I motivi delle proteste

All'inizio, le proteste nascevano dalla richiesta pacifica degli studenti universitari per avere un maggiore accesso ai posti di lavoro nella pubblica amministrazione, finora in gran parte destinati ai veterani della guerra di indipendenza di oltre mezzo secolo fa. Circa 18 milioni di giovani, secondo le stime diffuse dalla BBC, sono senza lavoro e fra i laureati il tasso di disoccupazione è particolarmente elevato. Ma dopo le prime fasi, il movimento si è allargato ad altre fasce sociale e a contestare l'intera attività del governo. La prima ministra ha sempre rifiutato il dialogo, liquidando i promotori delle proteste come terroristi destabilizzatori, e il governo ha decretato un drastico coprifuoco. Ieri il responsabile Onu per i diritti umani ha chiesto al governo di porre fine alla violenza, "rilasciare immediatamente coloro che sono detenuti arbitrariamente, ripristinare il pieno accesso a Internet e creare le condizioni per un dialogo significativo". 

Il boicottaggio delle elezioni

Oltre alle accuse di corruzione, molti attivisti per i diritti umani sottolineano che lo spazio per l'attivitaà democratica si è ridotto negli ultimi 15 anni. "Per tre elezioni consecutive, non c'è stato alcun processo elettorale credibile, libero ed equo", ha detto alla BBC Meenakshi Ganguly, direttore per l'Asia meridionale di Human Rights Watch. Il principale partito di opposizione, il Partito nazionalista del Bangladesh (BNP), ha boicottato le elezioni nel 2014 e nel 2024 affermando che elezioni libere ed eque non erano possibili sotto Hasina e che voleva che le elezioni si svolgessero sotto un'amministrazione provvisoria neutrale.

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