Bangladesh, continuano le proteste studentesche. Afp: “Polizia spara sui manifestanti”

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Continuano nel Paese le proteste degli studenti contro le norme sull'assegnazione dei posti di lavoro nel settore pubblico, nonostante il coprifuoco imposto dal governo. Secondo giornalisti dell'Afp sul posto, la polizia avrebbe sparato colpi di arma da fuoco contro i manifestanti nella capitale Dacca. Almeno una persona sarebbe rimasta ferita. In una settimana ci sarebbero almeno 120 vittime, secondo una stima fatta sempre da Afp su dati di polizia e soccorsi

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In Bangladesh non accennano a placarsi le proteste degli studenti contro le norme sull'assunzione del servizio civile. Oggi, come riferito da un giornalista dell'Afp presente sul posto, la polizia avrebbe sparato colpi di arma da fuoco contro i manifestanti nella capitale Dacca. Almeno una persona sarebbe rimasta ferita tra le migliaia di presenti nel quartiere residenziale di Rampura per la manifestazione, che si è svolta nonostante il coprifuoco imposto dal governo per contenere i crescenti disordini civili. In una settimana, secondo un conteggio dell'Afp basato su dati di polizia e soccorsi, ci sono state almeno 120 vittime.

300 poliziotti feriti nei disordini di ieri

Le proteste degli studenti, in corso da settimane, hanno causato finora oltre 100 morti e centinaia di feriti. Secondo quanto riferito da un portavoce della polizia, almeno 300 agenti sono rimasti feriti durante gli scontri di ieri con i manifestanti in varie località intorno alla capitale Dacca. Intanto, la premier Sheikh Hasina, che sarebbe dovuta partire domani per un tour internazionale con tappe in Spagna e Brasile, ha annullato i suoi impegni all'estero a causa delle violenze. "Almeno 150 agenti di polizia sono stati ricoverati in ospedale. Altri 150 hanno ricevuto cure al pronto soccorso", ha riferito il portavoce della polizia di Dacca Faruk Hossain, aggiungendo che le forze dell'ordine hanno combattuto contro "centinaia di migliaia" di manifestanti.

La legge degli anni Settanta

Gli studenti bengalesi stanno manifestando contro un sistema di assegnazione dei posti di lavoro nel settore pubblico che ritengono discriminatorio e che vorrebbero sostituire con uno basato sul merito.
In Bangladesh, una legge degli anni Settanta riserva il 30% di questi posti di lavoro (che sono molto ambiti per via della loro sicurezza e degli ottimi stipendi) ai familiari dei reduci della guerra di indipendenza dal Pakistan del 1971. Ogni anno, circa 400mila laureati competono per soli 3mila posti di lavoro.

La decisione dell'Alta Corte che ha scatenato le proteste

Nel 2018, il governo guidato da Hasina sospese il sistema delle quote in seguito a proteste di massa da parte degli studenti. Tuttavia, il mese scorso, l’Alta Corte del Bangladesh ha annullato quella decisione in risposta ai ricorsi presentati dai familiari dei veterani, provocando le attuali proteste. La Corte suprema ha successivamente sospeso la sentenza dell’Alta Corte e dovrà prendere una decisione definitiva sulla questione il 7 agosto.

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