A 100 giorni dal voto per la Casa Bianca l’attuale vicepresidente definisce l’avversario un "bullo" che vuole limitare "gran parte dei diritti fondamentali". Lui replica invitando il popolo americano a respingere "il folle estremismo liberale" del volto dem. E anche i bitcoin diventano terreno di competizione
A cento giorni dall’Election Day è scontro aperto fra Donald Trump e Kamala Harris. Un duello sempre più testa a testa: secondo l'ultimo sondaggio del Wall Street Journal, la vicepresidente è indietro di sole due lunghezze (47% a 49%), nel margine di errore, dopo aver eroso però il vantaggio di sei punti che il tycoon aveva su Joe Biden prima del ritiro. Mentre in una gara con candidati terzi o indipendenti scavalca The Donald (45% a 44%). Un effetto luna di miele che potrebbe durare almeno sino alla convention dem (19-22 agosto), rimbalzando tra la nomination con roll call virtuale e l'attesissima scelta del vice (tra l'1 e il 7 agosto). E intanto Harris ha incassato 200 milioni di dollari in meno di una settimana dall'addio di Biden, una cifra sbalorditiva che la campagna indica come prova dell'entusiasmo che circonda la sua corsa: "Lo slancio e l'energia per la vicepresidente Harris sono reali, così come i fondamenti di questa corsa: queste elezioni saranno molto serrate e decise da un piccolo numero di elettori in pochi Stati", ha scritto il direttore delle comunicazioni di 'Harris for President' Michael Tyler in una nota che annuncia la raccolta fondi.
Harris: "Siamo sfavoriti ma ora abbiamo slancio"
"Abbiamo una battaglia davanti a noi, e siamo gli sfavoriti in questa corsa, ok? Ma questa è una campagna alimentata dalla gente, e ora abbiamo slancio", ha detto Kamala Harris durante un evento di raccolta fondi in Massachussets. L’attuale vicepresidente ha definito Donald Trump un "bullo" che vuole limitare "gran parte dei diritti fondamentali" e lo ha criticato perché non vuol sentire parlare di un dibattito con lei nell'immediato: "Spero che riconsideri la sua decisione perché abbiamo molto di cui parlare".
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"Questo novembre, il popolo americano respingerà il folle estremismo liberale di Kamala Harris con un'enorme vittoria": ha replicato a distanza Trump durante un comizio in Minnesota. Il candidato repubblicano nella corsa alla Casa Bianca ha preso di mira diverse posizioni assunte dalla vicepresidente dem durante la campagna per le primarie democratiche del 2020, alcune delle quali sono state poi ritrattate, come il desiderio di vietare il fracking o di rivedere in modo sostanziale il sistema giudiziario penale. Definendo la Harris una "pazza della sinistra radicale", il tycoon ha anche attaccato il suo operato e quello del presidente Biden in materia di immigrazione clandestina, inflazione e criminalità. Nel suo discorso durato 90 minuti, ha poi ribadito la sua promessa di realizzare la più grande operazione di deportazione nella storia degli Stati Uniti e di porre fine alla tassazione delle mance, ripetendo allo stesso tempo che la sua sconfitta del 2020 è stato il risultato di elezioni "truccate".
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Intanto Trump sta diventando il riferimento di quei bitcoiners che per anni ha criticato, definendo la criptovaluta come "not money" e "altamente volatile, basata sull'aria rarefatta", o "una catastrofe imminente". "Abbiamo solo una vera valuta in Usa ed è più forte che mai: si chiama dollaro americano", twittò nel 2019 a proposito di quel biglietto verde che ora vuole svalutare per favorire l'export Usa. Ma da allora ha fatto una inversione a U, tanto da essere chiamato ieri come ospite d'onore della Bitcoin conference a Nashville, il più grande raduno annuale del settore, dove ha promesso di fare degli Usa "la cripto capitale del pianeta e la superpotenza bitcoin del mondo". Il tycoon ha assicurato anche che creerà un consiglio presidenziale sulle criptovalute "con regole scritte da persone che amano la vostra industria, non che la odiano come Joe Biden e Kamala Harris". Infine ha promesso che "il primo giorno del mio insediamento licenzierò Gary Genser", il presidente della Sec (analoga alla Consob italiana) nominato da Biden che ha intrapreso un approccio regolatorio aggressivo verso le criptovalute. The Donald ne ha fatto una battaglia di "libertà finanziaria" e ha promesso di rendere più facile per le società di mining di criptovalute operare negli Stati Uniti. "Altrimenti lo faranno altri Paesi", ha avvisato a inizio mese in Wisconsin. E ha attaccato l'amministrazione Biden accusandola di fare la guerra a questa industria innovativa.
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Le mosse di Kamala Harris
Il settore in effetti è frustrato per la mancanza di progressi negli sforzi per regolamentare e legittimare le criptovalute, di cui il presidente Biden non è un simpatizzante. Ma Kamala Harris sta cercando di rimediare, dopo aver preso la guida del ticket dem per la Casa Bianca. I suoi consiglieri, rivela il Financial Times, hanno già avvicinato le società più importanti per un "reset" delle relazioni con il settore per lanciare il messaggio che il partito democratico non è "anti business" ma "pro-business, responsible business". Un’apertura che consente di creare una breccia tra i nuovi proseliti di Trump. Harris sta recuperando terreno più in generale anche nella Silicon Valley, dove molti imprenditori si sono allineati con il tycoon. Sia lei che il marito, l’avvocato Doug Emhoff, hanno sempre mantenuto forti contatti con Big-Tech in quello che è il loro home state, la California.