Dazi, Trump all’Ue: tariffe al 50% dall’1 giugno. Wsj: "Frustrato da lentezza negoziati"

Mondo
Ansa/Ipa

Il presidente americano è irritato per la lentezza nei negoziati con Bruxelles sui dazi. Secondo il Wall street Journal sarebbe questa la motivazione all'origine dell'annuncio del tycoon di tariffe al 50% per i prodotti europei dall'1 giugno. Nel governo italiano la linea è quella di evitare fratture con Washington e lavorare per un compromesso. Salvini punta il dito contro l'Ue. Per Tajani "l'Europa è la soluzione ai nostri problemi, non è la causa"  

ascolta articolo

Donald Trump è tornato a minacciare l'Unione Europa evocando l’imposizione di dazi al 50% a partire dal primo giugno. Le trattative in corso "non stanno andando da nessuna parte", ha scritto il presidente degli Usa sul suo social Truth, avvertendo: "Non cerco un accordo". All'origine dell'avvertimento del tycoon ci sarebbe l'irritazione per la lentezza nei negoziati con l'Ue, secondo quanto scrive il Wsj, citando fonti vicine ai colloqui. I consiglieri di Trump hanno espresso privatamente il loro nervosismo ai funzionari europei per il fatto che le diverse priorità commerciali dei paesi membri dell'Ue abbiano rallentato i colloqui. Washington aspetta proposte sulle tariffe per i servizi di streaming, l'Iva, le normative automobilistiche e le multe imposte alle aziende statunitensi nei casi antitrust. Ma nel mirino del tycoon non c'è solo l'Ue: poco prima dell'affondo contro Bruxelles, Trump ha infatti evocato tariffe del 25% per l'iPhone se Apple non lo produrrà negli Stati Uniti. 

La guerra commerciale di Trump

L'Europa è da mesi uno dei bersagli preferiti di Trump nella sua guerra commerciale. L'inquilino della Casa Bianca ha denunciato ripetutamente l'"inaccettabile" deficit commerciale americano nei confronti dei 27. "L'Ue è stata creata con lo scopo primario di trarre vantaggio dagli Stati Uniti in termini commerciali, ed è molto difficile da gestire. Ha forti barriere commerciali, l'iva, sanzioni aziendali ridicole, barriere commerciali non monetarie, manipolazioni monetarie, cause legali ingiuste e ingiustificate contro le aziende americane", ha illustrato Trump su Truth motivando la sua decisione di “raccomandare" dazi al 50%" mentre era atteso un nuovo confronto negoziale tra il commissario europeo al Commercio, Maros Sefcovic, e uno dei due negoziatori americani, Jamieson Greer.

La replica dell’Ue

Proprio Sefcovic, al termine dei colloqui, ha tenuto il punto: "L'Ue è pienamente coinvolta e impegnata a garantire un accordo che vada bene per entrambi. La Commissione Ue è pronta a lavorare in buona fede. Il commercio tra Ue e Usa non ha eguali e deve essere guidato dal rispetto reciproco, non dalle minacce. Siamo pronti a difendere i nostri interessi". A cercare di spiegare la logica della minaccia di Trump all'Europa è stato il segretario al Tesoro Scott Bessent, il 'negotiator-in-chief' nel commercio. Il presidente ritiene che le proposte dell'Ue sui dazi "non sono buone e di qualità come quelle presentate da altri" Paesi, ha detto ai microfoni di Fox ribadendo come l'Ue ha un "problema di azione collettiva" con i singoli Paesi che non sanno cosa l'Ue sta negoziando. La minaccia di Trump - ha aggiunto - è una risposta al ritmo europeo nelle trattative.

Vedi anche

Dazi Trump contro l'Ue, che effetto avrebbero e chi li pagherebbe?

Le tappe

Dopo aver imposto dazi al 20% contro l'Ue il 2 aprile, Trump ha concesso una pausa di 90 giorni per cercare di raggiungere un accordo. Ora, a metà strada dalla scadenza del 9 luglio, il presidente alza il tiro ed evoca tariffe al 50%, più del doppio rispetto a quelle annunciate il “giorno della liberazione”. All'interno della Casa Bianca molti ritengono la minaccia sia solo uno strumento negoziale e sono convinti che Trump non vi darà seguito. Molti osservatori invece si sono detti particolarmente preoccupati perché a rischio c'è l'economia l'Europea ma anche quella americana, sulla quale pesa il macigno di un deficit e un debito elevati che le sono già costati il downgrade da parte di Moody's.

Cosa può succedere

Le critiche e le minacce all'Europa alimentano poi l'incertezza sugli altri accordi commerciali ai quali l'amministrazione Trump sta lavorando e di cui si conoscono pochi dettagli. Secondo indiscrezioni, nelle trattative in corso stanno emergendo disaccordi sempre maggiori anche con i governi più propensi a stringere intese commerciali con gli States. "I termini proposti dagli Stati Uniti sono terribili", hanno riferito alcune fonti ai media americani, spiegando come inizia a trapelare la volontà di Washington di ottenere solo concessioni e non negoziare veramente.

Vedi anche

Dazi, Tajani: la nostra linea è arrivare ad un accordo

La posizione del governo italiano

Il tema dei dazi è al centro dell’attenzione anche dell’esecutivo italiano. Nel governo, la linea che si fa spazio non è comunque diversa da quella delle ultime settimane: evitare fratture con Washington, lavorare per un compromesso nonostante i metodi scelti da Trump. Certo, l'annuncio del presidente Usa ha destato una certa sorpresa a Palazzo Chigi ma, è il ragionamento, non bisogna rinunciare a trattare per arrivare al miglior risultato possibile. Il pensiero corre a quanto accaduto con la Cina anche se le partite tra l'Unione e Pechino sono totalmente differenti. L'idea di proseguire nei negoziati è condivisa anche da Matteo Salvini che però non esita a puntare il dito contro l'Ue. Per il Leader della Lega infatti "è ovvio" che "Trump annunci dazi per aprire le trattative" ma, osserva il vicepremier, "bisogna vedere chi sta trattando. Conto che a Bruxelles ci sia qualcuno con la linea collegata con gli Usa". Una critica all'Europa da cui però si dissocia il ministro degli Esteri Antonio Tajani: "Il trattato e le norme dicono che tratta l'Unione Europea" sui dazi, ricorda il titolare della Farnesina "quindi io lavoro per aiutare l'Ue a raggiungere il migliore obiettivo possibile. Non mi ha mai convinto la retorica antieuropeista. L'Europa è la soluzione ai nostri problemi, non è la causa".

Vedi anche

Dazi, minacce Trump affossano Borse: Milano la peggiore

Mondo: I più letti