Rush finale per il voto di giovedì. La presidente della Commissione uscente ha visto per ultimi i Conservatori, e non li ha convinti, e punta a superare quota 380, migliorando la performance di cinque anni fa. L'ex ministra della Difesa attende un segnale da Meloni. Il gruppo della Sinistra chiede il rinvio della votazione a causa della sentenza della Corte Ue sui vaccini
Rush finale per il voto di giovedì su Ursula von der Leyen. La presidente uscente della Commissione europea si è trasferita da lunedì a Strasburgo. Ha visto, per ultimi, i Conservatori. E non li ha convinti. Ma la partita per il suo bis, sul fronte di Ecr, si gioca altrove e avrà nel confronto con la premier Giorgia Meloni il suo momento chiave. A incoronarla non saranno i 562 voti incassati da Roberta Metsola ma la presidente uscente punta a superare quota 380, migliorando la performance di cinque anni fa. Il vero rebus sarà quello dei contorni della sua maggioranza: un tripartito composto da Ppe, Socialisti e Renew o un quadripartito con l'aggiunta dei Verdi? Von der Leyen, a quanto si apprende da più fonti parlamentari, dovrebbe inviare le linee guida a tutti i gruppi entro le 8 di domani mattina. Poi, alle 9, parlerà all'Aula. Il suo intervento non dovrebbe superare l'ora, anche perché poi ci sarà il dibattito. Alle 11 i lavori saranno sospesi e si riprenderà alle 13 con la votazione che durerà poco meno di due ore. Intanto il gruppo della Sinistra chiede il rinvio del voto a causa della sentenza sui vaccini: "La Corte europea ha giudicato illegale l'occultamento di informazioni rilevanti, il che ha un impatto significativo sulla rielezione della Presidente della Commissione Von der Leyen prevista per domani mattina. L'opacità e i conflitti di interesse sono temi ricorrenti nella sua traiettoria politica; ha una storia di scandali. Quando è troppo è troppo. Dovrebbe essere ovvio che la signora Von der Leyen ritiri la sua candidatura", sottolineano i vertici di The Left.
Von der Leyen e i conservatori
Von der Leyen intanto continua le sue trattative. Con il gruppo dei Conservatori, come ha detto lei stessa, ieri ha trascorso "un'ora intensa". Ha toccato temi cari ai meloniani, come la migrazione, la necessità di un commissario alla sburocratizzazione per le imprese, la messa a punto di un Green Deal che sia pragmatico. Sulla migrazione, spiegano fonti parlamentari, a FdI è piaciuta la volontà di Von der Leyen di continuare con le partnership con i Paesi terzi che, per la premier italiana, sono centrali. Sul Green Deal, invece, la fumata è stata grigio-nera. "Serve un radicale cambio di passo e il superamento di un approccio ideologico sulla transizione", ha sottolineato Carlo Fidanza, capo delegazione di Fratelli e primo a parlare nel gruppo. I polacchi del Pis hanno usato toni ancora più netti. Al momento, la gran parte di Ecr è orientata per il no, al massimo per l'astensione (che comunque vale come voto contrario).
Il contatto con Meloni
Manca il contatto più atteso, quello con Giorgia Meloni. La sensazione, a Strasburgo, è che FdI alla fine possa votare a favore. Il problema è nella forma della trattativa: Von der Leyen non vuole legare l'assegnazione all'Italia di un commissario forte e di un'eventuale vicepresidenza esecutiva a Palazzo Berlaymont al sì dei meloniani. "In questo momento non sono l'ago della bilancia", spiegano qualificate fonti parlamentari vicine alla presidente. Certo, i rapporti tra Meloni e Von der Leyen sono sempre stati buoni e la presidente della Commissione non ha alcuna intenzione di peggiorarli. Nella sua strategia, Ecr resta fuori dalla maggioranza. L'ex ministra della Difesa attende un segnale da Meloni a ridosso del voto. Un segnale che in qualche modo certifichi il patto di non belligeranza e la possibile collaborazione tra le due. L'importanza dell'Italia, nello schema che ha in testa Von der Leyen, non si discute. Né sembra sia stata mossa qualche riserva nei confronti dell'ipotesi che sia Raffaele Fitto il Commissario.
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La Corte Ue alla Commissione: "Mancata trasparenza sui vaccini"
Intanto stamattina la Corte di giustizia europea ha accolto il ricorso di vari cittadini ed eurodeputati dei Verdi contro il rifiuto alla richiesta presentata nel 2021 di avere accesso ai documenti relativi ai contratti per l'acquisto di vaccini contro il Covid 19, stipulati tra la Commissione Ue guidata da Von der Leyen e diverse aziende farmaceutiche. L'esecutivo comunitario, afferma il tribunale, non ha concesso al pubblico un accesso sufficientemente ampio ai contratti e l'infrazione riguarda in particolare le clausole di indennizzo e le dichiarazioni di assenza di conflitto di interessi dei membri della squadra negoziale per l'acquisto dei vaccini.
L'Ue risponde alla Corte: "Sui vaccini usato equilibrio"
La Commissione europea "ha dovuto trovare un difficile equilibrio tra il diritto del pubblico, compresi i deputati al Parlamento europeo, all'informazione e gli obblighi giuridici derivanti dai contratti" sui vaccini anti-Covid-19, "che avrebbero potuto comportare richieste di risarcimento danni a spese dei contribuenti", ha scritto l'esecutivo Ue dopo la sentenza, rivendicando il rispetto "dei principi di apertura e trasparenza" e "esaminerà attentamente le sentenze", riservandosi "le proprie opzioni legali".