Nomine Ue, Von der Leyen si gioca le ultime carte per il bis. Martedì al via la plenaria

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Introduzione

Settimana cruciale per le istituzioni europee: se la riconferma di Roberta Metsola alla guida dell’Eurocamera appare scontata, quella della presidente della Commissione europea uscente è adombrata da tensioni interne e dal verdetto della Corte di giustizia Ue - in arrivo alla vigilia della conta a scrutinio segreto in programma il 18 luglio - sui ricorsi contro la tedesca e il suo esecutivo per la mancanza di trasparenza nei contratti sui vaccini anti-Covid. Un'eventuale bocciatura di Von der Leyen sarebbe una prima storica e, stando ai Trattati, imporrebbe ai leader Ue di proporre un nuovo nome entro un mese.

Quello che devi sapere

Una settimana cruciale per le nomine Ue

  • Prende il via domani, lunedì 15 luglio, la settimana decisiva per le nomine dei cosiddetti “tob jobs” dell’Unione europea. La plenaria si aprirà martedì con la riconferma quasi scontata di Roberta Metsola alla guida del Parlamento europeo per altri due anni e mezzo. Per lei ci sarà il sostegno di tutte le delegazioni italiane in blocco, dalla Lega a Fratelli d'Italia, dal Pd al Movimento 5 Stelle

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La scelta dei vice in chiave anti estremisti

  • Invece la scelta - sempre a scrutinio segreto - dei 14 vice di Metsola offrirà una primo test per la tenuta del cordone sanitario che l'arco europeista punta a stringere intorno all'estrema destra dei Patrioti di Viktor Orban - alle prese a loro volta con il caso Vannacci - e della neonata Europa delle nazioni sovrane a guida AfD per escluderli da tutti i ruoli istituzionali

La conta per il secondo mandato a Ursula von der Leyen

  • Giovedì, alle 13, sarà poi il momento della conta per il bis di Ursula von der Leyen alla Commissione europea: un'eventuale bocciatura sarebbe una prima storica e, stando ai Trattati, imporrebbe ai leader Ue di proporre un nuovo nome entro un mese, in piena estate. Tra promesse e rassicurazioni, Von der Leyen si avvicina allo scrutinio segreto del 18 luglio al Parlamento europeo con i suoi popolari, i socialisti e i liberali pronti a darle di nuovo, cinque anni dopo la prima volta, la loro fiducia. Stessa posizione tenuta dai Verdi. Gli ultimi dettagli saranno però definiti a inizio settimana tra i corridoi di Strasburgo, quando Ursula von der Leyen incontrerà anche la sinistra di The Left e i conservatori di Giorgia Meloni, delineando il cammino politico che intende perseguire

Il programma di Von der Leyen

  • Le ultime ore prima di andare a Strasburgo per Von der Leyen le ha dedicate a perfezionare il programma di governo che presenterà in Aula la mattina del 18 luglio. La presidente uscente, trapela dal suo entourage, appare “tranquilla”, i suoi collaboratori più fidati sono “concentrati” sull'obiettivo di superare quota 361 voti - la maggioranza necessaria - portando a termine la missione elettorale. E l'agenda della settimana è “affollata di incontri”. A riprova che le trattative proseguiranno serrate fino alla fine. A fare da spartiacque saranno le posizioni della presidente sui dossier più delicati dell'immigrazione e del Green deal

L’incognita della sentenza sui vaccini anti-Covid

  • Sul voto al bis di Von der Leyen, già adombrato dal rischio dei franchi tiratori, si aggiunge anche un'incognita legale: il verdetto della Corte di giustizia Ue - in arrivo alla vigilia della conta - sui ricorsi contro la tedesca e il suo esecutivo per la mancanza di trasparenza nei contratti sui vaccini anti-Covid. Una sentenza che potrebbe contribuire a spostare il pallottoliere in un senso o nell'altro

Le possibili bocciature

  • L'obiettivo di Ursula von der Leyen resta quello di blindare il sostegno di circa 400 deputati di Ppe, S&D e Renew: abbastanza per superare quota 361, la maggioranza necessaria. I problemi però in casa non mancano: i popolari francesi e sloveni (11 nel complesso) hanno già annunciato i loro malumori nei confronti della presidente uscente. E, allo stesso modo, i liberali irlandesi (4 del Fianna Faíl e 2 indipendenti) sono orientati alla bocciatura mossi dalla contrarietà alle sue posizione sul Medio Oriente, nonostante l'estremo tentativo del premier Simon Harris - di famiglia popolare che governa con loro a Dublino - di convincerli a ripensarci. In via ufficiale soltanto un socialista ha annunciato che, per le stesse ragioni, voterà no: lo sloveno Matjaz Nemec

I possibili sostegni

  • Tuttavia i malumori sono diffusi e per Ursula von der Leyen sarà importante il sì in blocco dei 21 europarlamentari del Pd che chiedono “maggior chiarezza su alcuni temi” - dall'agenda sociale allo stato di diritto -, ma hanno fatto sapere che “le premesse sono buone”. In soccorso della presidente uscente arriveranno con ogni probabilità anche i 53 eurodeputati dei Greens che puntano a esprimere un voto “di gruppo” e “coerente”, a patto di ottenere un documento scritto che certifichi il loro ingresso nell'orbita della maggioranza. E che non vi sia quella “cooperazione strutturale” tanto temuta con i Conservatori di Giorgia Meloni

Conservatori in bilico

  • Nessuno dei Conservatori finora, ad eccezione del premier ceco Petr Fiala che può portare in dote i tre eurodeputati del suo Ods, ha assicurato un voto favorevole a Von der Leyen. Ed è con loro che la presidente uscente parlerà martedì, in un colloquio decisivo soprattutto per l'orientamento di Fratelli d'Italia. Dopo l'incontro “si vedrà”, ha ribadito Nicola Procaccini (co-presidente del gruppo ECR al Parlamento europeo) facendo eco alla presidente del Consiglio italiana, impegnato a portare avanti la battaglia di una Commissione europea che - comunque vada il voto su Ursula von der Leyen - nei prossimi cinque anni sia di “centrodestra” perché “i commissari sono espressione dei governi e la maggior parte” nei Ventisette “è di centrodestra”

Il toto-commissari

  • Palazzo Chigi, secondo fonti europee, tende a guardare in particolare a Concorrenza, Mercato interno, Affari economici e Bilancio, ma anche all'Agricoltura. Ventisei poltrone per ventisei Paesi, e tutti i big ambiscono alle deleghe più pesanti dal punto di vista finanziario, Roma non è sola nelle sue richieste. Parigi - con Emmanuel Macron che ha scelto di nuovo il fedelissimo Thierry Breton pur gravato dal rebus del governo - e Varsavia hanno pretese simili. La Spagna può già vantare il nome di prestigio di Teresa Ribera, braccio destro del premier Pedro Sanchez e madrina delle politiche green spagnole. Il lettone Valdis Dombrovkis, temuto falco dei conti dei Paesi membri, sarà ancora nella rosa. Un toto-commissario che Von der Leyen non può ignorare nel gioco della domanda e dell'offerta da cui dipenderà la sua riconferma e la composizione della prossima squadra. Che, ha assicurato Manfred Weber nei giorni scorsi, sarà ancora guidata dalla presidente uscente perché “un piano B non c'è”

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