Proteste pro Gaza nelle università Usa, dalla Columbia all’Ucla: cosa succede
Da settimane gli atenei americani sono il fulcro delle manifestazioni contro la guerra, con gli studenti che chiedono alle amministrazioni di interrompere scambi, investimenti e collaborazioni con Israele. In diversi casi nei campus è intervenuta la polizia, ma la situazione rimane delicata e in bilico fra il diritto dei dimostranti a esprimere il proprio pensiero e le pressioni economiche e politiche che ricadono sui vertici accademici
- Arresti, feriti e campus presidiati dalla polizia. Le università degli Stati Uniti, dalla Columbia alla Ucla, sono ormai da settimane il fulcro delle proteste contro la guerra a Gaza e le amministrazioni degli atenei sono alle prese con la ricerca di soluzioni che possano avvicinarsi alle richieste dei manifestanti, senza però compromettere altri aspetti come il diritto allo studio
- Da un lato le grandi università americane non possono ignorare il diritto degli studenti a manifestare ed esprimere liberamente il loro pensiero, ma al contempo devono garantire la tranquillità all’interno dei campus anche a chi non partecipa alle proteste
- Diversi atenei infatti nelle ultime settimane hanno chiuso campus, edifici e biblioteche, oltre a modificare il calendario accademico e interrompere le lezioni, con diverse proteste da parte di chi non ha preso parte alle manifestazioni contro la guerra
- La soluzione che ha funzionato alla Brown University e alla Northwestern University è stata negoziare con i manifestanti, ma per esempio alla Columbia University la trattativa va avanti da giorni senza arrivare a nulla. Questo perché spesso le richieste di chi protesta vanno a toccare aspetti etici ed economici
- Gli studenti della Columbia, ad esempio, vorrebbero lo stop delle collaborazioni e degli scambi accademici con l’università di Tel Aviv e il blocco di qualsiasi investimento in Israele
- La questione per l’ateneo è innanzitutto etica: interrompere le collaborazioni con un’università solo perché israeliana è ritenuto inaccettabile dall’amministrazione accademica
- Inoltre non sono di secondo piano i temi economici e politici: gli atenei americani sono come delle aziende, dipendono e devono rendere conto anche a donatori, investitori e finanziatori. Senza contare le pressioni politiche esercitate sui rettori
- Basti pensare alla rettrice della Columbia University, criticata dalla sinistra per aver fatto intervenire la polizia nel campus e al contempo dalla destra per non aver mantenuto abbastanza sotto controllo i manifestanti pro-Gaza
- Diversi politici - riporta la Bbc - hanno esortato gli atenei a fare di più, sottolineando in particolare per i toni antisemiti di alcune proteste in cui sono comparsi cartelli a sostegno di Hamas e sono volate minacce nei confronti di studenti ebrei
- Non si tratta di un tema nuovo. Da anni i gruppi universitari filo-palestinesi chiedono alle amministrazioni di sostenere il movimento Boycott, Divestment, Sanctions (BDS) come mezzo per fare pressione su Israele, spiega la Bbc: nessun ateneo si è mai impegnato in tal senso, ma qualche legame finanziario è stato tagliato. Secondo i manifestanti un disinvestimento, pur avendo un impatto trascurabile sulla guerra a Gaza, aiuterebbe ad aumentare la consapevolezza sulla questione