Yemen, attacchi Usa-Gb contro Houthi: rischio guerra totale in Medioriente? Cosa sappiamo
Usa e Gran Bretagna hanno nuovamente colpito gli obiettivi dei ribelli in Yemen, legati a doppio filo alla Repubblica Islamica in Iran: in questo modo si rischia di “fare il gioco” degli Houthi, che possono accrescere la loro immagine rivoluzionaria. Nonostante si rischi costantemente l’allargamento del conflitto, la possibilità che ciò avvenga resta ancora improbabile visto che non sembra essere negli interessi o nelle ambizioni di Washington e Teheran
- Usa e Gran Bretagna tornano a farsi sentire in Yemen: dopo gli attacchi statunitensi in Siria e Iraq, i due Paesi sono nuovamente tornati a prendere di mira le basi degli Houthi. Le ragioni sono molteplici e legate, come i precedenti attacchi di Washington, a un “nemico indiretto”: l’Iran
- Dopo gli attacchi delle ultime settimane, gli Houthi hanno nuovamente colpito le navi mercantili in transito. Ma perché lo fanno? Sostengono di essere al fianco dei palestinesi di Gaza e dichiarano che continueranno ad ostacolare il traffico collegato ad Israele fintanto che durerà l’invasione della Striscia
- In realtà, ci sono dietro motivazioni più nascoste: gli Houthi, infatti, potrebbero avere anche altro in mente, dalle ambizioni regionali a un disegno jihadista in versione sciita, dalla sponda alla strategia dell’Iran fino a una posizione di forza rispetto agli avversari locali, come Arabia, Emirati, Bahrein
- Non è da escludere che, in futuro, gli Houthi vogliano controllare il passaggio chiedendo il pagamento di un pedaggio, così come fa l’Egitto con Suez (la cui mancanza sta adesso facendo molto soffrire le finanze de Il Cairo)
- Gli attacchi di Usa e Gran Bretagna potrebbero essere quasi ben visti dagli Houthi, perché accrescono l’immagine rivoluzionaria del gruppo, si sposano con il culto del martirio e portano il supporto di chiunque si consideri avversario di Washington. Persino in Occidente c’è chi simpatizza per il gruppo, dimenticando le radici del movimento
- In una dichiarazione pubblicata sul suo canale Telegram, il portavoce degli Houthi Mohammad Abdul Salam ha sottolineato la "resilienza" e il "graduale miglioramento" delle capacità militari del movimento ribelle, affermando proprio che "tali capacità non sono facili da distruggere". Poi ha avvertito che "l'aggressione" da parte di Stati Uniti e Regno Unito non produrrebbe alcun risultato positivo per le nazioni coinvolte, ma piuttosto "aumenterebbe" le questioni e i problemi regionali
- In tutto questo c’è da considerare il fattore Iran: il rapporto è storico, risale ai primi giorni della Repubblica islamica ed è anche religioso. Da Teheran arrivano armi e a Sanaa, capitale dello Yemen, è presente anche un comando della Divisione Qods dei pasdaran, per controllare il tutto. Indecifrabile, però, resta il rapporto che c’è tra le parti, visto che comunque la leadership Houthi resta consolidata
- Non molto diversa la situazione in Siria e Iraq, dove appena 24 ore fa gli Usa hanno preso di mira le milizie filoiraniane in risposta all’attacco ai militari americani in Giordania. Una risposta nel complesso limitata, anche per evitare un possibile allargamento del conflitto
- Prima di attaccare in Siria e Iraq, gli Usa hanno preventivamente fatto sapere cosa e dove avrebbero attaccato: un messaggio, nemmeno troppo velato, a Teheran, con cui si rischia costantemente l’allargamento della tensione mediorientale. Eppure, un possibile allargamento del conflitto non sembra essere né negli interessi di Washington né di quelli di Teheran, che hanno per il momento interessi e ambizioni diverse da un conflitto diretto
- Questo non significa che non sussista il rischio di un possibile allargamento del conflitto. “Errori o successi imprevisti possono portare a spirali e ciò può portare a conflitti inevitabili e più ampi in una zona ad alta tensione. È quasi un miracolo che un conflitto più ampio non sia già scoppiato in Medio Oriente”, ha osservato la Cnn
- Ovviamente gli attacchi hanno scatenato le reazioni internazionali, a partire da quelli di Russia e Iran, che hanno denunciato il tentativo di “infiammare ulteriormente il conflitto” e quello di “voler risolvere le crisi attraverso l’uso della forza e del militarismo”. Di tutt’altro avviso, invece, quanto detto da Europa e Gran Bretagna che evidenziano gli avvertimenti degli Stati Uniti e quanto successo in Giordania, dove Washington ha registrato la più alta perdita di vite umane nella regione degli ultimi 3 anni