Il 5 novembre gli Stati Uniti tornano al voto per eleggere il presidente, ma il percorso per definire i candidati alla Casa Bianca è lungo e complesso. Da gennaio a giugno in tutti i 50 Stati federali si scelgono i delegati che andranno poi ai Congressi nazionali dei rispettivi partiti dove saranno definiti i ticket presidenziali, ma ogni territorio ha regole e tempi diversi
Il 2024, come ogni anno bisestile, vedrà il ritorno alle urne degli Stati Uniti che il 5 novembre alle elezioni presidenziali voteranno per il prossimo inquilino della Casa Bianca. Prima del voto però vanno affrontati i mesi delle primarie da cui usciranno i candidati democratici e repubblicani tra cui i cittadini dovranno scegliere: si tratta di votazioni che si svolgono in tutti i 50 Stati federali e che in ogni territorio hanno regole e tempi diversi.
Le primarie
La maggior parte degli Stati utilizza il sistema delle primarie “classiche” organizzate dai governi locali: i cittadini in una determinata data scelgono alle urne uno dei delegati da mandare alla Congresso nazionale del partito. Questo perché il sistema non prevede che si voti direttamente il candidato presidente, ma si indichi invece la persona che li rappresenterà al momento di scegliere il volto che correrà ufficialmente per il partito.
Il caucus
Ci sono alcuni Stati in cui però non si svolgono le primarie “classiche”, bensì i caucus, organizzati dai partiti. Si tratta di dibattiti organizzati in luoghi pubblici o privati durante i quali chi partecipa si schiera fisicamente nella parte della stanza che rappresenta il delegato che vuole votare. A quel punto si cerca di convincere le persone che si trovano dall’altra parte a passare dalla propria. Le regole dei caucus cambiano da Stato a Stato, le discussioni hanno una durata prestabilita ma si ripetono finché non sono è stato scelto il numero di delegati deciso dal partito.
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Chi può votare
Le regole non sono uguali per tutti nemmeno per quanto riguarda il diritto di voto, cambiano a seconda del partito e dello Stato. Ci sono primarie “aperte”, in cui possono esprimere la propria preferenza anche persone non iscritte ai partiti o iscritte al partito avversario. Ci sono poi quelle “semi-chiuse”, che accolgono anche i voti dei non iscritti al partito, e quello “chiuse” riservate solo agli iscritti.
Le date del 2024
Tradizionalmente le primarie negli Stati Uniti iniziano con il caucus dell’Iowa, che quest’anno è il 15 gennaio. Seguiranno le primarie del New Hampshire il 23 gennaio e si proseguirà fino a 4 giugno per i repubblicani e fino all’8 giugno per i democratici. Nel mezzo c’è il cosiddetto Super Tuesday, fissato il 5 marzo, giorno decisivo in cui si vota in 16 Stati e nel territorio delle Samoa Americane (IL CALENDARIO COMPLETO). Nel 2024, nel tentativo di rendere il 3 febbraio in South Carolina la prima competizione dem, il Comitato nazionale democratico ha invitato i candidati a non inserire il loro nome nella scheda elettorale del New Hampshire e non ci sarà un caucus in Iowa. A chiudere il lungo percorso saranno le convention finali dei partiti dove sarà annunciato il “ticket”, ovvero il candidato presidente e chi sarà il suo vice alla Casa Bianca in caso di vittoria: i repubblicani si riuniranno dal 15 al 18 luglio e i democratici dal 19 al 22 agosto.
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Delegati e super-delegati
I delegati quindi approdano al Congresso nazionale del proprio partito, ma il risultato della convention non è scontato perché, anche qui, le regole statali non sono tutte uguali. Alcuni delegati hanno il vincolo di mandato, ovvero sono obbligati a votare quanto scelto dalla base, mentre altri sono liberi di scegliere. Alle convention poi ci sono anche i super-delegati che, scelti dai partiti, esprimono la posizione dell’establishment della propria formazione politica.
I candidati del 2024
Per i democratici, oltre al presidente uscente Joe Biden, corrono alle primarie la scrittrice, attivista ed ex consulente spirituale di Oprah Winfrey, Marianne Williamson, e il appresentante del Minnesota alla Camera Dean Phillips. Per il partito repubblicano c’è Donald Trump, in attesa dell’esito dei ricorsi presentati contro Colorado e Maine che l’hanno escluso dalle primarie per i fatti di Capitol Hill. Contro il tycoon corrono il governatore della Florida Ron DeSantis, il governatore dell'Arkansas Asa Hutchinson, l’ambasciatrice Usa alle Nazioni Unite Nikki Haley e Vivek Ramaswamy, presidente esecutivo della Strive Asset Management.