Usa e Israele valutano opzioni per Gaza dopo guerra con Hamas, anche peacekeeper
Mentre l’operazione israeliana entra nella sua fase cruciale, si pensa anche a cosa succederà quando l’attacco sarà terminato. Ecco quali sono le ipotesi su cui si ragiona
- Mentre l’operazione israeliana a Gaza entra nella sua fase cruciale, si pensa anche a cosa succederà quando l’attacco sarà terminato. Ad esplorare gli scenari del “dopo” sono sia Israele che gli Usa: ecco quali sono le ipotesi su cui si ragiona
- Secondo quanto scrive Bloomberg, che cita alcune fonti, una delle opzioni è la possibilità di una forza multinazionale che potrebbe coinvolgere truppe americane nel caso in cui le forze israeliane dovessero raggiungere il loro obietto: cacciare Hamas
- Sempre secondo le fonti, un'altra opzione è un forza di peacekeeping sul modello di quella che ha sorvegliato l'accordo di pace del 1979 fra Egitto e Israele
- Ma su questa opzione, scrive Reuters, la Casa Bianca ha già commentato che mandare truppe Usa a Gaza per una missione di peacekeeping è qualcosa che non sta venendo considerato, al momento
- Intanto il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha spiegato: C’è “una varietà di possibili permutazioni che stiamo esaminando molto attentamente ora, come del resto stanno facendo anche altri Paesi”
- Ciò che avrebbe più senso ad un certo punto, ha detto Blinken, sarebbe una “Autorità Palestinese efficace e rivitalizzata” con un governo su Gaza. Ma la questione, ora, è se ciò possa davvero accadere
- "Abbiamo avuto colloqui preliminari su come potrebbe essere il futuro di Gaza", ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller. "Mi aspetto che la questione sarà oggetto di un grande impegno diplomatico per il futuro”, ha aggiunto
- Intanto, dai media israeliani, nelle ultime ore è trapelato che, secondo documenti del ministero dell’Intelligence (del 13 ottobre scorso), un’opzione al vaglio è quella del possibile ri-collocamento della popolazione di Gaza -2.3 milioni di persone - nella penisola egiziana del Sinai, come scrive anche Haaretz
- “Siamo contrari al trasferimento in qualsiasi luogo, in qualsiasi forma, e lo consideriamo una linea rossa che non permetteremo che venga oltrepassata”, ha però già detto Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas