Medio Oriente, le forze italiane nell’area: dai Carabinieri di Gerico ai soldati in Libano
Con il riaccendersi del conflitto tra Hamas e Israele, va ridefinendosi anche la presenza italiana nell'area. Sono già tornati nel nostro Paese, dopo meno di un mese, i 22 Carabinieri del contingente italiano a Gerico, in Cisgiordania. Intanto, un contingente del nostro esercito è schierato tra Israele e Libano, come parte integrante della missione Onu Unifil. Ieri, 15 ottobre, un razzo ha colpito il quartier generale, senza provocare feriti
- Con il riaccendersi del conflitto tra Israele e Hamas, dopo gli attacchi dei terroristi del 7 ottobre, si va ridefinendo la presenza degli italiani nell’area
- Sono tornati nel nostro Paese, dopo meno di un mese, i 22 Carabinieri del contingente italiano a Gerico, in Cisgiordania. Il ministro della Difesa li ha richiamati in seguito alla situazione sempre più rischiosa nei territori tra Israele e Palestina
- La missione dei militari dell'Arma aveva preso il via ufficiale lo scorso 25 settembre, sotto la guida del colonnello Giuliano Polito, e aveva lo scopo di addestrare le forze di sicurezza dell'Autorità Nazionale Palestinese
- Era la 16esima edizione della Miadit, la Missione Addestrativa Italiana che ha preso il via in Palestina nel 2014. Prevede un ciclo formativo di 12 settimane tenuto dai Carabinieri italiani con corsi tecnico-professionali per l'addestramento delle forze di sicurezza del Ministero dell'Interno della Palestina. In foto, immagine d'archivio da Gerico
- La missione aveva anche l'obiettivo di concorrere alla creazione delle condizioni per la stabilizzazione dei territori palestinesi e incrementare la presenza e l'influenza italiana nell'area. "La situazione è diventata man mano più difficile, tanto da rendere impossibile proseguire con le nostre attività che ormai erano ridotte al minimo e con i pochi presenti nell'area di Gerico", ha riferito un carabiniere. "Si era creata una tale situazione di instabilità da non poter garantire la nostra sicurezza", ha detto.
- Nelle precedenti edizioni delle missioni Miadit Palestina, sono stati formati, addestrati e specializzati, circa 5.000 appartenenti alle forze di polizia palestinesi. Uno degli ultimi corsi si era concluso il 4 ottobre scorso, solo tre giorni prima dell'inizio dei bombardamenti e degli attacchi di Hamas su Israele
- Ma un contingente del nostro esercito è schierato anche al confine tra Israele e Libano, come parte integrante della missione Onu Unifil a cui partecipano circa 10mila uomini in rappresentanza di 48 nazioni (quello italiano è il secondo a livello numerico)
- Il loro compito è garantire sicurezza e stabilità in un'area che va - all'interno del cosiddetto settore Ovest - dal confine della Blue line (la linea di demarcazione che sotto il controllo di Unifil separa le forze israeliane da quelle libanesi), al fiume Litani a Nord verso Tiro
- La soglia di allerta è stata elevata e i bunker, così come i radar, sono tenuti pronti per ogni evenienza. Inoltre, il 15 ottobre, un razzo ha colpito la base Unifil di Naqoura, nel sud del Libano, senza fare vittime. Il portavoce di Unifil, Andrea Tenenti, ha detto: "In quel momento i nostri peacekeeper non erano nei bunker, ma fortunatamente nessuno è stato ferito". La base non era l'obiettivo ma un razzo lanciato da Hezbollah ha colpito un'area logistica dove in quel momento non si trovavano militari
- Un piano di evacuazione potrebbe portare in salvo i militari in poche ore. D'altro canto però, lasciare l'area sarebbe pericolosissimo. Gli italiani hanno in Libano un ruolo centrale, perché il coordinamento dei 3.600 caschi blu dell'operazione Leonte è affidato proprio all'esercito tricolore
- Il confine a Nord di Israele, con il Sud del Libano, rappresenta un fronte molto importante e delicato. L'allargamento del conflitto in questo senso, come ha spiegato in una nota anche Palazzo Chigi "avrebbe conseguenze incalcolabili in tutta l'area"