
Guerra in Israele, le possibili fasi della strategia militare del Paese
L’esercito israeliano sta mettendo a punto una strategia militare per affrontare la guerra, dopo l’attacco di Hamas. Potrebbero esserci tre fasi e l’ultima è l’ingresso dei carri armati a Gaza. Ma i rischi e le incognite sono tante

LA GUERRA HAMAS-ISRAELE
- L’attacco del 7 ottobre di Hamas ha colto di sorpresa Israele, che ora sta mettendo a punto una strategia militare per affrontare la guerra. Non si conoscono i dettagli, ma gli analisti stanno provando a capire quali saranno le prossime mosse dell’esercito israeliano. Secondo il Corriere della Sera sarà una strategia in tre fasi e, come annunciato domenica dal premier Benyamin Netanyahu a Joe Biden nel corso di un colloquio telefonico, potrebbe culminare con l’ingresso dei carri armati a Gaza

LA FASE UNO
- Quella lanciata da Israele in risposta all’attacco di Hamas si chiama “Operazione Spade di Ferro”. Sono stati mobilitati 300mila uomini e donne, schierati dal confine con il Libano fino a sud. La prima fase dell’operazione, spiegano gli esperti, prevede bombardamenti senza sosta sulla Striscia e incursioni con caccia e unità navali. Gli obiettivi sono depositi, altri snodi importanti per i rifornimenti, centri di comando. Ma non sarà facile colpire la dirigenza di Hamas, che si è divisa tra tunnel e bunker in modo da resistere agli attacchi

ASSEDIO TOTALE A GAZA
- Lunedì il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha ordinato “l'assedio completo” della Striscia di Gaza. “Non ci sarà elettricità, né cibo, né acqua, né gas, né benzina. Tutto è chiuso", ha spiegato. "Stiamo combattendo animali umani e ci comporteremo di conseguenza", ha aggiunto. Nella Striscia di Gaza vivono circa 2,3 milioni di palestinesi. Tra israeliani e palestinesi, i morti e i feriti sono già centinaia

LA FASE DUE
- La fase due, spiega il Corriere, dovrebbe puntare a un’azione più mirata. Gli obiettivi dovrebbero essere soprattutto i punti di lancio di missili. Così, oltre ai droni e ai caccia, potrebbero essere impiegati “elicotteri d’attacco, reparti in esplorazione, forze speciali, batterie di mortai”. Proseguirà, poi, la ricerca dei leader di Hamas

LA FASE TRE
- La fase tre, l’ultima, dovrebbe prevedere un assalto da più fronti e l’ingresso nella Striscia. Secondo il Corriere, tank e blindati potrebbero avanzare da nord, mentre un’altra colonna potrebbe tagliare a metà la Striscia entrando all’altezza di Kissufim. Potrebbe essere impiegata anche la fanteria, per accompagnare i carri armati, evitare imboscate e conquistare metri in più

“DOBBIAMO ENTRARE A GAZA”
- L’ipotesi di entrare a Gaza è stata ribadita domenica dal premier israeliano Benyamin Netanyahu, che ha sentito al telefono il presidente Usa Joe Biden. "Dobbiamo entrare a Gaza. Dobbiamo andare dentro. Non possiamo trattare ora”, avrebbe detto

I RISCHI
- Ma un ingresso nella Striscia è considerato dagli esperti molto rischioso. Prima di tutto perché mette ancora più in pericolo la vita dei molti ostaggi israeliani nelle mani di Hamas (ostaggi che, comunque, sono già a rischio con i raid). Poi perché il territorio è insidioso e, mentre Hamas lo conosce bene, per Israele è più inesplorato. Inoltre, Hamas dispone di armi - come missili contro-carro, cariche esplosive, piccoli droni – capaci di danneggiare i tank

I TIMORI DI ALTRI INTERVENTI
- Una delle preoccupazioni principali è che la situazione in Medio Oriente esploda e il conflitto tra Hamas e Israele non resti isolato al Paese e alla Striscia di Gaza. La guerra, è il timore, potrebbe estendersi in altre aree della regione, agli altri territori palestinesi e sul fronte Nord, al confine con il Libano. L’escalation, poi, potrebbe portare all’intervento di altri Paesi, come Iran e Usa

IL LIBANO
- Nella telefonata di domenica, anche Biden avrebbe espresso preoccupazione per la situazione nelle aree vicine e avrebbe chiesto a Netanyahu del possibile secondo fronte al confine fra Israele e Libano. Il premier israeliano avrebbe risposto che il fronte libanese è motivo di preoccupazione e Israele si sta preparando. In particolare, preoccupa un possibile intervento dell'ala paramilitare di Hezbollah filo-iraniana

HEZBOLLAH
- Il gruppo militante libanese Hezbollah non dovrebbe prendere la "decisione sbagliata" di aprire un secondo fronte contro Israele mentre combatte gli attacchi di Hamas: è il monito lanciato da un alto dirigente del Pentagono. Il ministro degli esteri libanese Abdallah Bou Habib ha detto di aver ricevuto la garanzia dai vertici di Hezbollah che non interverrà nel conflitto se non sarà attaccato da israeliani: "Hezbollah ci ha promesso che non intende intervenire nella guerra a Gaza a meno che Israele non commetta un'aggressione" nei confronti del Libano