Ucraina, cosa succede se la Slovacchia blocca l'invio di armi a Kiev? Lo scenario
Con la vittoria dell’euroscettico Fico, sono tante le domande su quale sarà il futuro del piccolo Paese, tra i primi a fornire armi al presidente Zelensky dopo l’aggressione russa. “Fornendo sostegno finanziario all’Ucraina, prendiamo soldi dagli slovacchi che ne hanno più bisogno”, ha dichiarato il premier in pectore, minacciando di chiudere i rubinetti. Il timore delle cancellerie europee non riguarda l’apporto di Bratislava quanto lo sdoganamento di un pensiero ancora oggi minoritario
- “Il posto della Slovacchia resta all’interno della Ue e dell’area Schengen. Non abbiamo mai pensato a qualcosa di diverso”. A dichiararlo è Robert Fico, neovincitore delle elezioni slovacche e candidato in pectore per il ruolo di premier a Bratislava, nel day-after con i giornalisti. Adesso come cambierà la politica slovacca?
- A chi lo accusa di avere posizioni contro l’Ue, Fico ha ricordato che furono proprio i suoi governi a far entrare Bratislava prima dentro Schengen e poi dentro l’euro. Le sue proposte in campagna elettorale, però, possono anche essere lette in senso contrario (esempio i confini sigillati, in disaccordo con Schengen). “Rivendico diritto ad avere il mio punto di vista”
- Anche sulla guerra tra Putin e Zelensky la storia è pressappoco la stessa: in campagna elettorale Fico ha promesso di bloccare gli aiuti a Kiev, nonostante la Slovacchia sia stato praticamente il primo Paese a mandare gli aiuti all’Ucraina, addirittura già ad aprile 2022
- I MiG-29 di epoca sovietica, poi un sistema di sminamento, cinque elicotteri, varie armi leggere, 30 veicoli da combattimento e munizioni e, infine, gli ultimi 9 jet, giunti lo scorso aprile; sono queste le armi finora mandate da Bratislava, per un valore di 170 milioni di euro
- “Questo Paese ha problemi più grandi degli aiuti all’Ucraina", ha dichiarato Fico riprendendo in modo più soft un principio già sostenuto in campagna elettorale. “Fornendo sostegno finanziario all’Ucraina, prendiamo soldi dagli slovacchi che ne hanno più bisogno”, ha poi sottolineato
- Intanto, dopo le elezioni, i tempi per la formazione del governo corrono veloci: la presidente slovacca Zuzana Caputova ha scritto su Facebook: “In conformità con la Costituzione, domani autorizzerò il vincitore delle elezioni a formare il governo. Allo stesso tempo sono pronta a informare i leader dei partiti del mio procedere”. Il premier ha però avvisato che ci vorranno due settimane per la formazione del governo
- Per formare una coalizione ci potrebbe volere molto tempo, ma su un punto si è ragionevolmente essere concordi: anche se in coalizione ci fosse l’europeista Pellegrini, basterebbe una semplice decisione del governo e del suo premier per sospendere le forniture a Kiev. Tuttavia, è altresì chiaro che la Slovacchia, ad oggi, non sembra avere più nulla da mandare: ha esaurito le scorte
- Perciò qual è la preoccupazione? Se infatti Bratislava si sfila, il destino di Kiev cambia in modo quasi impercettibile: la Slovacchia, in fondo, ha dato tutto quello che poteva dare. Il problema è più collaterale: le cancellerie occidentali temono infatti che il ritiro di Bratislava possa estendersi ad altri, che potrebbero imitare le richieste di fine o di riduzione degli aiuti a Kiev
- A non prendere bene le posizioni del premier slovacco in pectore sono coloro che accanto ai rappresentanti di Fico siedono al Parlamento europeo, cioè i socialdemocratici. "Non c'è spazio per chi è asservito a Putin e alla propaganda del Cremlino, per chi propone il ritorno dei nazionalismi e delle piccole patrie", ha rincarato la dose la vicepresidente del Pe Pina Picierno
- In ogni caso Bruxelles non ha alcuna intenzione di sfumare il suo sostegno all'Ucraina. Ursula von der Leyen, su X, ha promesso che "l'alleanza resterà solida". Oggi si riunirà a Kiev il Consiglio Affari Esteri che ribadirà ancora una volta gli stessi principi. "Se saranno di meno con la vittoria di Fico? Vediamo", sono state le caute parole di Josep Borrell già nella capitale ucraina