Alexei Navalny, chi è il grande oppositore di Putin

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Laura Ceccherini

Laura Ceccherini

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La lotta alla corruzione, i processi, l’avvelenamento e il carcere. Il profilo dell'oppositore di Vladimir Putin, con alle spalle una storia difficile. Nato da una famiglia di origini ucraine, nel partito di opposizione Yabloko esprime le sue critiche nei confronti della leadership del Paese, governato da quelli che lui definisce “ladri e corrotti”

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Quarantasette anni, moglie e due figli, Alexei Navalny, grande oppositore di Vladimir Putin, ha una storia difficile, che ad ogni tappa lo diventa sempre di più. Nasce da una famiglia di origini ucraine e, avvocato di formazione, inizia la sua carriera politica nel 2000 tra le file del partito di opposizione Yabloko, di cui diviene presto uno dei volti più noti per le critiche nei confronti della leadership del Paese, governato da quelli che lui definisce “ladri e corrotti”. Nel 2007 lo strappo con il partito e la nascita del suo blog  in cui racconta episodi di corruzione all’interno della Russia e attacca direttamente Putin, che non si lascia certo attaccare. Grazie a una serie di video-inchieste sugli affari e la corruzione del Presidente e dei principali oligarchi Navalny si fa conoscere, anche all'estero, come il maggiore esponente della lotta all'autoritarismo del Cremlino e l'icona della Russia liberale e repressa (GUERRA UCRAINA, IL LIVEBLOG - LO SPECIALE).

Alexei Navalny - ©Ansa

Processi e condanne

Viene arrestato tre volte nel 2017 per aver organizzato manifestazioni e proteste contro la corruzione russa e direttamente contro Vladimir Putin. Arresti per i quali la Corte Europea dei diritti dell’uomo condanna la Russia a risarcirlo con 50mila euro per danni morali, oltre  1.000 euro per danni materiali e 12.653 euro per le spese sostenute. Per i giudici di Strasburgo, intatti, era stato arrestato per "sopprimere il pluralismo politico”. Nel 2020 mentre con la sua portavoce è in volo da Tomsk a Mosca perde i sensi ed entra in coma. Trasportato a Berlino per le cure (operazione non poco controversa) è un portavoce del governo tedesco  ad avanzare l'ipotesi dell’avvelenamento.  Le analisi su Navalny infatti avevano riscontrato la presenza del Novichok, agente nervino già utilizzato per avvelenare l'ex spia Sergej Skripal nel 2018. Dopo una lunga convalescenza, sceglie di sfidare di nuovo il potere. Torna in Russia e viene ancora una volta arrestato e condannato a due anni e otto mesi di carcere.

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Alexei Navalny - ©IPA/Fotogramma

La guerra in Ucraina

Nel frattempo Mosca invade l’Ucraina. Navalny parla della guerra come del conflitto più "stupido" e "insensato" del XXI secolo e "basato sulle bugie". Definisce Putin "un pazzo che ha messo le sue grinfie sull'Ucraina”. “E non so cosa voglia farne, questo pazzo ladro", dichiara durante un'udienza. Parole che non ha mai rinnegato. Nell'agosto di quest'anno viene condannato ad altri 19 anni di carcere per aver "presumibilmente finanziato attività estremiste, incitato pubblicamente ad attività estremiste" e "riabilitato l'ideologia nazista”. Durante la detenzione, il Parlamento europeo gli ha assegnato il Premio Sacharov per la libertà d'espressione. Riconoscimento ritirato dalla figlia.

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