
Morti, avvelenati o in carcere, ecco che fine hanno fatto i nemici di Putin
Sono numerosi i decessi misteriosi e controversi di personaggi non graditi al presidente russo, a cui si aggiungono gli arresti di oppositori politici, come Alexei Navalny. L’ultimo, in ordine di tempo, è lo schianto dell'aereo su cui viaggiava il capo del gruppo Wagner Yevgney Prigozhin

Il presidente della Russia Vladimir Putin ha numerosi rivali, molti dei quali hanno pagato a caro prezzo i contrasti con il Cremlino, tra misteriosi incidenti, avvelenamenti e strani omicidi-suicidi. C’è anche chi, invece, ha salva la vita ma finisce in carcere. Con la morte, annunciata da diverse fonti, di Yevgney Prigozhin si allunga la lista dei nemici dello zar che hanno fatto una brutta fine
Russia, caduto aereo di Prigozhin. Cosa è successo
L'aereo su cui era a bordo il capo del gruppo Wagner è stato abbattuto mentre volava tra Mosca e San Pietroburgo, a due mesi esatti dall'annuncio della marcia su Mosca. L’ex amico di Putin, arrivato allo scontro con lo zar riguardo alla strategia militare nella guerra in Ucraina, sembra aver infine ricevuto quella “punizione esemplare” di cui il presidente russo aveva parlato il 24 giugno all’indomani dell’annunciato golpe del leader dell’esercito privato più grande del mondo
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Insieme a Prigozhin, riferiscono la Wagner e fonti istituzionali di Mosca, sarebbe morto anche il suo braccio destro Dmitry Utkin. Una dimostrazione di forza per tagliare la testa alla milizia che più, in questi mesi, ha insidiato il potere del Cremlino raccogliendo spesso molti consensi. Ma il capo di Wagner è solo l’ultimo avversario, in ordine di tempo, a cadere sotto la scure dello zar
Gli ultimi mesi di Prigozhin, dal tentativo di golpe alla morte
A marzo 2023 è morto di setticemia Sergey Grishin, miliardario, ingegnere e sviluppatore russo-americano, presidente del gruppo RosEvro, detto “Scarface”. Noto per essere il magnate che aveva venduto la grande villa in California a Harry e Meghan, l’oligarca aveva criticato duramente l’operato di Putin
Russia, da Litvinenko a Navalny: i casi di avvelenamenti sospetti degli ultimi anni
Una morte violenta è toccata anche a Boris Nemtsov, ex vice primo ministro, ucciso a 55 anni nel 2015 con un colpo di pistola mentre camminava su un ponte di Mosca proprio nelle vicinanze del Cremlino. La colpa di Nemtsov: aver criticato l'annessione unilaterale della Crimea nel 2014. Per la sua morte venne accusato di connivenza anche il leader ceceno Ramzan Kadyrov, che ovviamente negò le accuse
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Nel 2006 invece Alexander Litvinenko, ex ufficiale del Kgb diventato cittadino britannico e oppositore del presidente russo, è stato avvelenato ed è morto tra atroci sofferenze. Ex agente diventato nemico, incontrò due suoi ex colleghi in un hotel di Londra che gli fecero bere una tazza di tè al polonio

Ma nella lista delle vittime del presidente russo figurano anche giornalisti. Il 7 ottobre del 2006 fu il capolavoro “La Russia di Putin” a segnare la condanna a morte della reporter di Novaya Gazeta Anna Politkovskaya, uccisa di fronte alla sua casa di Mosca proprio nel giorno del compleanno del leader russo. La sua colpa fu di criticare la gestione russa della situazione in Cecenia

Per il caso, la magistratura russa indagò Boris Berezovsky: il 23 marzo 2013 l'oligarca fu trovato impiccato nella sua casa di Sunninghill (Regno Unito), ma i giudici inglesi non riuscirono a stabilire se effettivamente si trattasse di suicidio

Dopo Politkovskaya il Cremlino silenziò anche un'altra reporter collaboratrice di Novaya Gazeta, Anastasia Baburova, assassinata nel gennaio 2009 insieme all'avvocato difensore dei diritti umani Stanislav Markelov mentre si trovavano per le strade di Mosca. Sempre con colpi di arma da fuoco sono stati assassinati altri esponenti di organizzazioni che si occupavano di diritti umani, come Natalia Estemirova

Poi ci sono altri casi di strani incidenti come quello accaduto a Mikhail Lesin, ex ministro dell’informazione con il governo Putin, trovato morto nel 2015 in un albergo di Washington. L’uomo avrebbe bevuto una grande quantità di alcool e avrebbe battuto la testa violentemente

L’ex presidente della compagnia petrolifera Lukoil, Ravil Maganov e il miliardario Pavel Antonov, avevano invece criticato l’Operazione militare speciale, ovvero l’attacco della Russia all’Ucraina. Entrambi sono morti nel 2022, il primo caduto da una finestra di un ospedale di Mosca, il secondo volato dalla finestra di un albergo in India nel quale stava festeggiando il compleanno

C'è poi chi il Cremlino non sarebbe riuscito a uccidere. Come Alexei Navalny, rinchiuso in carcere da due anni e da poco condannato a scontarne diciannove per "estremismo". Navalny è stato avvelenato una prima volta nel 2020 con l'agente nervino novichok e i suoi fedelissimi giurano che ora stia subendo lo stesso trattamento dietro le sbarre attraverso una sostanza a lento rilascio inserita nel cibo

Il principale oppositore politico di Putin, prima di finire in carcere, era stato avvelenato in modo particolare: mentre era a un incontro politico, personaggi che appartengono al servizio segreto dell’esercito, il Gru, contaminarono la sua biancheria intima

Anche Sergej Skripal, ex agente segreto sovietico, nel 2018 ha subito un tentativo di avvelenamento. L’uomo, passato ai britannici, stava fornendo importanti informazioni contro il presidente russo. Due misteriosi turisti sparsero la stessa sostanza nervina usata anche nel caso Navalny, sulla maniglia della porta di casa di Skripal a Salisbury in Gran Bretagna. A finire in ospedale fu anche la figlia dell’uomo, Yulia, che aveva toccato anche lei la porta. Entrambi, però, riuscirono a salvarsi

Chi non è in carcere o non è stato ucciso, è fuggito o si è autoesiliato all’estero, come l'ex magnate del petrolio Mikhail Khodorkovsky e il presentatore televisivo Maxim Galkin. Khodorkovsky abita a Londra dopo aver scontato 10 anni di prigione e ora finanzia progetti mediatici critici nei confronti del Cremlino. Galkin, marito dell'icona pop russa Alla Pugacheva, vive invece in Israele ed è diventato una delle voci contro l'offensiva ucraina sui social media. È considerato da Mosca "un agente straniero", come tutti coloro che non la pensano come il Cremlino
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