Nuova tappa nel viaggio apostolico del Santo Padre in Indonesia. Il pontedice ha firmato una Dichiarazione congiunta con l’imam Nasaruddin Umar alla Moschea Istiqlal di Giacarta, collegata da un "tunnel dell’amicizia" alla Cattedrale cattolica di Nostra Signora dell’Assunzione. Poi la celebrazione allo stadio Gelora Bung Karno
Sconfiggere la cultura della violenza e dell’indifferenza e preservare l'ecosistema. Questi sono due dei propositi presenti nella Dichiarazione congiunta sottoscritta oggi da Papa Francesco e dal grande imam Nasaruddin Umar alla Moschea Istiqlal di Giacarta, in Indonesia, dove il Santo Padre si trova per un viaggio apostolico. Il luogo non è casuale: la moschea, infatti, è collegata alla Cattedrale cattolica di Nostra Signora dell’Assunzione, posta di fronte, da un tunnel sotterraneo, chiamato "tunnel dell'amicizia" dal presidente Joko Widodo, per facilitare gli spostamenti da un edificio all'altro e promuovere la convivenza religiosa. "Mi congratulo con tutti voi perché questo 'Tunnel dell'Amicizia' vuole essere un luogo di dialogo e di incontro. Se pensiamo a un tunnel, facilmente immaginiamo un percorso buio che, specialmente se siamo soli, può farci paura. Qui invece è diverso, perché tutto è illuminato", ha dichiarato Papa Francesco. "Vorrei dirvi, però - ha proseguito -, che siete voi la luce che lo rischiara, con la vostra amicizia, la concordia che coltivate, il sostenervi a vicenda, e con il vostro camminare insieme che vi conduce, alla fine della strada, verso la piena luce". Il Pontefice si è poi spostato allo stadio Gelora Bung Karno per celebrare la messa, seguita da migliaia di fedeli anche nei dintorni e nell'altro stadio Madya A per un totale di circa 100mila persone.
La Dichiarazione
Erano in tutto dieci i leader religiosi indonesiani presenti all'incontro interreligioso. Il testo è stato letto da monsignor Tri Harsono, in rappresentanza della Conferenza episcopale indonesiana, e da Ismail Cawidu, per la Moschea Istiqlal. La firma del documento è stata invece accompagnata da Gus Yahya Staquf dell'organizzazione musulmana Nadhatul Ulama; Abdul Mu'ti dell'organizzazione musulmana Muhammadiya; il reverendo Jack Manuputty per le Chiese cristiane; Wisnu Bawa Tenaya per l'induismo; Philip Wijaya per i buddisti Permabudhi; Bante Dhammasubbo per i buddisti Walubi; Budi Tanuwibowo per i confuciani; Engkus Kuswara per gli altri credenti. Diversi i riferimenti presenti nel testo, dalla volontà di sconfiggere alcune piaghe, come la cultura della violenza e l’indifferenza, alla strumentalizzazione della fede nei conflitti. "Il fenomeno globale della disumanizzazione è caratterizzato soprattutto da violenze e conflitti diffusi, che spesso provocano un numero allarmante di vittime. È particolarmente preoccupante che la religione sia spesso strumentalizzata in questo senso, causando sofferenze a molti, soprattutto donne, bambini e anziani. Il ruolo della religione, tuttavia, dovrebbe includere la promozione e la salvaguardia della dignità di ogni vita umana", si legge nel testo che ha il titolo “Promuovere l'armonia religiosa per il bene dell'umanità”. Come dichiarano i leader religiosi, "il nostro mondo sta chiaramente affrontando due gravi crisi: la disumanizzazione e il cambiamento climatico. L'abuso del creato, che è la nostra casa comune, da parte dell'uomo, ha contribuito al cambiamento climatico, comportando conseguenze distruttive come i disastri naturali, il riscaldamento globale e condizioni meteorologiche imprevedibili. L'attuale crisi ambientale è diventata un ostacolo alla convivenza armoniosa dei popoli". Riconoscendo infine "la necessità vitale di un'atmosfera sana, pacifica e armoniosa per servire autenticamente Dio e custodire il creato, invitiamo sinceramente tutte le persone di buona volontà ad agire con decisione per preservare l'integrità dell'ecosistema e delle sue risorse ereditate dalle generazioni precedenti, che speriamo di trasmettere ai nostri figli e nipoti", conclude la Dichiarazione. Al termine papa Francesco ha dichiarato: "Vi ringrazio per questo cammino comune che portate avanti. L'Indonesia è un grande Paese, un mosaico di culture, di etnie e tradizioni religiose, una ricchissima diversità, che si rispecchia anche nella varietà dell'ecosistema e dell'ambiente circostante".
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L’incontro con gli assistiti delle realtà caritative
Papa Francesco si è recato poi in auto alla Sede della Conferenza Episcopale Indonesiana dove ha incontrato gli assistiti dalle realtà caritative. "Il nostro amore e la nostra ammirazione per Lei, Santo Padre, sono sconfinati! Ringraziamo Dio per questa occasione benedetta e Le siamo grati, Santo Padre", ha detto nel suo saluto il presidente della Conferenza episcopale indonesiana, mons. Subianto Bunyamin. Lui stesso ha poi presentato al Santo Padre due persone disabili, malate e povere "che vorrebbero chiedere la Vostra benedizione", mentre due di loro hanno condiviso la loro storia: Mimi Lusli, cieca dall'età di 17 anni, e Mikail Andrew Nathaniel, 18 anni, cui sono stati diagnosticati un lieve disturbo dello spettro autistico e una lieve disabilità intellettiva, oltre ad aver avuto la selezione "come contingente di Giacarta Est per i Giochi paralimpici di nuoto". Al termine, Papa Francesco è ritornato alla Nunziatura apostolica.
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"Bisogna avere il coraggio di prendere il largo "
"Il cuore dell'uomo è sempre alla ricerca di una verità capace di sfamare e saziare il suo desiderio di felicità: non possiamo accontentarci delle sole parole umane, dei criteri di questo mondo, dei giudizi terreni; sempre abbiamo bisogno di una luce che venga dall'alto a illuminare i nostri passi, di un'acqua viva che possa dissetare i deserti dell'anima, di una consolazione che non deluda perché proviene dal cielo e non dalle effimere cose di quaggiù", ha affermato Papa Francesco nell'omelia della messa celebrata allo stadio di Giacarta, commentando il Vangelo del giorno. "In mezzo allo stordimento e alla vanità delle parole umane - ha osservato il Pontefice - c'è bisogno della Parola di Dio, l'unica che è bussola per il nostro cammino, l'unica che tra tante ferite e smarrimenti è in grado di ricondurci al significato autentico della vita". Quindi, secondo Bergoglio, "il primo compito del discepolo non è quello di indossare l'abito di una religiosità esteriormente perfetta, di fare cose straordinarie o impegnarsi in imprese grandiose". Il primo passo, invece, "consiste nel sapersi mettere in ascolto dell'unica Parola che salva, quella di Gesù". In altre parole, "la nostra vita di fede inizia quando umilmente accogliamo Gesù sulla barca della nostra esistenza, gli facciamo spazio, ci mettiamo in ascolto della sua Parola e da essa ci facciamo interrogare, scuotere e cambiare". Allo stesso tempo, ha detto il Papa, "la Parola del Signore chiede di incarnarsi concretamente in noi: siamo perciò chiamati a vivere la Parola". "La Parola senza viverla fa diventare come pappagalli", ha commentato 'a braccio'. Quindi, "la Parola del Signore non può restare una bella idea astratta o suscitare soltanto l'emozione di un momento; essa ci chiede di cambiare il nostro sguardo, di lasciarci trasformare il cuore a immagine di quello di Cristo; ci chiama a gettare con coraggio le reti del Vangelo in mezzo al mare del mondo, 'correndo il rischio' di vivere l'amore che Lui ci ha insegnato e ha vissuto per primo". "Anche a noi il Signore, con la forza bruciante della sua Parola, chiede di prendere il largo, di staccarci dalle rive stagnanti delle cattive abitudini, delle paure e delle mediocrità, per osare una nuova vita", ha aggiunto Francesco, secondo cui "la mediocrità piace al diavolo, perché entra da lì e ci rovina".
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"Non stancatevi di costruire una civiltà di pace"
"Questo, fratelli e sorelle, vorrei dire anche a voi, a questa Nazione, a questo meraviglioso e variegato arcipelago: non stancatevi di prendere il largo e gettare le reti, non stancatevi di sognare e costruire ancora una civiltà della pace! Osate sempre il sogno della fraternità, che è un vero tesoro fra voi!", ha detto ancora il Papa nell'omelia. "Vi incoraggio a seminare amore - ha aggiunto -, a percorrere fiduciosi la strada del dialogo, a praticare ancora la vostra bontà e gentilezza col sorriso tipico che vi contraddistingue, per essere costruttori di unità e di pace. E così diffonderete attorno a voi il profumo della speranza". Secondo il Pontefice, "dinanzi ai tanti compiti della nostra vita quotidiana; davanti alla chiamata, che tutti avvertiamo, a costruire una società più giusta, ad andare avanti sulla via della pace e del dialogo - che qui in Indonesia già da tempo è stata tracciata -, possiamo sentirci a volte inadeguati, sentire il peso di tanto impegno che non sempre porta i frutti sperati oppure dei nostri errori che sembrano arrestare il cammino". Ma anche a noi "è chiesto di non restare prigionieri dei nostri fallimenti e, invece di rimanere con lo sguardo fisso sulle nostre reti vuote, di guardare a Gesù e fidarci di Lui". "Sempre possiamo rischiare di prendere il largo e gettare nuovamente le reti, anche quando abbiamo attraversato la notte del fallimento, il tempo della delusione in cui non abbiamo preso nulla", ha incoraggiato Francesco, invitando poi tutti a pensare in silenzio ai propri fallimenti. Il Papa, in conclusione, ha citato Santa Teresa di Calcutta, "della quale oggi celebriamo la memoria e che instancabilmente si è presa cura dei più poveri e si è fatta promotrice di pace e di dialogo", che diceva: "Quando non abbiamo nulla da dare, diamogli quel nulla. E ricorda: anche se non dovessi raccogliere niente, non stancarti mai di seminare".