Elezioni in Spagna, Popolari primi ma senza una maggioranza. Rebus governabilità

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Il Partito popolare è la prima forza spagnola: le consultazioni hanno sancito una vittoria netta per il blocco di destra, ma senza una maggioranza assoluta. Feijòo ha comunque rivendicato il diritto di provarci. Dall’altra parte, Sanchez canta vittoria e apre a un suo nuovo insediamento alla guida del governo. Intanto la procura spagnola ha chiesto l'attivazione da parte del giudice di un mandato d'arresto internazionale nei confronti di Carles Puigdemont

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Il Partito popolare è la prima forza spagnola con 136 seggi, secondo il Psoe con 122, terzo Vox con 33, quarto Sumar con 31. Sono questi i risultati definitivi delle elezioni in Spagna. Elezioni che hanno sancito una vittoria netta per il blocco di destra, ma senza una maggioranza assoluta. Il Pp, quindi, torna a essere il primo partito ma a spese del possibile alleato Vox, che quasi dimezza i suoi seggi, mentre i socialisti del premier Pedro Sanchez tengono oltre ogni previsione. Un'operazione di cannibalizzazione ai danni di Santiago Abascal, il vero grande sconfitto di questo voto, che blocca le aspirazioni di Alberto Nunez Feijòo (CHI È), che già si vedeva alla Moncloa. I numeri invece gli danno torto: il blocco delle destre si ferma a quota 169 (136 il Pp, 33 Vox), lontano dai 176 seggi necessari per la maggioranza assoluta (il blocco di sinistra è a 153). Feijòo ha comunque ricevuto le “congratulazioni” per la “netta vittoria alle elezioni di ieri” da parte del presidente del Partito popolare europeo, Manfred Weber. Mentre la premier italiana Giorgia Meloni ha telefonato al leader di Vox, Santiago Abascal. Intanto la procura spagnola ha chiesto l'attivazione da parte del giudice di un mandato d'arresto internazionale nei confronti di Carles Puigdemont, eurodeputato ed ex presidente catalano protagonista di un tentativo secessionista nel 2017.

Per il Pp vittoria agrodolce

Rispetto alle precedenti elezioni, il Pp ottiene 47 seggi in più, il Psoe 2 seggi in più, Vox ne perde 19. Quella del Partito popolare, quindi, è una vittoria dal retrogusto molto amaro. Alberto Nunez Feijòo, ex governatore galiziano, puntava ad avere da solo la maggioranza assoluta invece, alla fine, non l'ha nemmeno sfiorata anche sommando i voti di Vox. Feijòo ha comunque rivendicato il diritto di provarci: "Come candidato del partito più votato, credo che il mio dovere sia aprire il dialogo, guidare questo dialogo e cercare di governare il nostro Paese", ha detto ieri sera. "Il nostro dovere è evitare un periodo di incertezza", ha aggiunto, chiedendo "che nessuno abbia di nuovo la tentazione di bloccare la Spagna". E il presidente e capogruppo del Partito popolare europeo, Manfred Weber, ha fatto le “congratulazioni ad Alberto Nunez Feijóo per la netta vittoria alle elezioni di ieri. Ottenere 3 milioni di voti in più del 2019 conferisce al Partito popolare un mandato chiaro per formare un governo che rifletta questa volontà di cambiamento. Hai il nostro pieno supporto”.

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Il crollo di Vox

Ma la strada è tutta in salita. Il crollo del partito sovranista, il grande osservato di tutta la stampa internazionale, è il dato più rilevante di questa tornata elettorale, soprattutto in ottica europea. Passare in cinque anni da 51 a 33 seggi malgrado l'appoggio di tanti premier europei - non solo Giorgia Meloni, ma anche quello polacco e l'ungherese Viktor Orban - indica una grave battuta d'arresto per una forza che puntava a ripetere anche a Madrid i successi raggiunti dai partiti fratelli a Roma, in Finlandia, in Svezia, in Polonia e nella Repubblica Ceca. L'esito di questa campagna elettorale indica che la partita delle Europee dell'anno prossimo è ancora tutta da giocare e che la vittoria dell'asse popolare e conservatore non è più così scontata come sembrava fino a poco tempo fa. La premier Giorgia Meloni ha comunque telefonato questa notte al leader di Vox Santiago Abascal. È stata, spiegano fonti di Vox, una telefonata cordiale dopo che i risultati elettorali si erano consolidati.

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Sanchez canta vittoria

Dall'alto lato della barricata, il premier uscente Sanchez canta vittoria per una rimonta che sembrava impossibile ma che invece lui ha creduto possibile fino all'ultimo. "La Spagna e tutti i suoi cittadini sono stati molto chiari: il blocco politico dell'involuzione, del ritorno al passato e dell'abrogazione di tutti i nostri passi avanti negli ultimi quattro anni ha fallito", ha esultato in nottata. "Il blocco di Partito Popolare e Vox è uscito sconfitto, siamo molti di più noi che vogliamo avanzare", ha detto. Il premier - che rimane per adesso in carica per gli affari correnti - si era giocato tutto nella scommessa di un voto convocato in tutta fretta in piena estate pur di non farsi mettere sulla graticola dopo la sconfitta delle ultime Amministrative. Grazie anche all'aiuto di Sumar (la coalizione di sinistra guidata da Yolanda Diaz che ha guadagnato 31 seggi), i socialisti hanno evitato che una forza dell'ultradestra con venature nostalgiche tornasse al governo per la prima volta dalla fine della dittatura franchista. E in nottata i militanti del Psoe, felici del pericolo scampato, hanno cantato nella sede del partito uno slogan dell'enorme valore evocativo: “No pasaran”. Pedro Sanchez in giornata avrebbe poi aperto a suo nuovo insediamento alla guida di un governo e sarebbe fiducioso che non ci sarà alcun blocco, per cui nessun ritorno alle urne. Lo riportano media spagnoli a quanto avrebbe detto lo stesso premier ai suoi durante la riunione dell'esecutivo socialista, all'indomani del voto. Il suo messaggio, secondo i media, è stato chiaro: "Questa democrazia troverà la formula della governabilità: undici milioni di persone hanno votato per andare avanti".

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I possibili scenari

Psoe e Sumar sommano, con l'appoggio dei suoi ex alleati durante l'ultima legislatura, Erc Pnv Bildu e Bng, 172 seggi. Il Psoe ha comunque davanti a sé giorni non facili. I tanti partiti locali, alcuni indeboliti, altri rafforzati, hanno già annunciato che non daranno il loro appoggio a Sanchez gratis. In particolare il partito radicale catalanista, Junts, potrebbe avere in mano i destini di un possibile nuovo governo. Per cui al momento gli scenari che si aprono sono tre: o Sanchez si mette al lavoro e riesce nuovamente nel miracolo, difficile ma non impossibile, di mettere in piedi una nuova maggioranza; o ci prova Feijòo, altra strada non priva di insidie; oppure si rischia di cadere nell'abisso del blocco, che porterebbe inevitabilmente a nuove elezioni. "Grazie agli oltre otto milioni di spagnoli che ci hanno votato il risultato delle elezioni, che sono state vinte dal Pp, non può trasformarsi in un'arma in mano a chi vuole distruggere la Spagna", ha twittato la presidente della Comunità di Madrid Isabel Diaz Ayuso, esponente di spicco del Partito Popolare. Si tratta di un probabile riferimento ai partiti indipendentisti baschi e catalani, il cui appoggio è indispensabile per la costruzione di qualsiasi maggioranza. E c'è già che chi prevede un ritorno alle urne a dicembre.

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Pm chiede di attivare l'ordine d'arresto per Puigdemont

Intanto la procura spagnola ha chiesto l'attivazione da parte del giudice di un mandato d'arresto internazionale nei confronti di Carles Puigdemont, eurodeputato ed ex presidente catalano protagonista di un tentativo secessionista nel 2017 e da allora ricercato dalla giustizia iberica. Lo riporta la stampa locale. Tale richiesta del pm arriva dopo che, a inizio luglio, il Tribunale dell'Unione Europea ha confermato la ritirata dell'immunità parlamentare di cui godeva, assecondando una richiesta del giudice responsabile della causa per cui è imputato. I reati contestati in Spagna a Puigdemont per i fatti del 2017 sono "disubbidienza" e "malversazione aggravata". "Un giorno sei decisivo per formare un governo spagnolo, il giorno dopo la Spagna ordina il tuo arresto", ha reagito su Twitter il diretto interessato, facendo riferimento ai risultati del suo partito politico, Junts per Catalunya, alle elezioni generali spagnole di ieri.

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