Secondo lo scrittore, saggista e politico - considerato vicino all’estrema destra - “non è una rivolta sociale. Il problema non è il luogo dove vivono, è la popolazione che è venuta qua e ha trasformato questi quartieri in una nuova Algeria, un nuovo Marocco, una nuova Africa. Ha reso terzo mondo una parte della Francia”. Poi aggiunge che “bisogna far pagare i rivoltosi, far pagare le famiglie quando sono dei minori, togliere loro gli incentivi sociali”
Le proteste scoppiate in Francia dopo la morte del 17enne Nahel, ucciso da un poliziotto a Nanterre “sono il risultato di 40 anni di immigrazione e della politica di Macron, sono una ribellione etnica”. A dirlo è Éric Zemmour, scrittore, saggista e politico francese considerato vicino all’estrema destra e candidato alle elezioni presidenziali dello scorso anno con il partito da lui fondato, Reconquête.
“Sono 20 anni che critico la politica dell’immigrazione”
“Queste rivolte sono arrivate dopo una politica condotta da Macron e dai precedenti presidenti ormai da 40 anni (VIDEO). Io sono 20 anni che critico la politica dell’immigrazione e faccio dell’immigrazione l’arco centrale di una disgregazione francese, di un malore francese - dice Zemmour - Ne avevo già i segnali e per questo ho allertato i francesi molto tempo fa, la classe politica non ha mai visto i segni. Abbiamo lasciato venire persone di un’altra civiltà che per la maggior parte non riescono ad assimilarsi alla popolazione francese e hanno forgiato negli anni passati un’altra popolazione, differente da quella francese, ma su territorio francese”. Una popolazione - rimarca - che ha altri costumi, altre religioni, una demografia molto più dinamica tra i bambini che fanno sul suolo francese e quelli che continuano ad arrivare, abbiamo 300mila entrate legali all’anno senza contare quelle illegali”.
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“La giustizia deve far pagare i rivoltosi”
Zemmour in merito alle rivolte non ha dubbi: “Io avrei messo uno stato di emergenza. A posteriori bisogna spiegare che non è la polizia che ha ristabilito l’ordine in Francia, sono stati gli imam e i dealer che hanno interrotto questi scontri”. “La polizia non aveva i mezzi - sostiene - non riusciva a ristabilire l’ordine, anzi aveva ordini dal governo di non entrare troppo negli scontri. La polizia non ha impedito i saccheggi, non ha impedito che 250 scuole e poi biblioteche, banche e supermercati fossero bruciati”. “Il problema oggi è come sanzionare i rivoltosi, facendoli pagare: la giustizia deve farli pagare. Come minimo abbiamo 600 milioni di danni, i francesi non hanno voglia di pagare questo genere di danni fatti da chi ha sfidato la Francia”, prosegue Zemmour, che poi ribadisce: “Bisogna far pagare queste persone, far pagare i rivoltosi, far pagare le famiglie quando sono dei minori, togliere loro gli incentivi sociali. Se ci sono delle persone condannate devono, per esempio, ricostruire quello che hanno distrutto. In Francia abbiamo lo ius soli, i giovani sono considerati francesi per nascita, cioè possono diventarlo ufficialmente a 18 anni se lo richiedono, io credo che i giovani arrestati non dovrebbero poter diventare francesi”.
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“Gli immigrati hanno reso terzo mondo una parte della Francia”
Per Zemmour questa “non è una rivolta sociale, è una ribellione etnica. Una dimostrazione di forza di un popolo arabo musulmano che ha sfidato la Francia. Non si tratta di sociale. Bisogna comprendere che l’argomento è più globale: se come parte della sinistra si considerano le rivolte come sociali perché sono poveri o discriminati in questo caso bisognerà continuare a fare quello che si è fatto negli ultimi 40 anni, ossia la politica in cui versiamo miliardi a questi quartieri, li abbiamo ricostruiti decine di volte abbiamo migliorato le loro abitazioni”. “Il problema non è quello, io ho abitato in quei quartieri, quando ero piccolo ho abitato nella periferia parigina - insiste Zemmour - Il problema non è il luogo dove vivono, è la popolazione che è venuta qua e ha trasformato questi quartieri in una nuova Algeria, un nuovo Marocco, una nuova Africa. Ha reso terzo mondo una parte della Francia perché abbiamo accettato che arrivassero milioni di persone dall’altro lato del Mediterraneo che hanno riprodotto i loro modi di vita: bisogna prima di tutto interrompere i flussi migratori e per farlo bisogna fare delle cose semplici”. Zemmour poi paragona la Francia all’Italia: “Voi in Italia avete due cose che vi salvano: non avete lo ius soli e non avete il ricongiungimento familiare al nostro stesso livello. Noi facciamo arrivare le famiglie dei lavoratori immigrati dagli anni ‘60 ed è un sistema che si autoalimenta perché oggi i figli e i figli dei figli di questi immigrati vanno in Algeria, in Marocco, trovano una donna e la portano in Francia. Inoltre voi non versate dei contributi monumentali agli stranieri: arrivano da voi e vengono poi da noi”.
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“Qualunque immigrato arrivando in Francia ha migliorato la sua condizione”
Alla domanda se togliendo i sussidi non si rischi di scatenare ancora di più una bomba sociale, Zemmour ha risposto ribadendo che “non è un problema sociale. Bisogna capire che queste persone vivevano in Paesi dove erano molto più poveri di oggi. Per tutti gli immigrati la Francia è un Eldorado, qualunque immigrato arrivando ha migliorato la sua condizione di vita rispetto al Paese d’origine. Bisogna comprenderlo, queste persone hanno ora scuola gratuita, sanità gratuita, priorità nelle case popolari. La situazione francese è migliore rispetto a quella che hanno lasciato”. “In secondo luogo gli immigrati non sono solo nelle banlieue - sottolinea Zemmour - In quei quartieri sono prevalenti e dettano legge perché hanno il potere. Le banlieue sono una sorta di terra straniera su territorio francese, non è più una terra dive viviamo, mangiamo e preghiamo alla francese. La novità mostrata da queste rivolte è che ci sono degli immigrati ovunque in Francia, anche nelle piccole città”.
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“I rivoltosi detestano la Francia, non si sentono francesi”
A Zemmour è poi stato fatto notare come il 90% degli arrestati nelle proteste sia francese e come, quindi, anche di fronte a una politica più dura in tema di migrazioni non si tratta di persone che lascerebbero la Francia. “Il 90% sono persone francesi di nazionalità amministrativa, hanno la carta d’identità francese - replica Zemmour - Ma non sono solo francesi, sono per la maggior parte anche algerini, marocchini, tunisini, del Mali. Lo dico perché la legge del loro Paese non gli permette di abbandonare la nazionalità dei loro genitori quindi queste persone sono franco-algerine, franco-tunisine, franco-marocchine, franco-senegalesi. La verità è che non sono solo francesi. Le persone che sono state fermate, i rivoltosi, detestano la Francia, non si sentono francesi”.