Scontri in Francia, poliziotto a Sky TG24: “Anche noi abbiamo paura”. VIDEO
Mondo ©AnsaLa Francia mette in discussione “i metodi violenti della polizia”, ma gli agenti si difendono dicendo di sentirsi “vulnerabili e soli”. Un poliziotto inviato sul campo durante gli scontri di venerdì notte nella banlieue nord parigina ha accettato di raccontarci il suo punto di vista
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“Una buona parte di una fetta della popolazione ci considera dei nemici. Penso che sia un sentimento esagerato, in escalation, e nuoce sicuramente alla nostra funzione. Dicono ‘I poliziotti sono degli assassini, degli assassini’. La trovo una parola davvero troppo forte”. A parlare a Sky TG24 è un agente della polizia nazionale francese, che accetta di parlarci in forma anonima perché ha “paura” per la sua famiglia, “come molti miei colleghi. Ci diciamo ‘e se mi riconoscono?’ Come è successo ad alcuni colleghi in Francia che sono stati riconosciuti e seguiti… Ci si fanno delle domande”.
I metodi della polizia messi in discussione
La notte di venerdì 30 giugno è stato chiamato a intervenire nella palio nord parigina per dare una mano ai colleghi nel rispondere agli scontri seguiti alla morte del diciassettenne Nael a Nanterre il 27 giugno. Da allora, in queste notti di violenze che hanno riguardato le periferie di tutte le grandi città del Paese, il ruolo della polizia è messo in discussione, da alcuni accusata di essere eccessivamente violenta o razzista.
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Il punto di vista della polizia
Più volte i sindacati di polizia hanno contestato questa visione dei fatti, in questi ultimi giorni, sottolineando la pericolosità in cui operano gli agenti in alcune zone periferiche e la mancanza di uomini e mezzi sufficienti per far fronte a queste violenze. “Ci vengono lanciati addosso colpi di mortaio, delle bottiglie di vetro, delle bombe molotov, delle pietre, delle pietre che hanno la dimensione di una palla da bocce”, racconta il nostro intervistato, “quando ci troviamo in due a rincorrere qualcuno, ma arriviamo in un angolo di case e all’improvviso sono in cinque, là abbiamo paura, e speriamo che i cinque restino sulle loro e non ci prendano in mezzo, perché anche se cercassimo di utilizzare le armi non letali a disposizione, saremmo presto messi in difficoltà”.
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“Venite a vedere in che condizioni lavoriamo”
Eppure la polizia francese è il tra le più armate d’Europa, il dispiegamento di forze in questi giorni è importante (45mila agenti in tutta la Francia la notte dell’1 luglio, oltre alle forze speciali di intervento e i carri blindati della gendarmeria) e il ministro dell’Interno Darmanin viene spesso accusato di essere “troppo pro-polizia”. “A chi accusa di essere troppo violenti sarei tentato di dire ‘venite una notte al lavoro con noi per vedere con i vostri occhi come funziona’”, si scalda il nostro intervistato. “Penso che dopo ci direbbero ‘ma come, avete solo questo per difendervi?’. Perché no, non penso proprio che la nostra risposta sia smisurata. Abbiamo molte armi non letali, ‘intermediarie’ come le chiamano, ma trovo che siano utilizzate con parsimonia, anche perché sinceramente le scorte sono poche e finiscono presto, non le usiamo a oltranza”.
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Scontri continuativi nel tempo, dispiegati sul territorio e difficili da prevedere - come quelli che la Francia sta vivendo in questi giorni - non sono certo inusuali nel Paese. Negli ultimi anni ci sono state la crisi del gilets jaunes, quella delle proteste contro la riforma delle pensioni, ma anche i disordini legati alle misure anti-Covid. “Sono molto stanco, fisicamente e psicologicamente”, dice il poliziotto. “Ho l’impressione che questa escalation di violenze non finisca mai. Intanto noi veniamo presi di mira. A volte mi trovo a nascondere la mia professione alle persone che incontro casualmente, non dico che sono poliziotto ma magari che lavoro in amministrazione o come agente di sicurezza… Non dico che sono poliziotto perché si arriva ad avere paura di quel che potrebbe succedere. Questo ci esaurisce, sì”.