Ue, no di Polonia e Ungheria sui migranti. Meloni: "Soddisfatta per fondo da 15 miliardi"

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Varsavia e Budapest si sono opposte al Patto per le migrazioni e l'asilo. La premier italiana: "Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali". Michel: "Patto approvato, ora si deve attuare"

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Il Consiglio europeo si è chiuso, ma l'accordo sui migranti resta al centro del dibattito. "Due Paesi su 27, la Polonia e l'Ungheria, si sono detti contrari sia alla sostanza che al metodo con cui si è arrivati ad approvare il Patto sulla migrazione, ovvero a maggioranza qualificata, e hanno una interpretazione differente delle precedenti conclusioni, ma altri 25 sono invece d'accordo. Dobbiamo restare calmi, il patto è stato approvato e lavoreremo nella sede del trilogo per la sua definitiva messa in pratica", ha assicurato il presidente Charles Michel. "Non sono delusa mai da chi difende i propri interessi nazionali. La loro posizione non riguarda la dimensione esterna, che è la priorità italiana, ed è l'unico modo per affrontare la migrazione mettendo d'accordo tutti", ha commentato la premier Meloni sul tema, in un punto stampa dopo il vertice. È stata invece approvata la parte riguardante l'Ucraina e la sicurezza e la difesa. Adottate anche le conclusioni sulle "relazioni esterne e sul Mediterraneo orientale", ovvero il capitolo che considera l'accordo in fase di negoziazione con la Tunisia come un modello da replicare in futuro "coi partner della regione". Il presidente francese Macron ha lasciato il vertice in anticipo per tornare a Parigi e presiedere una nuova riunione dell'unità di crisi interministeriale, convocata dopo la terza notte di violenze in Francia.

Meloni: "Azione in Tunisia può essere un modello"

La premier Meloni, parlando con i giornalisti alla fine del vertice, ha fatto sapere di essere comunque soddisfatta del fondo da 15 miliardi per i migranti. E ha ribadito: "Abbiamo ottenuto consenso su come stiamo affrontando il tema della Tunisia", nelle conclusioni, c’è scritto che "quello che stiamo facendo può essere un modello". "Il ruolo dell'Italia", ha poi ricordato, "è da protagonista in questo Consiglio europeo. Sono soddisfatta del lavoro fatto".

Pnrr? "Non si aggrava situazione sulla terza rata"

Poi un passaggio anche sul Pnrr: "Non si aggrava la situazione sulla terza rata. Gli spoiler che cercano il minare il nostro lavoro non stanno centrando l'obiettivo. Sulla quarta il lavoro è in corso ed è lungo". Mentre sul Mes, la premier sottolinea: "Il tema non mi viene posto, forse non c'è la stessa attenzione che c'è nel dibattito

italiano".

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Il no di Polonia e Ungheria e la mediazione di Meloni

Il Patto per le migrazioni e l'asilo, raggiunto l'8 giugno scorso dai ministri dell'Interno, prevede l'obbligo di solidarietà, con ricollocamenti o - in alternativa - il versamento di compensazioni. L'accordo era stato approvato a maggioranza qualificata, con già la contrarietà di Varsavia e Budapest. I due leader, il polacco Mateusz Morawiecki e l'ungherese Viktor Orban, hanno insistito sull'unanimità: secondo loro le questioni che riguardano le migrazioni non possono essere approvate solo a maggioranza, sulla base delle conclusioni del vertice di giugno 2018. Meloni in mattinata, su mandato del presidente del Consiglio Europeo Charles Michel, aveva provato a mediare con i premier di Polonia e Ungheria per tentare di sbloccare l'impasse, come si è appreso da fonti europee. Purtroppo, hanno aggiunto le stesse fonti, la mediazione è fallita e Meloni lo ha brevemente riferito allo stesso Consiglio. "Non ho riserve nei confronti

della mia amica Giorgia e sono soddisfatto del ruolo che ha svolto perché ha sempre cercato di trovare un compromesso" ma "abbiamo convenuto sul fatto di non essere d'accordo" sul tema dell'immigrazione: "Lo siamo su tutto il resto", ha detto il

premier polacco, Mateusz Morawiecki, al termine del vertice Ue. "Le auguro buona fortuna con questo patto. Non credo - ha aggiunto - sia la soluzione perché non

affronta il problema alla radice, ma non commento le prerogative e le valutazioni del governo italiano". 

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Orban: "È guerra sulla migrazione, lottiamo per la libertà"

"Era in corso una guerra sull'immigrazione", ha dichiarato il premier ungherese Viktor Orbán, in un'intervista a Kossuth Radio, dopo la lunga notte al Consiglio europeo. "Non una rivolta, ma una lotta per la libertà", ha detto Orbán, ricordando le conclusioni dei vertici passati secondo cui le decisioni in materia sarebbero state prese con il consenso degli Stati. Nonostante ciò, ha osservato, la proposta sulle quote obbligatorie di migranti è stata approvata dai ministri dell'Interno Ue con quello che Orbán ha definito un "colpo di mano".

Morawiecki: "Referendum su ricollocamento migranti è soluzione"

In passato "alcuni Stati chiedevano il ricollocamento obbligatorio dei migranti, che è la negazione della volontarietà. Il Consiglio europeo del 2018 ha confermato che si tratta di una decisione volontaria degli Stati membri e noi manteniamo questa posizione", ha ribadito il premier polacco, Mateusz Morawiecki, a margine del vertice dei leader Ue. Il primo ministro ha riferito di aver proposto una modifica al testo delle conclusioni, esplicitando che il meccanismo "è volontario e non obbligato", richiesta respinta dagli altri leader. "Per questo motivo - ha aggiunto - non possiamo accettare tali conclusioni e rimaniamo dell'idea che un referendum sia la soluzione migliore". "Tra qualche mese si terrà un referendum per chiedere ai polacchi se vogliono un Paese sicuro o se vogliono in Polonia le immagini che vedono nei Paesi dell'Europa occidentale", ha concluso. Nei giorni scorsi Varsavia ha annunciato l'intenzione di svolgere una consultazione nazionale sul meccanismo di solidarietà in autunno, referendum che potrebbe cadere nello stesso giorno delle elezioni parlamentari. Un referendum analogo si è svolto in Ungheria nel 2016.

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