Carovita, guerra in Ucraina, crisi economica, sanità, Brexit: tante le sfide da superare per il nuovo primo ministro chiamato a correggere gli errori di Liz Truss. (La corrispondente)
Martedì 24 ottobre re Carlo III ha ricevuto a Buckingham Palace Rishi Sunak per conferirgli il mandato di formare, in qualità di primo ministro, il nuovo governo. La foto della loro stretta di mano immortala la Storia nel suo farsi. La prima volta del Sovrano, aperto al mondo e alle diverse confessioni, e la prima volta di un Premier di origini indiane e di confessione induista. Il tutto a 75 anni dall’indipendenza della Repubblica indiana e nei giorni in cui si festeggia Diwali, la ricorrenza induista che celebra la vittoria del Bene sul Male. Una foto che segue di solo sette settimane quella scattata nel castello di Balmoral con la Regina Elisabetta II che riceve Liz Truss, terza donna primo ministro del Regno Unito. Quello del 6 settembre rappresenta l’ultimo scatto di Elisabetta II.
Sette settimane dalla morte della regina
Sono appunto passate solo sette settimane, ma sembra già, per certi aspetti, un’eternità. Perché questo Paese ha vissuto un vortice di emozioni, nei giorni del lutto per la perdita di chi, Elisabetta II, sembrava presente da sempre e per sempre e una catena di eventi che neanche una fiction avrebbe potuto mettere tutti insieme. Il neopremier 42enne, nato a Southampton, con una laurea ad Oxford in politica, economia e filosofia e un passato alla Goldman Sachs è chiamato a rimettere in sesto i disastrati conti del Paese. Un buco di decine di miliardi di sterline che è andato allargandosi a causa della cosiddetta “Trussonomics”.
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Verrà tagliata la spesa pubblica
Il prossimo 17 novembre il Cancelliere dello Scacchiere, Jeremy Hunt, illustrerà i dettagli di una manovra che si preannuncia lacrime e sangue: non saranno le tasse ad essere tagliate, bensì, con ogni probabilità, la spesa pubblica. Il tutto quando l’inflazione ha raggiunto la doppia cifra (10.1%) e il prezzo delle bollette è schizzato. Milioni di famiglie britanniche, denunciano diverse Ong, si trovano in “fuel poverty”: spendono cioè oltre il 10% delle entrate per pagare luce e gas. Senza dimenticare che ci sono settori chiave, come ad esempio il Sistema Sanitario Nazionale (NHS), già in estremo affanno, a causa delle chilometriche liste di attesa r effetto in gran parte della pandemia (6 milioni di persone ad inizio dell’anno, secondo la BBC).
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La Brexit e gli aumenti alimentari
L’NHS avrebbe bisogno di ulteriori iniezioni di denaro per colmare anche la grave carenza di personale, medico ma soprattutto infermieristico. Ma anche qualora questi denari venissero trovati, andrebbero riviste anche le politiche migratorie figlie della Brexit. Proprio a causa dell’uscita del Regno Unito dalla Ue, la carenza di personale sta creando notevoli problemi in moltissimi settori dell’economia (logistica, agricoltura, turismo, ristorazione). La Brexit ha sicuramente contribuito anche all’aumento dei prezzi degli alimentari, colpendo così duramente soprattutto le fasce più deboli della popolazione. Il carovita è la ragione alla base dell’ondata di scioperi che sta investendo il Paese.
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I rapporti con Zelensky
L’impennata dell’aumento dei prezzi ha, in questo Paese come in molti altri, nel conflitto ucraino l’altra fondamentale causa scatenante. Il Regno Unito sotto Boris Johnson si è dimostrato l’alleato più affidabile dell’Ucraina. Truss aveva promesso un aumento della spesa militare al 3% del prodotto interno lordo. Alla vigilia di un nuovo periodo di austerity, però, Sunak non se l’è sentita di garantire un tale incremento. E vedremo se sarà in grado di ricreare lo stesso feeling con il presidente Volodymir Zelensky.