Ucraina, cancellato evento con la giornalista Ovsyannikova: “A Kiev non mi vogliono"

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La producer, diventata famosa per la sua protesta in diretta televisiva contro “l’operazione speciale”, per la maggioranza degli ucraini sarebbe "coinvolta nella propaganda russa che ha alimentato la guerra per anni"

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Ha perso il lavoro e rischiato la prigione per protestare contro la guerra in Ucraina. Ma a Kiev sembrano essere convinti che, in realtà, Marina Ovsyannikova sia una spia russa. La producer diventata famosa per la sua protesta in diretta televisiva contro “l’operazione speciale”, per la maggioranza degli ucraini sarebbe "coinvolta nella propaganda russa che ha alimentato la guerra per anni" (GUERRA IN UCRAINA, LO SPECIALE DI SKY TG24 – GLI AGGIORNAMENTI IN TEMPO REALE). 

Le accuse

Giornalisti, attivisti e personalità del paese la accusano di essere stata per anni complice della propaganda del Cremlino. La giornalista, infatti, pur dicendo tutto il male possibile di Putin e del suo governo e nonostante sia stata premiata in Norvegia con il Vaclav Havel International Prize "per aver mostrato il proprio dissenso pubblicamente", ha più volte separato le sorti del presidente della Federazione da quelle del popolo sostenendo che le sanzioni dovrebbero colpire solo lui e gli oligarchi, risparmiando quindi l’economia del Paese.

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Contestata in Ucraina

"Le autorità ucraine vogliono bloccare il mio ingresso nel Paese. Le autorità russe mi privano della cittadinanza" si legge sul profilo twitter della Ovsyannikova. Il riferimento è alla cancellazione dell’evento che l’agenzia di stampa Interfax/Ucraina aveva organizzato per lasciarla rispondere alle accuse: una conferenza stampa su “Come funziona la propaganda russa”. “Ero disponibile a rispondere a ogni domanda, anche a ripetere per l’ennesima volta che sono uscita dalla Russia non perché sono una spia ma solo grazie all’aiuto della comunità internazionale, soprattutto Stati Uniti e Francia. Zelensky allora si era congratulato con me. Adesso vivo a Berlino, da sola. Ho perso tutto per sostenere gli ucraini: i miei figli sono come prigionieri in Russia e non li posso abbracciare, non ho più la mia casa, non ho più il mio lavoro. Eppure, in Ucraina, mi odiano”, ha concluso.

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