Meeting virtuale con Ue e Nato per il cancelliere tedesco in cui ha annunciato una lista di armamenti condivisa con Kiev e con l'industria tedesca: l'Ucraina potrà scegliere dalla lista e Berlino finanzierà la spesa. Non armi pesanti però, che servono per la difesa nazionale
Prosegue in Germania il dibattito sull'invio o meno di armi pesanti all'Ucraina, con il cancelliere Scholz che non cambia la sua linea di estrema cautela nonostante le pressioni politiche. (GUERRA IN UCRAINA: LO SPECIALE - TUTTI GLI AGGIORNAMENTI IN DIRETTA).
La lista tedesca
In un meeting virtuale con i prtner internazionali, ue e Nato, il cancelliere tedesco ha annunciato una lista di armamenti condivisa con Kiev e con l'industria tedesca: l'Ucraina potrà scegliere dalla lista e Berlino finanzierà la spesa. Sulla lista ci saranno armi anticarro e antiaerei, munizioni e anche quello che "può essere utilizzato in una battaglia di artiglieria". Non si capisce, però, se questo significherà un'apertura di Berlino all'export diretto di armi pesanti verso Kiev. Su carri armati e altre armi pesanti, Scholz ha solo sottolineato che l'Ucraina riceverà modelli ex sovietici - che già sa maneggiare - da paesi dell'UE orientale e che questi paesi verranno poi a loro volta riforniti anche dalla Germania con mezzi e armamenti nuovi (ancora da costruire).
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La delusione di Kiev
Kiev, tramite il suo ambasciatore a Berlino, ha detto di essere delusa dalle parole di Scholz, chiedendo nuovamente armi pesanti direttamente alla Bundeswehr. Ma sia il cancelliere Scholz che l'ispettore generale dell'esercito tedesco hanno detto che non è possibile: le armi servono per la difesa nazionale tedesca e quelle vecchie servono per i pezzi di ricambio. Risposta conveniente anche per chi a Berlino è convinto che esportare armi pesanti resti una via verso l'escalation con la Russia.
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Embargo al gas russo?
La discussione, intanto, sembra più tesa anche sull'ipotesi di un embargo dell'energia russa. Ieri Scholz ha ripetuto che un embargo totale del gas russo non è nei piani della Germania. Rappresentanti dell'industria e del mondo sindacale tedesco hanno rilasciato varie dichiarazioni prevedendo un danno economico-sociale attualmente insostenibile in caso di stop prematuro del gas russo. Ma altri premono per limitare comunque in qualche modo l'enorme flusso di denaro che la Germania spedisce ogni giorno nelle casse di Mosca. Questa mattina, in prima pagina sul quotidiano "Die Welt", si prospettava un crescente consenso sul modello proposto dal premier italiano Draghi: sanzioni alternative tramite un tetto al prezzo del gas. La Germania non sarebbe ancora d'accordo. Ma, come sulle armi, si cerca una soluzione.